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LEGGERE... CI PIACE!

RACCONTI NELLA CALZA “APRIAMO LA PORTA!”

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Con questo primo racconto breve inauguriamo la serie di racconti inediti dal titolo “Racconti nella calza” che gli autori recensiti durante gli scorsi mesi nella rubrica “Leggere… ci piace!” di Valseriana News ci regalano in vista dell’Epifania. Una carrellata di storie divertenti ed appassionanti che, vista la loro brevità, sono adatte anche a questi giorni post festivi dove il riposo la fa da padrone.

 

 

 

 

 

 

 APRIAMO LA PORTA!

di Marco Boncompagni

 

Un pomeriggio domenicale di tanti anni fa, mio padre, le mie due sorelle minori ed io guardavamo

la televisione nel soggiorno.

A un tratto suonò il campanello dell’ingresso.

“Hanno suonato” osservò Lucia, “Sì, hanno suonato” confermai.

“Presto! bisogna aprire” esortò Lucia

“Marco, apri la porta” disse mio padre, “Lucia, vai ad aprire” mi affrettai a dire,”Cristina, apri”

disse velocissima Lucia “apri tu papà” concluse Cristina, la minore, e il giro si era chiuso. Ci

guardammo interdetti.

Mio padre riprese : “forza! apriamo questa porta!!”, “giusto!!! apriamo subito la porta!!!!”

rincarai,”perché non aprite la porta?” chiese Cristina..”facciamo in fretta ad aprire, sta aspettando,

continua a suonare!!!”, incalzò Lucia.

Mio padre afferrò un vocabolario di greco di Lucia e lo picchiò con violenza sul tavolo..”Insomma

apriamo la porta!” tuonò. Io afferrai il vocabolario di latino e lo picchiai ancora più forte gridando:

“la poooorta!”, mentre le mie sorelle iniziarono ad emettere strilla quasi ultrasoniche, udibili a

chilometri di distanza .

Nonostante questo immenso sforzo, la porta di ingresso rimaneva irrimediabilmente chiusa a

chiave, con il catenaccio inserito, del tutto indifferente alle nostre urla .

“Apriamo la porta!! apriamo la porta!! apriamo la porta!!!”, urlavamo come invasati, sbattendo

libri e vocabolari sul tavolo, ma non succedeva niente: la porta incredibilmente non si apriva.

Improvvisamente, tornò la calma; le orecchie trapanate dalle urla delle adolescenti mi dolevano.

“Ecco: hanno smesso di suonare, lo avete fatto andar via” constatò Lucia, “ poteva essere

importante” rincarai io.

“Perché non avete gli aperto?” ,”Non sappiamo nemmeno chi era”, “Si doveva aprire! perché avete

aspettato tanto?”. “ Colpa vostra!” ,“ Colpa tua!”, recriminavamo tutti contemporaneamente.

Cristina chiuse la questione: “è tutta colpa tua, Lucia”.

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