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Cronaca

Rifugio Laghi Gemelli: memoria della Resistenza con i reperti del rifugio bruciato

Un angolo della memoria della Resistenza al rifugio Laghi Gemelli con i reperti emersi dal recupero del primo rifugio bruciato dai fascisti

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restinza rifugio laghi gemelli

In questa settimana, un gruppo di volontari dell’ANPI bergamasca ha realizzato all’interno del rifugio Laghi Gemelli, posto nelle Prealpi Orobiche, un “angolo della memoria”. Ciò con i reperti emersi dal recupero del primo rifugio Laghi Gemelli, sorto nel 1900 e bruciato dai fascisti nel 1945, in quanto utilizzato come base partigiana.

Questi reperti sono stati selezionati ed esposti in una bacheca del ristorante del rifugio. A fianco, due pannelli che ne raccontano la storia e alcune foto d’epoca. Nei pressi del rifugio sono state collocate due paline che indicano il vecchio rifugio.

Un angolo della memoria della Resistenza al rifugio Laghi Gemelli

“Un nuovo piccolo tassello della memoria della Resistenza è stato collocato in alta montagna – commenta Mauro Magistrati, presidente dell’ANPI Provinciale di Bergamo –. E’ significativo che ciò avvenga nell’ambito dell’ottantesimo anno della Resistenza. Chi oggi, pacificamente, frequenta questa bellissima zona montuosa e questo accogliente rifugio ha un’occasione in più per conoscere un tratto di storia della Resistenza, che anche qui – grazie alla Brigata Giustizia e Libertà “Cacciatori delle Alpi” guidata da Mino Bartoli – ha vissuto giornate intense e tragiche”.

“Voglio ringraziare i volontari che si sono presi cura del recupero del vecchio rifugio nel 2015-16, e per primo l’ing. Silvio Calvi che ne è stato il promotore; con loro, il CAI di Bergamo e il rifugista Maurizio Nava per l’apporto che hanno dato”.

I lavori di scavo tra il 2015 e il 2016

I lavori di scavo (letteralmente a mano) dei resti del vecchio rifugio – di cui pochissimi conoscevano l’esistenza e la collocazione – sono stati realizzati nelle estati del 2015 e 2016. Nell’ottobre 2016 la restituzione alla comunità del perimetro del rifugio, perfettamente identificabile, accompagnato da una bacheca con due pannelli che ne raccontavano la storia. I reperti via via emersi, non senza emozione, dagli scavi sono stati collocati nel magazzino del rifugio: si tratta di un catino, un piatto, una latta di benzina, un pitale, chiodi e fasce metalliche, la rete di un letto, chiavistelli delle persiane. Travi annerite dal fumo dell’incendio e tracce di intonaco completano la lista dei ritrovamenti.

Negli anni passati, una volta all’anno, qualche volontario saliva a rinforzare con la malta i muri, che senza tetto sono particolarmente esposti alle intemperie. Ora dunque, i reperti sono usciti allo scoperto e danno agli escursionisti un’occasione di scoperta e di riflessione.

“Insieme al vecchio rifugio” – conclude infine Magistrati – “costituiscono un ‘luogo della memoria’, un piccolo monumento sia alla capacità dei nostri vecchi di costruire e gestire, in situazioni ben più difficili delle attuali, un rifugio alpino, sia al coraggio di chi è salito sui monti rischiando la vita per riportare l’Italia alla Libertà. Ora sappiamo tutti dov’è. Non dimentichiamolo”.

i lavori di scavo

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