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Cronaca

ACQUA DELLA NOSSANA PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA DEL 1989, I SINDACI PRESENTANO UN DOCUMENTO

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Seconda conferenza di servizi sulla questione dei nuovi, si fa per dire, prelievi di acqua potabile dalla sorgente Nossana. Il termine “nuovi” lascia infatti il tempo che trova: se per l’incremento richiesto da Uniacque si fa riferimento ad un prelievo già in essere, la domanda giunta sul tavolo della Regione da parte di Abm fa riferimento all’emergenza atrazina del 1989.

Gli amministratori di Ponte Nossa, Parre e Premolo, comuni su cui insiste il torrente, hanno chiesto dunque, attraverso la presenza di due tecnici delegati che hanno preso parte ai lavori di oggi per la valutazione della VIA (la valutazione di impatto ambientale), che le domande vengano aggiornate e che fino al termine ultimo del procedimento fissato al 14 settembre, il giudizio venga sospeso.

“A quanto sappiamo – spiegano i Sindaci – le domande in esame sono due distinte ed una non esclude l’altra. Oggi i nostri tecnici hanno presentato un documento che verrà messo a verbale e inserito nel rilascio della Valutazione di impatto ambientale, in cui abbiamo messo nero su bianco tutte le nostre perplessità a tutela del territorio e dei suoi ecosistemi”.

In primis nel documento si fa riferimento all’impatto che avrebbe il maggior prelievo (di 200 litri al secondo da parte di Uniacque e di 500 litri al secondo da parte di Abm) che andrebbe a ricadere, non solo sui 3 comuni, ma sull’intero ecosistema della Valle Seriana, la cui risorsa naturale caratterizzante è il fiume Serio, in cui la Nossana confluisce.

Le ulteriori captazioni andrebbero ad impoverire il torrente compromettendo gli aspetti paesaggistici, igenico – sanitari e turistici legati ad esempio alla pesca sportiva molto praticata in zona. Per questo si chiede che vengano precisate quali siano le strumentazioni poste in essere per il monitoraggio e che ci sia una strumentazione in grado di valutare in ogni momento che il deflusso minimo vitale sia garantito.

In merito ad Abm inoltre, società che gestisce l’acquedotto della pianura bergamasca con circa 10 milioni di euro di debiti, nel documento viene sottolineato come la richiesta risalente all’emergenza idrica del 1989 sia obsoleta; gli amministratori chiedono dunque quale sia l’esigenza contingente e reale, calcolata su un fabbisogno effettivo, che motivi tali richiesta e soprattutto se la società abbia titolo giuridico per compiere tale mossa.

Stessi dubbi anche in merito ad Uniacque che richiede un incremento da 800 litri al 1000 listri al secondo seppure il bacino d’utenza sia restato lo stesso.

Ci si aggiorna al 14 settembre, nel frattempo gli amministratori, attraverso la consulenza di tecnici ed esperti, porteranno all’attenzione del tavolo tecnico ulteriori documenti in difesa del patrimonio idrico, affinché la scelta finale sia la più avveduta.

 

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