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Cronaca

RIAPERTURA DEI SITI MINERARI IN VAL DEL RISO E VAL PARINA, C’E’ CHI DICE NO

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Un percorso di anni ha portato la società australiana Energia Minerals Limited ad ottenere le concessioni per riaprire i siti minerari in Valle del Riso e Val Parina che interessano i comuni di Gorno, Oneta e Oltre il Colle, chiusi da 30 anni dove si è cavato per secoli zinco. Nonostante l’investimento importante però una scia di malcontento si trascina tra alcuni cittadini che sostengono di non essere stati ascoltati: alla nostra redazione è arrivata una lettera dal titolo “Miniere Tradite” che pone alcuni spunti di riflessione.

In merito al progetto di riapertura bisogna precisare che, nelle scorse settimane, Kim Robinson, il direttore della società interessata, ha visitato proprio i siti minerari per capire come promuovere l’iniziativa. In sintesi, il primo passaggio riguarderà la messa in sicurezza delle gallerie e la ricerca del minerale a cui seguirà, se la presenza del materiale sarà interessante, l’inizio di una nuova attività estrattiva. 

La lettera che segue, firmata da Roberto Epis di Oneta, si interroga sull’effettiva ricaduta economica sul territorio interessato, sul mancato coinvolgimento della cittadinanza e sulla perdita della memoria storica. E in conclusione rimanda ad una questione annosa a cui più volte la Valle Seriana si è opposta: l’estrazione di uranio.

 

MINIERE TRADITE

La Valle del Riso e la Val Parina, in provincia di Bergamo, sono prepotentemente entrate nelle mire della società australiana Energia Minerarls Limited che, dal 2006 ad oggi, ha ottenuto tutti i permessi necessari all’avvio delle attività di ricerca nei comuni di Gorno, Oneta, Oltre il Colle, Premolo, Roncobello e Ardesio.

L’attività mineraria ha contraddistinto la storia recente delle due valli bergamasche. Nelle viscere dei nostri monti, chilometri di gallerie furono scavate e sfruttate per l’estrazione di minerali, principalmente zinco. L’attività durò circa un secolo e fu interrotta nel 1982 da Eni perché non più ritenuta economicamente vantaggiosa.

Ora, con i soldi degli investitori, il benestare degli amministratori locali ed ovviamente senza aver mai interpellato i valligiani, gli australiani si apprestano ad avviare i lavori di ricerca del minerale, di ripristino e di messa in sicurezza dei cunicoli. Secondo il progetto presentato, l’inizio dell’estrazione è previsto entro due anni. Del notevole patrimonio di gallerie esistenti, soltanto un breve tratto potrà effettivamente essere utilizzato: lo smembramento della roccia avverrà all’interno della miniera della Val Vedra, a Zorzone di Oltre il Colle; la prima selezione dello zinco sarà effettuata in galleria e il materiale ottenuto verrà trasportato lungo un percorso sotterraneo che collega il monte Arera con il paese di Gorno; da qui partiranno i camion che trasporteranno il minerale in un luogo ancora sconosciuto, per completare il processo di estrazione e smaltire (dove?) il materiale di scarto.

 

“LAVORO PER TUTTI”… LA SOLITA FAVOLA

Energia Minerals, con l’aiuto degli amministratori e dei mezzi di informazione locali, sta pubblicizzando il progetto minerario con una serie di generose promesse: creare posti di lavoro, portare ricchezza al territorio, valorizzarne il patrimonio storico, promuovere il turismo.

L’attuale industria mineraria si serve di tecnologie avanzate che da un lato necessitano di personale sempre più specializzato per poterle utilizzare in sicurezza e dall’altro hanno drasticamente ridotto la quantità di manodopera necessaria in galleria. È chiaro quindi che la squadra di esperti che dirigerà i lavori e gran parte degli operai specializzati proverrà dalla società australiana; le ulteriori braccia ancora necessarie saranno probabilmente fornite dalla Fondamenta Costruzioni Generali Srl di Valgoglio (che già ora lavora per Energia Minerals), lasciando così pochissimi posti di lavoro per gli abitanti della valle. In sintesi pochi nuovi assunti e per poco tempo! Infatti la strategia non è certo nuova: estrarre più minerale possibile nel minor tempo. Ogni giorno in più di lavoro ha un costo e i giacimenti nostrani non sono certo paragonabili a quelli australiani. In definitiva ci potrebbe essere lavoro per dieci, forse quindici anni … e poi? Cosa rimarrà in queste valli?

