Cronaca
TESTIMONIANZE E INTERROGATIVI DELL’OMICIDIO DI CENE
Sono passati 2 giorni dal ritrovamento del corpo senza vita della 27enne Madalina Palade e le testimonianze che si raccolgono nei locali della Valle sono tutte simili anche se davanti ai microfoni non parla nessuno. I due protagonisti di questa triste vicenda sono descritti nello stesso modo: Isaia Schena di Cene, presunto assassino, come un uomo tranquillo e riservato; la 27enne romena trapiantata in Valle Seriana come una ragazza gioiosa che in Italia cercava un futuro migliore. Futuro che gli è stato tolto nella notte di domenica 9 marzo, il giorno dopo della festa della donna, sul Monte Bue in provincia di Bergamo.
La ricostruzione degli inquirenti ha infatti fatto chiarezza sulla dinamica dell’accaduto: la ragazza avrebbe raggiunto la zona del Monte Bue in comune di Cene con la propria auto nella serata di domenica, probabilmente perché l’auto dell’uomo era fuori uso. In quella stessa nottata sarebbe avvenuto l’omicidio con il ritrovamento del cadavere e del 37enne in stato confusionale e ferito nella serata successiva.
Come mai sia salita in quel posto da sola, se lo chiedono anche le sue amiche che, raggiunte al telefono piangono e una di loro ci dice “Ho dovuto avvisare io il padre: è stato terribile. Maddy non si meritava questa fine”. Sempre la stessa amica sostiene che la ragazza non si sarebbe mai venduta per soldi e continua a chiedersi il perché di quanto accaduto. Come resta ancora oscuro il movente dell’aggressione.
Mentre gli inquirenti stanno indagando anche a Cene molti cittadini si fanno delle domande “Perché ci è ricascato solo dopo pochi mesi?” dice qualcuno in un bar. Schena viene descritto come un ragazzo normale, un po’ solitario ma senza nessun atteggiamento allarmante. Anche se un messaggio, dopo la prima accusa per violenza sessuale, era stato dato a un altro suo conoscente che incontriamo in un bar della Val Gandino “Qualche settimana fa Isaia mi ha detto: devo stare calmo per un po’, con quello che ho combinato”. Un segnale, che insieme alla condanna, doveva creare un allarme, mentre invece oggi siamo qui a parlare dell’ennesimo femminicidio annunciato senza poter più tornare indietro.
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Mercoledì 12 marzo
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