Cultura
CONTAMINAZIONI, PROGETTI SOCIALI E ARTISTICI: L’ANNO FOTOGRAFICO DI ERAS
Il 2015 in fotografia in Val Seriana si chiude con “Hologram” una mostra suggestiva ospitata presso la biblioteca di Albino: esposto il lavoro inedito di Erasmo Perani che ripropone celebri fotografie “contaminate”. Il lavoro di Perani e dell’associazione “Imagomentis” quest’anno ha portato alla realizzazione di diversi progetti importanti e si propone nuovi obiettivi per il 2016, li andiamo a scoprire in questa intervista.
Erasmo Perani nasce nel 1957 a Casnigo, di formazione autodidatta si definisce così: “La mia è una ricerca dello e nello spirito visionario, cerco un dialogo tra i miei pensieri e le immagini che vivono e si formano intorno a me. Ghirri diceva: A chi a volte mi chiede cosa sia la fotografia rispondo con una frase di Giordano Bruno le immagini sono enigmi che si risolvono col cuore. Fotografo a sensazione, non ho né tecnica né maestria… e non me ne importa: è il mio modo di fotografare. Sono e resto convinto che non sia lo strumento utilizzato a determinare il risultato, se così fosse, datemi una penna d’oro e potrei scrivere la Divina Commedia. Magritte e Monet e William Turner, dopo Caravaggio, sono i miei pittori preferiti”.
Erasmo Com’è nato il progetto “Hologram” e che obiettivi ha?
Partendo dal presupposto tutto mio che la fotografia è un ologramma della mente. Il progetto è nato un po’ per caso, è poi proseguito con cognizione di causa.
Mi spiego: tre anni fa abbiamo allestito a BereBergamo (Casnigo) una performance sui ritratti, io e Laura Piazzoli ci siamo messi a disposizione di chi volesse essere ritratto in modo un po’ “sui generis”, abbiamo pensato di proiettare sulle persone ritratte, delle immagini scelte da noi, da lì sono nate altre due performance all’interno di misfotos (alla Ripa – Albino) dove ho allestito un set fotografico con gli stessi concetti, la sola variante erano i tre teli dove proiettavo le immagini che avevo preventivamente selezionato. Immagini di grandi fotografi che io ammiro e, un po’ presuntuosamente, ho usato anche alcune delle mie.
L’obiettivo o meglio gli obiettivi sono due, in primis omaggiare in forma di “tributo” quegli artisti della fotografia che tanto amo e come secondo obiettivo… divertirmi. La fotografia mi regala queste sensazioni.
Per citare alcuni dei fotografi di cui ho usato le immagini, dico Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Storm Thorgerson, Gabriele Basilico, Michael Kenna, Edward Weston, Jerry Uelsmann, Minor White e altri.
Com’è composta la mostra e dove è esposta?
La mostra è esposta alla biblioteca di Albino fino al 9 gennaio poi si vedrà. Si compone di 27 immagini 30×30 montate si cartone pressato riciclato, ma riciclato nel vero senso della parola.
Il tuo lavoro fotografico in che contesto culturale si inserisce?
Non amo categorizzare e nemmeno credo ci siano delle categorie, la fotografia è solo fotografia e tale deve restare. Mi piace sintetizzare con quanto affermava Giacomelli: “La fotografia è una cosa semplice, a condizione di avere qualcosa da dire”, senza schedarla in qualsivoglia categoria.
È vero che ci sono varie tendenze, dal ritratto alla paesaggistica ma sono solo dettagli e che in comune hanno una grande e semplice verità: sono fotografie.
Se poi vogliamo entrare nel particolare, possiamo usare definizioni come “concept”, “street”, “portrait”, “landscape”, io mi definisco così “Fotografo a sensazione, non ho né tecnica né maestria … e non me ne importa”.
Spesso mi definiscono “bianconerista” e ammetto che prediligo il bianco e nero ma è una scelta mia, e permettimi, di tutti i fotografi, pensare consciamente o inconsciamente all’immagine che stai realizzando se eseguirla in B/N o a colori.
Fotografo in B/N quando voglio che l’osservatore abbia “spazio” per immaginare le sue sensazioni, fotografo a colori quando voglio guidare un po’ di più queste sensazioni.
Quali sono gli altri progetti fotografici realizzati nel territorio – e non solo – nel corso del 2015?
Mi occupo di diverse cose nell’ambito della fotografia, oltre che fotografare mi piace anche organizzare eventi.
Personalmente quest’anno è stato prolifico di progetti ma poco di mostre personali, questa è la mia seconda del 2015, la precedente è stata “sinfonia di tonale” in occasione di MusiCasnigO all’inizio di luglio, ne ho in programma altre 2 ma nel prossimo 2016.
