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Cronaca

ALBINO E I METALLI PESANTI, IL SINDACO “MA QUALE TERRA DEI FUOCHI? PER ORA SI TRATTA DI POTENZIALE CONTAMINAZIONE”

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Non ci sta il sindaco di Albino Fabio Terzi a sentire parlare di “terra dei fuochi”. Ad Albino a tenere banco in questi giorni sono i dati che parlano di metalli pesanti con valori superiori alla norma rilevati in un’area a margine del fiume Serio dove è prevista la costruzione di una cisterna da usare in caso di siccità. Subito si è scatenato il panico ma il primo cittadino rassicura: “Per ora si tratta di una potenziale contaminazione”.

 

LE CISTERNE DI RACCOLTA DELL’ACQUA

I carotaggi in questione, che hanno evidenziato la presenza dei metalli pesanti, sono stati effettuati dal Consorzio di bonifica della media pianura bergamasca, ente che ha in programma di realizzare due cisterne.

Queste enormi vasche da realizzare sotto terra finanziate con fondi ministeriali e inserite nel Pgt, servirebbero a immagazzinare l’acqua del Serio da utilizzare nei periodo di siccità quando il fiume si riduce a un rigagnolo: rimettendo l’acqua nell’alveo si potrebbe così mantenere la quantità minima di acqua prevista dalla legge regionale.

Le indagini preliminari svolte da Consorzio hanno evidenziato dei superi di metalli che sono stati comunicati agli enti competenti prima di ferragosto.

 

LE REAZIONI E L’INTERVENTO DELL’AMMINISTRAZIONE

Dopo la notizia divulgata a metà settimana della presenza di zinco, cadmio, mercurio, piombo e arsenico si sono alternate da una parte le voci di paese che parlano di una situazione “conosciuta”, vista la pratica negli scorsi decenni di portare gli scarti delle fonderie al fiume. La zona “incriminata” è quella in via Partigiani sulla destra del fiume Serio a pochi passi dalla pista ciclopedonale tra la Stazione Teb e il nuovo ponte di Desenzano.

Dall’altra l’amministrazione che si sta muovendo per fare chiarezza invitando a non creare panico eccessivo ma a parlare di una “potenziale contaminazione”. “Albino è stata definita terra dei fuochi senza cognizione di causa – commenta Fabio Terzi -. Evidentemente del materiale è stato stoccato lì o è stato portato dal fiume, ma si tratta certamente di operazioni svolte negli anni ’60 e ’70 quando la Legge non puniva questi comportamenti. Dal 1982 è entrata in vigore la normativa che riguarda la corretta gestione dei rifiuti quindi parlare di terra dei fuochi è davvero fuori luogo, visto che non si tratta di scarichi recenti abusivi ma di scarichi che hanno almeno più di 30 anni“.

In verità di cosa si tratti di preciso non lo sa ancora nessuno: le indagini preliminari del Consorzio non permettono infatti di stabilire né la provenienza, né la quantità, né l’estensione di questi metalli.

Ancora più immotivato è tirare in ballo – continua Terzi – la pista ciclopedonale che si trova lì vicina ma che non è stata soggetto dei prelievi. Mi pare che si stia facendo un allarmismo spropositato, anche perché se sapessi di una contaminazione sarei il primo ad intervenire”.

Dall’Asl e dall’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, arriva inoltre un’ulteriore rassicurazione: la falda non è stata contaminataToccherà ora attraverso un piano di caratterizzazione svolto in contraddittorio dall’Arpa, stabilire quale materiale c’è sotto terra, a che profondità e che estensione di superficie è interessata in modo da stabilire i rischi effettivi e come agire.

Un tavolo tecnico convocato dall’amministrazione si è già riunito l’8 settembre per fare luce sui risultati delle analisi preliminari del Consorzio e per stabilire il da farsi; presenti il Consorzio di bonifica, l’Asl, l’Arpa e l’Ufficio ambiente della Provincia. Nel frattempo l’amministrazione ha sospeso il rilascio della concessione edilizia ad un privato che voleva installare nell’area provvisoriamente un maneggio.

Abbiamo agito tempestivamente – conclude il sindaco – per la sicurezza dei cittadini che possono stare tranquilli e continuare ad utilizzare la pista ciclo pedonale e a frequentare l’area”.

 

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