LEGGERE... CI PIACE!
RACCONTI NELLA CALZA “DIAMANTI DAL CIELO”
Con “Diamanti dal cielo” di Barbara Risoli vi presentiamo il secondo racconto breve della serie di racconti inediti dal titolo “Racconti nella calza”, che gli autori recensiti durante gli scorsi mesi nella rubrica “Leggere… ci piace!” di Valseriana News ci regalano in vista dell’Epifania. Una carrellata di storie divertenti ed appassionanti che, vista la loro brevità, sono adatte anche a questi giorni post festivi dove il riposo la fa da padrone.
DIAMANTI DAL CIELO
di Barbara Risoli
Lo rivide, dopo tanto tempo. Un regalo di Natale o uno scherzo del destino? Poco importava, l’emozione che provò fu qualcosa che riuscì a illuminare il suo animo triste al pari delle luci delle vie in festa. Lo guardò silenziosa senza che lui se ne accorgesse, quasi lo spiò mentre camminava senza fretta davanti alle tentazioni colorate delle vetrine, avvolto dalla musica natalizia della città.
Ricordò la loro felicità, i sorrisi, quella complicità che non aveva più trovato e che a tratti le mancava profondamente. Non aveva più incontrato un uomo come lui. Quando lo aveva perduto, si era erroneamente illusa di poterlo dimenticare. Non era mai accaduto e rivederlo adesso mescolava in lei gioia e dolore, sorpresa e paura, incredulità ed euforia. Desiderò parlargli, dirgli poco, solo un saluto, fu sul punto di farlo, ma a prevalere in lei furono il dolore, la paura e l’incredulità. Lo lasciò scivolare via senza raggiungerlo, si avvolse di più nel pesante cappotto e ingoiò la propria viltà. Lui svoltò l’angolo, mentre una lacrima amara le solcò il viso sfiorato dal vento gelido dell’inverno. Addio. Ancora una volta. Qual era stato il motivo che li aveva separati anni addietro? Non lo rammentava e rasentò i muri come si rasenta la vita in una fuga impossibile dai rimpianti. Le tentazioni delle vetrine non la tentarono, si mescolò alla gente, pianse silente certa di esagerare: ciò che è lontano appare sempre migliore. Provò con l’autoconvinzione, ma rivederlo l’aveva irrimediabilmente destabilizzata. Si fermò, si accorse di non sapere dove andare, cosa fare. Chiuse gli occhi. Ogni Natale per lei aveva qualcosa in meno, ma adesso sentiva di avere perduto il cuore.
Poi una strana sensazione la turbò inducendola a voltarsi per difendersi, come suo solito. Lo scontro di sguardi fu inevitabile e furono scintille, luci nel buio, sangue in corsa, brivido nell’anima, scossa alle membra. Tremò rivedendolo a pochi centimetri da sé. Le gambe quasi mancarono, quando l’uomo le regalò un sorriso, il più bello che ricordasse, il migliore che la vita le potesse riservare. Non la odiava e fu come un salto nel buio con l’atterraggio su una nuvola. Istintivamente sorrise anche lei, mentre la musica natalizia sembrò ora dolce melodia. Fece per salutarlo, ma lui alzò una mano per impedirglielo. Si fissarono a lungo, ancora il loro silenzio si riempì di frastuono, di complicità, di totale assurda comprensione. Come una volta si sentirono simili pur senza alcuna spiegazione. E senza parole lui le chiese se la gente intorno a loro avesse ancora importanza per lei che scosse il capo frenetica. No, non ne aveva, non come allora e ricordò perché lo aveva perduto: aveva temuto la gente, i giudizi, le condanne. No, no! Adesso no! Un nuovo sorriso la colmò di una cosa che non conosceva e che le piacque: la speranza. Le offrì ironicamente il braccio per invitarla a passeggiare nella via in festa. Lei tentennò. Diede un’occhiata fuggevole alla folla. L’uomo sogghignò: non era cambiata, ma lo sorprese. Si impossessò di quel braccio con la forza di una decisione mai avuta. Questa volta lui rise e improvviso non si accontentò di quel semplice contatto. Iniziò a nevicare, dapprima pochi fiocchi, poi nell’arco di pochi secondi grossi fiocchi decisero di incorniciare il loro incontro. La prese in braccio come una bambina senza smettere di guardarla, perché sapeva quale potere avessero i propri occhi ferrei eppure fatti di fuoco e passione. La fece volteggiare divertendola, costringendola ad aggrapparsi al collo, percependone così il calore. Si fermò, come la gente intorno a loro che li scrutava e, come previsto, li giudicava. Lei ignorò tutto questo, se lo impose. Quale altro uomo avrebbe potuto darle una simile felicità? Dove avrebbe trovato una follia più suadente? Attese un bacio, lo desiderò. Sapeva che non l’avrebbe delusa. La neve si fece invadente e la osservarono sopra di sé.
«Diamanti dal cielo per noi» disse l’uomo rivelando quella sua voce indimenticabile, profonda e sferzante. La guardò nuovamente.
«Ma questo è il più prezioso» aggiunse togliendole un respiro. Le portò via anche il fiato con un bacio inesorabile, lieve quanto scottante, una carezza alle labbra che mirò al cuore e centrò l’anima della donna che non si ritrasse.
Il mondo continuò la sua corsa, mentre loro si fermarono lì, nella neve imprevista, nella dimensione segreta di un incontro per troppo tempo rimandato oppure evitato oppure temuto, comunque figlio di un distacco lancinante che li aveva consumati entrambi. Lei non era stata forte come lui, aveva gettato la spugna rinunciando alla gioia; lui aveva atteso, era sempre stato paziente, simile a un capobranco tattico e stratega. L’aveva aspettata, con quel bacio glielo fece sapere e con uno sguardo, l’ennesimo, screziato dalla neve incessante, le disse che non le avrebbe più permesso di farsi altro male.
«Questa luce…» sussurrò riferendosi ai suoi grandi occhi atterriti. Lei si appoggiò al petto serrato dell’uomo e ascoltò quel grande cuore pazzo. Non lottò più contro se stessa.
«… non si spegnerà mai più» concluse e la portò via. Non sapevano dove sarebbero andati, non era importante.
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