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Cronaca

PRIMO MAGGIO A BERGAMO: INTEGRAZIONE, LAVORO, SVILUPPO. LA SOLIDARIETÀ FA LA DIFFERENZA

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sciopero– BERGAMO – Lo slogan del Primo Maggio 2015 dei sindacati bergamaschi “La solidarietà fa la differenza” è stato deciso prima dell’ultima tragedia del Mediterraneo, ma alla luce di quanto è accaduto, secondo CGIL, CISL  e UIL, queste parole acquistano un significato ancora più importante. Come è tradizione, nella giornata della Festa dei lavoratori in centro città si terrà una grande manifestazione: il ritrovo è alle ore 9.00 nel piazzale della Stazione.

Il corteo si muoverà alle ore 9.30 per le vie del centro, poi, alle ore 11.00, sono previsti gli interventi dal palco di Piazza Vittorio Veneto.

A seguire, ci sarà una novità: i sindacati propongono ai cittadini un reading-concerto dal titolo “Scritture storie di lavoro al tempo della crisi” con testi scritti appositamente per questa occasione da Gianni Biondillo, Giuseppe Conte, Erri De Luca, Vivian Lamarque, Valerio Magrelli, Laura Pariani. Il progetto è di Alessandro Bottelli, in collaborazione con l’associazione Libera Musica di Lallio.

A nome di tutte e tre le sigle sindacali, Amerigo Cortinovis della UIL provinciale ha illustrato durante la conferenza stampa di presentazione le diverse proposte avanzate dai sindacati: “Chiediamo una politica di sostegno con investimenti straordinari in infrastrutture e formazione recuperando risorse dall’allentamento dei vincoli europei e dalla modifica del patto di stabilità che limita gli enti locali nel garantire adeguate opere pubbliche e nel sostenere lo stato sociale. C’è bisogno di un’azione condivisa sul territorio con il rilancio di una cabina di regia allargata che, partendo dalla ricerca OCSE, definisca un’agenda con priorità e risorse da destinare per un piano di investimenti in infrastrutture e opere pubbliche necessarie al rilancio del territorio, come per esempio, il completamento della variante di Zogno, il collegamento della città con l’aeroporto e l’asse ferroviario tra la città e l’hinterland”.

Per CGIL, CISL e UIL, poi, ha detto Cortinovis, “serve una politica formativa che aiuti a migliorare le competenze dei lavoratori occupati, e che sostenga l’incontro tra la scuola e il lavoro, per favorire l’incontro dei giovani con la realtà lavorativa e per rendere più innovativo il sistema produttivo. Ugualmente abbiamo bisogno di un sistema moderno di gestione del mercato del lavoro che parta da un osservatorio del territorio e che aiuti le persone ad essere riqualificate e reinserite nel mondo del lavoro. Si provveda ad un intervento per la distribuzione della ricchezza prodotta in favore dei redditi più bassi dei lavoratori e dei pensionati che, invece, durante gli anni della crisi, hanno visto allargarsi la distanza tra i più ricchi e i più poveri. Serve una modifica della riforma delle pensioni che permetta di scegliere un’uscita più flessibile dal mondo del lavoro soprattutto ai lavoratori e alle lavoratrici che svolgono mansioni particolarmente usuranti e ai lavoratori dipendenti da aziende in crisi. Occorre, inoltre, favorire la riduzione di orario per i lavoratori ‘anziani’ vicini alla pensione”.

“Si faccia di più sul versante del lavoro e dell’occupazione: vediamo qualche segnale in controtendenza rispetto all’inizio di quest’anno, ma non dobbiamo farci illudere. Il tema urgente da affrontare, ora, è quello di come si possano rilanciare i consumi interni. Solo così si potrà fare crescere l’occupazione – ha aggiunto Ferdinando Piccinini, segretario generale della CISL di Bergamo – . Si proceda, poi, ad una riforma fiscale seria e si affronti, anche a livello locale, la debolezza rilevata dall’indagine OCSE, cioè il basso livello di qualifiche e competenze dei lavoratori nella nostra provincia”.

Di stragi nel Mediterraneo è tornato a parlare nel suo intervento Luigi Bresciani, segretario generale della CGIL di Bergamo: “Non possiamo stare in silenzio di fronte a quello che sta accadendo. Questo paese e l’Europa non possono fare finta di nulla. Torniamo qui a chiedere che si apra un corridoio umanitario per queste popolazioni in fuga”.

Bresciani ha anche parlato della “situazione drammatica di chi oggi perde il lavoro e ha fra i 55 e i 65 anni: solo il 10% di queste persone trova una nuova occupazione. Li vediamo, vengono da noi, spesso con situazioni psicologiche di dolore: rappresentano una disoccupazione che è ancora più grave di quella giovanile. Ecco perché chiediamo un reddito di cittadinanza che li porti alla pensione”.

Rivendicando, poi, la realtà fortemente manifatturiera della provincia orobica, Bresciani ha concluso richiamando l’attenzione ai rinnovi dei Contratti nazionali, “che permettono di mettere denaro nelle tasche degli italiani, dunque di far ripartire i consumi. Il Primo maggio è, comunque, una festa: così dobbiamo celebrarla”.

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