Cronaca
AUMENTO DI PRELIEVO DI ACQUA DALLA NOSSANA? LE PERPLESSITÀ DEGLI AMMINISTRATORI
Vengono a galla dopo anni di latenza e sono destinate a lasciare senza acqua una delle sorgenti più pure della bergamasca: sono le domande di prelievo di acqua potabile dalla sorgete Nossana da parte di Abm, società che gestisce l’acquedotto della pianura bergamasca e Uniacque, gestore del sistema idrico. L’iter burocratico è partito in queste settimane mettendo in allerta gli amministratori di Ponte Nossa, Parre e Premolo.
La questione riguarda il torrente che confluisce nel fiume Serio e che alimenta i rubinetti di Bergamo e provincia servendo 200 mila utenti. La sorgente, con una purezza che la fa classificare tra le acque più buone d’Italia, ha una portata che varia dai 900 litri al secondo ai 1.500.
La conferenza dei servizi di Regione Lombardia sta ora valutando due richieste che risalgono agli anni ’90 inerenti la concessione di derivazione dell’acqua a uso potabile: da una parte un’integrazione da 800 litri al secondo a 1.000 richiesta da Uniacque; dall’altra Abm che chiede di poter prelevare 500 litri al secondo.
Il rischio sottolineato dagli amministratori dei 3 comuni interessati dalla nascita della sorgente (Parre) e dal suo passaggio (Premolo e Ponte Nossa) è che anche la portata massima della risulterebbe azzerata.
I tre sindaci in questione, Stefano Mazzoleni di Ponte Nossa, Danilo Cominelli di Parre e Omar Seghezzi di Premolo, hanno preso parte lo scorso 16 luglio al tavolo tecnico, a cui siedono Regione Lombardia, Provincia di Bergamo e gli altri enti competenti, che sta valutando il rilascio della VIA, la valutazione di impatto ambientale.
“Siamo molto preoccupati – spiega Mazzoleni – per la celerità con cui si sta svolgendo l’iter relativo a concessioni che risalgono agli anni ’90 in cui l’integrazione di Uniacque era già prevista, mentre della domanda di Abm non ne eravamo al corrente. Ci teniamo a precisare che ai Comuni non compete il rilascio delle concessioni ma che opereremo nella maniera più corretta e trasparente possibile, informando sull’iter che si sta seguendo”.
Il prossimo incontro con la conferenza dei servizi è in calendario per venerdì 24 luglio, “Avevamo chiesto di posticipare l’incontro a settembre per poter analizzare meglio la situazione ed esprimerci in maniera congrua a riguardo, ma ciò non ci è stato concesso”.
Quello che è poco chiaro in questa intricata vicenda è la posizione di Abm, società con circa 10 milioni di euro di debiti e l’ombra del fallimento sempre in agguato, che con Uniacque sta lavorando per costituire un gestore unico. Il dubbio e lecito e serpeggia anche tra i cittadini: “Che si voglia ripianare ai debiti vendendo la nostra acqua?” – tuona qualcuno anche dai social.
“Leggendo la relazione di Abm – conclude Mazzoleni – la motivazione che giustificherebbe questa concessione è che, sfruttando acqua in caduta, si utilizzerebbe meno energia elettrica emettendo meno co2 nell’atmosfera. Noi non contestiamo ciò ma non vogliamo neanche che al posto del torrente ci resti un rigagnolo, compromettendo l’attività di pesca, l’incubatoio ittico della Provincia e l’attività del nostro Maglio”.
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