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DI ME DIRANNO CHE HO UCCISO UN ANGELO

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Se si vuole cercare di conoscere meglio una persona, bisognerebbe leggere uno dei libri che tiene in casa. Ammesso che quest’ultima legga; altrimenti, parere mio, conviene regalargliene uno e colmare così la lacuna. I libri possono poi essere visti come i cerchi concentrici che identificano l’età degli alberi. Avete mai notato che i grandi tomi sono maggiormente apprezzati dagli anziani, così come invece i romanzi per bambini siano costituiti da poche pagine? Ora, tale premessa mi risulta necessaria per cercare di capire quale romanzo acquistare se volessi fare un percorso a ritroso ed avvicinarmi alla fase evolutiva del sapere, gli anni dell’adolescenza, per frugare in quello che è un mondo che tutti hanno abitato e che poi, pochi anni dopo averlo salutato finisce con l’essere spesso dimenticato, se non addirittura rinnegato.

Ho dato una rapida guardata alle scaffalature delle librerie del centro e a dire il vero sono rimasto piuttosto basito. Ci sono un sacco di copertine che parlano di amori noir, di denti aguzzi e di colli di ragazzine poco avvezze alla luce del sole che si protendono, quasi volessero allungarsi sulle fattezze modiglianiche, per esporsi alla possibilità di essere morse. L’adolescenza è una fase breve e intensa della vita di una persona. Una volta c’erano i romanzi definiti di formazione.

Oggi la letteratura dell’età Teen è un insieme di pipistrelli, demoni, ragazzine anemiche e coetanei che scelgono di morire per non dover affrontare l’incubo dell’acne. In tutto questo bailamme letterario sono stato colpito da una copertina che mi ricordava i romanzi british che leggevo da ragazzo. Certo, anche per un libro il detto “l’abito non fa il monaco” risulta spesso pertinente e non si dovrebbe mai cedere all’impulso di acquistare qualche cosa perché l’involucro è intrigante. Però in questo caso la copertina era davvero bella ed ho messo da parte tutte le mie remore.

Confesso poi le mie colpe e ammetto di essermi attardato fra le scaffalature, ingobbendomi per leggere furtivamente le prime pagine. In un attimo mi sono riscoperto ragazzino. Ho sentito il bisogno di tornare a casa con quello che a prima vista sembrava un libro di poesie e che si stava invece mostrando come un romanzo, scritto da una ragazza che con garbo aveva aperto l’uscio sulla dimensione dell’età adulta, lasciando entrare una ventata fresca, frizzante, di parole che spesso il mondo dei grandi non pronuncia più. Di me diranno che ho ucciso un angelo è una storia semplice. È la visione di quello che può essere un amore giovanile. Di sentimenti che non hanno ancora ben piantato le proprie radici in quello che sarà il terreno dove permetteranno a fiori e frutti di conoscere le giuste stagioni.

È un romanzo che ci riporta ai primi batticuore. Siamo sempre propensi a consigliare ai ragazzi una serie di romanzi che ci risultano necessari per la formazione della coscienza letteraria. Ecco, in questo caso mi sembra che i messaggi racchiusi in un Narciso di Hesse, piuttosto che nel Piccolo principe o nella trasposizione fiabesca di Andersen, siano racchiusi in questo piccolo libro scritto con capacità davvero inusuale per un autrice alla sua prima opera. Se state compilando la lista dei regali da fare il prossimo Natale, ecco, segnatevi su di un post-it questo titolo. Vale la pena.

 

Di me diranno che ho ucciso un angelo – di Gisella Laterza

Rizzoli ed. Pagine 183

 

Per una buona lettura può essere indicato salire su di un mezzo pubblico che scorazzi per il centro città all’alba.

Sgranocchiate dei Biscottini de prost o dei Ricciolini, da inzuppare nel caffè appena preso alla stazione

 

A cura di Wiliam Amighetti

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