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CRONACA DI UN DISAMORE

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Il mondo sta cambiando. Frase fatta utilizzata da ogni generazione per sottolineare come il passato sia sempre migliore se paragonato al futuro. La letteratura è rimasta una delle poche macchine del tempo a non subire grandi scossoni di progettazione. Si scrive. Si stampa e si rilega bene o male come nel settecento. Cambia però l’idea di comunicazione, così che oggi risulta necessario trasmettere ciò che si vuole dire in maniera immediata. I tomi come Il nome della Rosa (così chiniamo il capo anche davanti all’immenso Eco) sarebbero oggi respinti dagli editor. La pubblicità deve essere condensata in meno di quindici secondi. Gli articoli non devono superare le duemila battute. I libri dovrebbero subire la revisione già attuata dal Reader Digest, illo tempore. Su questo binario condensato sale con successo Nicoletta Mondadori, nome importante, sicuramente cassata dalla mannaia degli editor, ma con ottime capacità narrative, che propone un classico leitmotiv del romanzo rosa candeggio (quelli dove l’amore ha perso la vivacità del colore iniziale ed è stato centrifugato con panni scuri, grigi e infeltriti).

Cronaca di un disamore è il condensato di una quotidianità sempre più comune. L’alchimia del sentimento non è cambiata dai tempi delle foglie di fico e del morso alla mela. Ci si vede. Ci si guarda. Ci si cerca. Ci si vuole. La durabilità invece è incerta. O si diventa come i coniglietti della Duracell e si scodinzola allegri ben cinque volte di più rispetto alle altre copie. O ci si esaurisce, trasformando il sentimento in una lampadina di pochi watt che non fa più luce nemmeno sulle nostre prospettive future. Così, la storia di Carolina e Michele ricalca esattamente il cliché comune a tante altre storie. Amore vivido. Pennellate intense che al momento sembrano indelebili e poi l’inizio della routine. Dapprima sostenuta con tutte le variabili possibili e immaginabili che si possono inserire in un rapporto. Viaggi. Figli. Cambio di lavoro. Nuove città e nuove amicizie. Poi inevitabilmente tarli che mordono le fondamenta, sino a quando tutto precipita.

Nicoletta Mondadori sembra appena uscita da una cucina letteraria. Una sorta di Master Chef della narrativa. Ha usato gli ingredienti giusti. Non ha sbagliato la cottura. Ha rivisitato la tradizione e alla fine ha vinto. Perché il suo romanzo è davvero bello. Uno di quelli che non presti volentieri (i libri non andrebbero mai prestati). Risulta medicamentoso, visto che con l’incedere della lettura si scoprono anche i giusti antidoti per chi ha vissuto o sta vivendo lo scioglimento dei legami che avrebbero dovuto essere duraturi. L’antidoto è semplice. Cambiare. Benché non sia facile districare la matassa dei fili che ci ha tenuto legati alla persona che abbiamo amato. Non lo si può assumere a piccole dosi. Amaro come il fiele, fastidioso come l’olio di ricino va comunque bevuto tutto di un fiato. Le pagine di Cronaca di un disamore sono incredibilmente reali. Anche se l’ambientazione risulta nebbiosa, le tracce per trovare una via di uscita riescono comunque a farsi notare. Eccolo, un altro romanzo che ha qualche cosa da dire per chi ha sempre e ancora voglia di ascoltare.

 

Cronaca di un disamore di Nicoletta Mondadori. Ed. Casagrande pag 130. 12 euro

 

Sospendete ogni forma bulimica convulsiva. I cannoli non vi amano. Le pagine di un libro, forse sì.

 

A cura di William Amighetti

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