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UNA PIETRA D’INCIAMPO PER NON DIMENTICARE DON ANTONIO SEGHEZZI MORTO A DACHAU

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– PREMOLO – Per la prima volta in bergamasca l’artista Gunter Demnig poserà la sua Stolpesteine, la Pietra d’inciampo. Un simbolo a favore del ricordo contro la follia nazista che trova spazio a Premolo, in occasione del 17 gennaio, davanti alla casa natale di don Antonio Seghezzi. L’iniziativa è promossa, nel contesto della Giornata della Memoria, dalla Biblioteca di Rovetta.

Ancora una volta il lietmotiv della Giornata della Memoria è il ricordo ma soprattutto la costruzione di qualcosa che permetta anche a chi non ha conosciuto direttamente lo sterminio nazista, di conoscere e non dimenticare. In via Luini a Premolo dunque, alle 18 di domenica 17 gennaio, sarà posata una targhetta, intesa dall’artista come una pietra d’inciampo: Gunter Demnig, nato a Berlino nel 1947, produce piccole targhe di ottone poste su cubetti della dimensione dei porfidi delle pavimentazioni stradali, che sono poi incastonati nel selciato davanti all’abitazione della vittima. Per questa sua idea e per la determinazione nel realizzarla Gunter Demnig ha ricevuto riconoscimenti dallo Stato tedesco e da numerose associazioni e fondazioni dedite a coltivare la memoria della Shoah e dei crimini del nazifascismo, come pure a promuovere la comprensione e la pace tra le nazioni. Gunter Demnig le posa intervenendo sempre personalmente. Le Pietre d’inciampo vogliono ridare ad ogni vittima il suo nome e farci ricordare ogni singolo destino

Come quello di don Antonio Seghezzi di Premolo, presbitero e partigiano italiano che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si impegnò per aiutare la resistenza e seguì i suoi ragazzi in montagna. I nazifascisti lo scoprirono e dal 25 ottobre Don Seghezzi venne ricercato per essere arrestato. Non trovandolo decisero di eseguire una rappresaglia contro l’Azione Cattolica e la Chiesa di Bergamo. Don Seghezzi, per evitarla, anche su consiglio del vescovo, si consegnò spontaneamente: il 4 novembre 1943 venne arrestato e rinchiuso nel carcere di Sant’Agata a Bergamo. Il 31 dicembre venne deportato in Germania e rinchiuso nel carcere di Monaco di Baviera. I primi di febbraio del 1944 fu trasferito nel campo di lavoro per criminali della vicina città di Kaisheim e successivamente a Lessingen dove manifestò l’emottisi. Riportato a Kaisheim nel reparto infettivi di TBC nell’aprile 1945 venne trasferito con altri prigionieri al campo di concentramento di Dachau, venne ricoverato nell’ospedale da campo dove versò in condizioni gravissime e il 21 maggio 1945 morì per emottisi.

 

Nella foto: la pietra d’inciampo che sarà posata a Premolo

 

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