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Cronaca

DOPO IL 7 GENNAIO 2015, TUTTI SAREMO “CHARLIE”

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Fino al 6 gennaio 2015 la parola più cercata con il nome “Charlie” nei motori di ricerca era “Charlie Chaplin”; dal 7 gennaio 2015 basta digitare una dopo l’altra C – H – A – R -… che ci viene suggerita la parola “Charlie Hebdo”, una realtà editoriale francese non nota a molti ma da cui tutti abbiamo qualcosa da imparare perché una ferita così profonda alla libertà tocca nel profondo ognuno di noi.

Di sicuro tutti ci ricorderemo per sempre che il 7 gennaio 2015, attorno alle ore 11.30, un commando di tre uomini con giubbotto antiproiettile e armi da guerra ha attaccato la sede del giornale satirico a Parigi durante la riunione settimanale di redazione. Dodici i morti, tra i quali il direttore Stephan Charbonnier, detto Charb, e i tre più noti vignettisti (Cabu, Tignous e Georges Wolinski), due poliziotti e oltre 11 feriti. Pochi istanti prima dell’attacco, il settimanale satirico aveva pubblicato sul proprio profilo Twitter una vignetta su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico. Dopo l’attentato il commando, che durante l’azione ha gridato frasi inneggianti ad Allah e alla punizione del Charlie Hebdo, è fuggito in auto. Si è trattato del più grave attentato terroristico in Francia dal 1961.

In queste ore gli interrogativi si sprecano: c’è chi torna a cavalcare vecchi cavalli di battaglia dal taglio politico o religioso, chi si dispera e si spaventa e chi tace. L’importante però è che il lietmotiv di tutti questi atteggiamenti sia l’indignazione.

L’indignazione ci deve accomunare nel farci sentire tutti “Charlie”, così come recitano gli hashtag #JeSuisCharlie o #CharlieHebdo che girano sui social network, perché è solo unendoci nel contrastare ogni forma di violenza che si potrà far rinascere la speranza.

Essere “Charlie” significa rivendicare la libertà di pensiero ed espressione sancita nelle carte costituzionali di tutti i paesi civili che il 7 gennaio 2015 è stata ancora una volta violata irreparabilmente.

Nella frenesia delle tragedie che si susseguono, non dimentichiamocene mai.

 

Gessica Costanzo

 

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