Cronaca
ARCHIVIATI GLI ATTENTATI A GAMBA: SENZA AUTORE L’INCENDIO E LA BOMBA A MANO
Nuova tappa nel processo a carico di Benvenuto Morandi, ex sindaco di Valbondione ed ex direttore della Private Banking dell’Intesa San Paolo di Fiorano al Serio: martedì 22 dicembre in udienza si sono trattate le questione procedurali. Morandi è accusato della sparizione di 24 milioni dai conti di alcuni clienti, 10 dei quali della famiglia Gamba che nello stesso periodo aveva subìto diversi atti intimidatori.
Il giudice Vito de Vita ha stabilito che l’imprenditore di Gazzaniga Gianfranco Gamba, la figlia Simona e la moglie Mariuccia Pezzoli potranno agire per i quattro capi di imputazione in cui viene contestato il furto aggravato e il falso ma non per la truffa: è infatti solo per 4 capi su 5 che sono stati ammessi parte civile. La Banca Intesa San Paolo invece lo potrà fare solo per il capo di imputazione riguardante la truffa.
ARCHIVIATI GLI ATTENTATI A GAMBA
Nel frattempo è stato archiviato il fascicolo che riguarda gli atti intimidatori, quali l’incendio allo chalet sul monte Bue a Cene, le scritte ingiuriose e la bomba a mano, compiuti ai danni dell’imprenditore Gamba tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. Il caso è stato archiviato perché gli autori dei gesti sono restati ignoti.
I fatti si erano verificati successivamente alla ribalta mediatica dello scandalo che aveva coinvolto Benvenuto Morandi e la banca di Fiorano al Serio: Morandi è accusato di aver sottratto, con false rendicontazioni, tra gli altri, 10 milioni di euro alla famiglia Gamba.
Il primo fatto si era verificato nella tarda serata del 7 novembre quando, lo chalet di proprietà della famiglia sul monte Bue a Cene, era stato letteralmente divorato dalle fiamme (come potete leggere qui). Sul posto era stata ritrovata una tanica di solvente altamente infiammabile, per cui il rogo era stato classificato subito come doloso.
Nel frattempo per le vie di Gazzaniga, il paese dove Gamba risiede, erano apparse scritte ingiuriose. Mentre nel gennaio 2014 una bomba a mano era stata lanciata all’interno della recinzione che delimita l’abitazione di famiglia. I Carabinieri di Clusone avevano svolto minuziose indagini, che hanno permesso di definire la provenienza della bomba di fabbricazione ex jugoslava e quindi proveniente nel mercato nero. Un’arma utilizzata in guerra che avrebbe anche potuto uccidere. Due Dna erano stati isolati sulla scena del crimine ma il confronto con la banca dati dei Ris non aveva portato ad alcun esito. Per questo la Procura, conclusi tutti gli accertamenti, ha chiuso il caso.
Nella foto: i vigili del fuoco allo chalet di Gamba nella notte dell’incendio
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