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Cronaca

LA STORIA DEI GHIACCIAI DELLA VAL DI SCALVE, OGGI UN CONVEGNO A VILMINORE

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È vero che la Valle di Scalve era in epoche remote un grande lago? Come e quando le acque del fiume Dezzo hanno scavato la forra della Via Mala? A queste domande, che caratterizzano la cultura popolare della Val di Scalve, si cercherà di dare una riposta nel convegno “La storia dei ghiaccia della Valle di Scalve – Un viaggio alle origini del territorio scalvino e della sua biodiversità”, in programma oggi presso la Comunità Montana di Scalve a Vilminore alle 17.

La conferenza pubblica è il frutto di un lavoro svolto negli anni ed anticipa il completamento ufficiale del Progetto di ricerca “Ricostruire la storia geologica, climatica e la biodiversità della Valle di Scalve – I tronchi fossili di Vilminore di Scalve e il loro significato paleoambientale” ad inizio 2016. Alla presentazione, introdotta dal dott. Toninelli, parteciperanno Davide Tontini, Gioachino Zanoni (la geografia della Valle), Cristina Bigoni (come è stata redatta la nuova carta geologica della Valle di Scalve ?), Cesare Ravazzi (ghiacciai e foreste: come si è trasformato l’ambiente ?) e Giulia Furlanetto (cosa racconta lo studio degli anelli annuali del tronco fossile?).

Il progetto è nato nell’estate 2011, quando alcuni abitanti della Valle di Scalve segnalarono al dott. Cesare Ravazzi, ricercatore dell’Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali del Consiglio Nazionale delle Ricerche, la presenza di un tronco di dimensioni e sagoma particolari, staccatosi da una gigantesca frana ubicata in destra orografica della valle del fiume Povo, nel territorio comunale di Vilminore di Scalve.

Le prime datazioni radiocarboniche sul reperto ligneo 14 hanno stabilito che il tronco ha un’età maggiore di 50.000 anni (limite intrinseco del metodo). Sorgono spontanee alcune domande: perché e come quel tronco è stato sepolto da più di 70 metri di spessore di depositi? 

Grazie all’impegno economico del Comune di Vilminore, Consorzio BIM Oglio e del Parco regionale delle Orobie bergamasche è stato avviato un progetto di ricerca, che ha compreso sopralluoghi sulle frane, raccolta di campioni organici e minerali da sottoporre ad accertamenti paleomagnetici, alla ricerca di polline fossile e, non ultimo, lo studio degli anelli annuali del tronco.

E’ emersa una realtà nuova, tutta da scoprire e descrivere, che ha spinto ad ampliare sempre più l’area e gli elementi oggetto di indagine. Il tronco è stato sepolto dall’avanzata di un ghiacciaio che scendeva dal Pizzo di Petto. In un secondo tempo, i ghiacciai della valle di Scalve hanno aumentato il loro volume formando un unico grande ghiacciaio. A scala areale più ampia, questi episodi illustrano l’evoluzione delle forme del territorio e della biodiversità della Valle di Scalve, mutate nel corso di decine di migliaia di anni a causa dell’azione dei ghiacciai, durante l’ultima glaciazione, nonchè di fiumi e torrenti, durante le fasi di ritiro glaciale.

L’importanza delle scoperte non è circoscritta entro i confini scalvini, bensì aggiunge un importante tassello all’evoluzione paleo climatica dell’intero arco alpino.

 

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