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Cronaca

SANITÀ: SCIOPERO GENERALE ANCHE IN BERGAMASCA, GARANTITI I SERVIZI MINIMI

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Giornata di sciopero generale quella di oggi mercoledì 16 dicembre, che coinvolge anche in provincia di Bergamo, medici ospedalieri e territoriali, di medicina generale e pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali e liberi professionisti, dirigenti sanitari, medici veterinari del Servizio Sanitario Nazionale. Le strutture garantiscono i servizi essenziali.

Nella provincia di Bergamo – comunica la FP-CGIL provinciale, fra le sigle aderenti – la mobilitazione coinvolgerà, tra gli altri, i dirigenti amministrativi, medici e veterinari di ASL (270 lavoratori), dell’ospedale Papa Giovanni XXIII (oltre 700 persone), dell’ospedale Bolognini di Seriate (circa 400 lavoratori), dell’ospedale di Treviglio (circa 380).

La protesta della sanità, dunque, non si ferma: dopo la manifestazione di sabato 28 novembre, si giunge così a una nuova mobilitazione di 24 ore.

I sindacati chiedono:

1. l’apertura dei tavoli per il rinnovo del Contratto e per le convenzioni, dopo 6 anni di blocco;

2. l’abolizione del comma 128 della Legge di Stabilità, che depaupera la contrattazione aziendale di risorse storiche;

3. l’approvazione di un piano di assunzioni e di stabilizzazione di precari, che affronti la normativa europea sull’orario di lavoro, evitando il pagamento di pesanti sanzioni alla UE, e la gobba demografica, che vedrà uscire dal lavoro attivo 13.000 medici nel prossimo biennio;

4. l’avviamento del confronto sull’articolo 22 del patto della salute, per rimediare alle condizioni mortificanti e marginalizzanti di esercizio della professione;

5. l’aumento della sicurezza delle cure per cittadini ed operatori, attraverso una legge organica;

6. la riforma delle cure primarie, nel rispetto del valore del lavoro e della dignità dei medici, per favorire l’integrazione del territorio con l’ospedale e un concreto rilancio della prevenzione;

7. la cancellazione della subordinazione della rete ospedaliera e territoriale alle facoltà di medicina, prevista dalla Legge di Stabilità.

“Le categorie professionali sono parte della soluzione alla crisi di sostenibilità del sistema sanitario, per contenere i costi e migliorare efficacia ed efficienza. Se, invece, si vuole cambiare pelle al SSN, noi non ci stiamo, e continuiamo a ritenere necessaria un’infrastruttura civile come la sanità pubblica, che non si salva se non insieme a chi ostinatamente continua a tenerla in piedi – si legge in una nota unitaria nazionale”.

Dal canto loro le strutture assicurano agli utenti l’erogazione delle cure e dei servizi essenziali, ma segnalano il rischio di possibili disagi e rallentamenti nelle prestazioni.

 

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