 

CANCELLAZIONE DELLA MEMORIA STORICA E BLOCCO DEL TURISMO

Già da ora per lo svolgimento delle attività di ricerca, i siti minerari interessati non saranno più accessibili ai visitatori; durante i successivi lavori per la messa in sicurezza ed infine l’estrazione, le visite saranno sospese o al limite consentite soltanto in certi siti e per pochi giorni all’anno (il lavoro non si può fermare, gli australiani perderebbero soldi!). Il sindaco di Oltre il Colle Valerio Carrara afferma di aver chiesto ad Energia Minerals che “una galleria venga lasciata e attrezzata a scopo turistico”. Rispetto al patrimonio minerario esistente e valorizzabile, tale concessione pare più che altro una presa in giro. Inoltre, le gallerie saranno allargate e adeguate al fine di permettere il passaggio del personale, del materiale estratto e delle macchine, sicuramente molto più ingombranti di badili e martelli pneumatici utilizzati in passato. Questi lavori non faranno altro che alterare irrimediabilmente gli antichi tracciati percorsi nel secolo scorso dai minatori, cancellando così per sempre la memoria storica… Come se ciò non bastasse, lo stesso Carrara si vanta di aver ottenuto dagli australiani la rassicurazione che la prima selezione dello zinco sarà fatta direttamente sottoterra e che il materiale di scarto verrà scaricato nelle gallerie già esistenti ma non più utilizzabili. Finalmente l’illuminato sindaco ha trovato il modo per tappare quegli inutili cunicoli, dopo che pochi anni fa erano circolate voci, per fortuna rimaste tali, riguardanti una presunta proposta di seppellire rifiuti tossici nelle antiche miniere, con la promessa di compensare ogni abitante di Oltre il Colle con una somma in denaro.

Che ne sarà, infine, del turismo attuale se la montagna si farà radioattiva?

 

L’URANIO CHE VERRÀ

Già nel 2006 Energia Minerarls, allora col come di Metex, presentò una richiesta di esplorazione del giacimento uranifero di Novazza (Valgoglio), ma gli abitanti locali, che mai hanno dimenticato la storica lotta antinucleare condotta e vinta negli anni ’70-’80, si opposero prontamente, bloccando sul nascere il progetto.

L’eventuale inizio dei lavori di estrazione ad Oltre il Colle costituirebbe un nuovo campanello d’allarme. I giacimenti di Novazza, considerata la vicinanza geografica, sarebbero collegabili tramite gallerie alle miniere della val Parina. In questo modo, gli australiani eviterebbero la costruzione di nuove infrastrutture nella zona dei giacimenti così come il costoso trasporto su gomma dell’uranio. Il minerale viaggerebbe nel sottosuolo fino a giungere in superficie a Gorno, spargendo in Val del Riso e in Val Seriana il suo carico di radiazioni e tumori. Ulteriore incognita sarebbe l’ubicazione degli impianti di trattamento e della discarica per i prodotti di scarto, anch’essi altrettanto pericolosi per la salute e l’ambiente.

 

QUALE ALTERNATIVA?

Palese è la mancanza di progetti a lungo termine per il futuro e la sopravvivenza di queste vallate. Anziché puntare su pochi anni di sfruttamento minerario, si dovrebbe proteggere e valorizzare il patrimonio storico e culturale attraverso la promozione di un turismo con impatto ambientale tendente allo zero, lontano quindi dalla cementificazione selvaggia atta a trasformare la montagna in un parco giochi fatto di seconde case, impianti sportivi, infrastrutture al solo scopo di lucro.

Incrementare visite, percorsi didattici e attività museale; creare nuovi percorsi di conoscenza del territorio, potenziando quelli già esistenti; incentivare e far conoscere arti e mestieri antichi che ancora resistono al “progresso”; promuovere le economie locali (agricoltura, artigianato, gastronomia, servizi, …) perché costituiscano anche un’attrattiva turistica; tutto ciò ed altro ancora creerebbe molti più posti di lavoro e per un arco di tempo di gran lunga maggiore rispetto alla prospettiva offerta dagli australiani. Al contrario, negli ultimi anni, i cospicui fondi stanziati dalla regione per la salvaguardia e la promozione del patrimonio minerario, sono stati spesi malamente dagli amministratori locali senza creare occupazione per i valligiani, mentre la totalità dell’aspetto storico-culturale (musei, visite, attività di ricerca, …) è sempre dipeso dall’impegno di volontari.

La questione appare drammatica, tanto più perché ancora circondata da un silenzio irreale da parte di molti valligiani, quasi come se la parola magica “lavoro” avesse risolto ogni dubbio, zittito ogni obiezione.

Questo articolo tenta modestamente di approfondire i recenti avvenimenti e di diffonderli fra chi per propria sensibilità possa comprenderne la gravità. Concreto infatti è il rischio, per i pochi autoctoni effettivamente contrari al progetto australiano, di percepirsi isolati ed inermi di fronte all’inevitabile.

I luoghi sopracitati meritano di essere difesi e valorizzati, anziché svenduti e avvelenati in nome del profitto.

 

L’autore può essere contattato all’indirizzo e-mail riaperturaminiere_riso_parina@anche.no

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