Per il sociale invece questi ultimi due anni sono stati intensi, con imagoMentis (associazione culturale) di cui sono il fondatore e “projet192” con sede a Parigi di cui sono il co-fondatore assieme a Ciro Prota, ci curiamo di progetti sociali, già realizzati abbiamo due progetti, il primo “projet192” che raccoglie 193 fotografi italiani e stranieri, ognuno di essi ha “adottato” un nome di una delle vittime degli attentati di Madrid del 2004 e ha dedicato una fotografia, per un totale di 193 fotografie esposte in prima a Padova e poi a San Marino nel 2014, siamo tutt’ora in attesa per Bergamo. Il secondo “Io Voglio Vivere – qualcuno mi prenda per mano” che raccoglie 68 fotografie di 16 fotografi per affrontare un problema molto serio che sono i DCA o Disfunzioni del Comportamento Alimentare (vedi Anoressia, Bulimia etc etc) il progetto è andato in prima alle ex Scuderie di Palazzo Moroni sempre a Padova il giugno scorso per poi essere esposto a Gandino durante “I giorni del Melgotto”, andrà a Bologna a Marzo, poi all’Università del S.Raffaele a Milano, verrà a Bergamo, andrà a Roma e per ora non abbiamo altre date.
In corso di strutturazione altri due progetti: “AsbestoUs” per parlare del Mesotelioma e “Re di picche” per parlare del gioco d’azzardo patologico.
Voglio ricordare poi l’appuntamento annuale con misfotos che si svolge alla Ripa di Albino a fine settembre, il prossimo anno sarà la quarta edizione.
Quali le associazioni e i paesi coinvolti?
Ne parlavo prima, abbiamo “imagoMentis – cultural association of contemporary art” che lavora sul territorio nazionale e europeo, come “association Projet192” (Parigi), in ultima ma nopn ultima RipArte (Albino).
Come risponde la Val Serina alle vostre proposte artistiche?
Non solo la Val Seriana ma un po’ tutta la bergamesca e il nord Italia rispondono male e queste iniziative socio culturali, diciamo che lo stereotipo del buffet gratis vige ancora. Ci si impegna a fondo ma la risposta è veramente povera e il più delle volte nemmeno si tenta di capire quanto valore abbiano certe iniziative culturali.
Tutto questo però non è solo da imputare all’utenza, anzi, spesso la “disinformazione culturale” o quanto ne si percepisce e responsabilità di chi ci amministra che non crede a quanto loro stessi organizzano o patrocinano. Faccio un esempio che vale per tutti, non solo per Albino.
Sabato 19 all’inaugurazione di “hologram” non ho visto nessun amministratore, nemmeno i responsabili della biblioteca, non era e non è esposta nemmeno una locandina all’esterno, inoltre se chiedi informazioni non sono in grado di rispondere semplicemente perché organizzano ma non sono interessati e questa è “disinformazione” a 360 gradi. Ci sarebbero altri esempi come questo ma non voglio polemizzare oltre.
Qualche anticipazione sui progetti del 2016…
Per imagoMentis e le altre associazioni ne ho parlato prima, in programma per misfotos una edizione “0” in tour, vorremmo esportare il progetto in giro per l’Italia e a oggi la prima location dovrebbe essere Lucca, siamo in attesa di conferme.
Personalmente, ho in programma di riproporre “passio” durante il periodo pasquale probabilmente ancora ad Albino ma non in biblioteca, qualcosa all’estero tra Parigi e Berlino ma non ne ho ancora le certezze.
Aggiungo un mio piccolo pensiero a riguardo la fotografia:
LA FOTOGRAFIA È UN “ATTO CONSAPEVOLE”
Fotografia, nell’immaginario riflette sistematicamente un “dogma”, la fotografia è “cogliere l’attimo”.
Mi son chiesto più volte se questo modo di pensare fosse vero, la conclusione, seppur tutta personale, è che non può essere vero seppur detto da un grande della fotografia.
Cogliere l’attimo, così come inteso, è tutta casualità, cosa tutt’altro che veritiera se pensiamo a come, anche chi lo sosteneva, preparava e andava cercando le sue fotografie avendo ben chiaro in mente cosa cercare.
Questo sta a significare che, anche se il caso ti pone davanti a un fatto, una situazione dove “cogliere l’attimo” possa essere necessario, se non sei preparato a quanto capita davanti all’obiettivo, quell’attimo non sarà mai colto.
Pensare e/o cercare la fotografia vuol poter dire anche questo; non necessariamente si costruisce su un set fotografico (questo escludendo i set per servizi pubblicitari e simili ma in questo caso si parla di fotografia in un altro senso), siamo circondati da set, reali se parliamo di street, immaginari se parliamo di concept.
In sostanza, in qualsiasi modo la si guardi, la fotografia è un “atto consapevole” e in quanto tale “cercata” o “pensata”.
Un linguaggio per immagini, nessun tipo di fotografia, che sia paesaggistica, concettuale, street, naturalistica, fashion o altro, fa eccezione.
La fotografia è un ologramma creato dalla mente, è un mezzo per comunicare e per comunicare necessita di riflessioni, di pensieri, di progetti.
L’abecedario delle immagini ha le sue linee guida, comporre parole che abbiano un senso significa pensarle, rivederle e il più delle volte cestinarle.
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