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Cronaca

LAVORO AL FEMMINILE TRA INFORTUNI, MOLESTIE E QUALCHE SODDISFAZIONE: SE NE PARLA IN UN CONVEGNO

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– BERGAMO – Ricatti sessuali, ma anche stalking e pressioni per spiare i colleghi. È l’istantanea, impietosa, scattata da un’indagine realizzata dalla FIT CISL in tutta Italia. E Bergamo, con la Lombardia, a scorrere le percentuali, non fa eccezione. Delle oltre 1000 donne intervistate in completo anonimato, il 40%, più di una su tre, ammette di essere stata oggetto di avances sessuali sul posto di lavoro.

La ricerca della FIT, naturalmente, riguarda il comparto dei trasporti, ma dati e percentuali possono essere tranquillamente sovrapposti a qualunque luogo di lavoro.

Il rischio di perdere il posto o anche, semplicemente, di vedersi caricare di lavoro oltre il dovuto, o di non poter più avere un po’ di flessibilità nel difficile incastro quotidiano della conciliazione casa-lavoro bastano a far tenere la bocca chiusa e scongiurare il rischio denunce.

I dati raccontano alcuni apparenti paradossi. Se è vero che la violenza fisica non ha connotazioni di genere, quella psicologica è accettata quasi come inevitabile. Le lavoratrici si sentono in qualche modo tutelate dalla presenza di telecamere di sorveglianza, codici etici e così via. Della violenza di genere, però, non parlano se non protette dall’anonimato. L’impressione è che si pensi “tanto è sempre stato così”. I momenti più a rischio sono quelli dell’ingresso nel mondo del lavoro e quelli in cui un avanzamento di carriera viene chiesto o, in alcuni casi, offerto. Sempre, però, a fronte di avances da parte del superiore maschio. Un no, spesso, significa lavorare di più e male. Sembra incredibile nel 2016 eppure è così. 

Anche per questo Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, hanno siglato un’intesa che recepisce l’Accordo Quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro raggiunto il 26 aprile del 2007 dalle rispettive rappresentanze a livello europeo. In coerenza con i principi enunciati nell’Accordo Quadro, l’intesa riafferma che le molestie o la violenza nei luoghi di lavoro sono inaccettabili e vanno denunciate, sottolineando che le imprese e i lavoratori hanno il dovere di collaborare al mantenimento di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignità di ognuno e siano favorite le relazioni interpersonali. 

E su questo, la CISL di Bergamo ha organizzato per martedì 22 marzo un convegno dal titolo “Lavoro al femminile”, dalla centralità della salute e sicurezza, all’accordo quadro contro violenza e molestie, in programma dalle 9 alle 13 presso la sala Riformisti della sede CISL di via Carnovali a Bergamo.

La ricerca della CISL di Bergamo e del coordinamento di genere, alla base del convegno, parte dalla situazione lavorativa e occupazionale, segnalando come il numero delle occupate in Italia sia salito dai 5.477.000 del 1965 ai 9.334.000 del 2014, ( + 70,4% ). Le donne occupate a Bergamo nel 2014 erano 184.000  in aumento rispetto alle 174.000 del 2004, ma il tasso di occupazione (51,4 %) è più basso della media regionale (57,5).

Più lavoro, quindi, ma anche più rischi, più infortuni, disagi, molestie  e stress. Nel 2014 si registrano, infatti,  50.000 denunce di infortunio in meno rispetto al 2010 (286.358 nel 2010, 238.094 nel 2014 (- 16,90%) a fronte di una diminuzione dell’occupazione femminile del 2% nello stesso periodo.

In calo dai 130 del 2010 ai 108 del 2014 gli infortuni mortali, ma nettamente minore rispetto al calo (-24,9%) fatto registrare tra gli uomini. Una particolare attenzione va posta anche agli infortuni in itinere, che riguardano 50.252 casi il 21,1% contro il 10,8% degli uomini e nelle denunce di casi mortali, il 65,7%  rispetto al 38,9% degli uomini.

Non aiuta certamente l’attuale sistema pensionistico: la riforma Fornero ha fatto salire nell’arco di sei anni ( dal 2011 al 2017) l’età della pensione di vecchiaia da 60 anni a 66 e 7 mesi. Le over 55 al lavoro erano 522 mila nel terzo trimestre del 95, sono diventate 1 milione 498 mila nel terzo trimestre dell’anno scorso ( + 287%).

“E l’opzione donna non è che un pannicello caldo e corto. L’Italia si conferma anche su questo versante un  paese lontano dal poter considerare vinta la sfida del lavoro femminile”.  

E veniamo al delicato tema dello stress correlato al lavoro.

Lo stesso può derivare dal tipo di lavoro svolto, attrezzature inadeguate, ripetitività dei compiti, lavoro a turni, difficoltà a conciliare lavoro e vita privata, molestie sessuali che possono manifestarsi in diverse forme, verbali, non verbali, psicologiche,  fisiche, sessuali, ecc.

Tutti questi sono fattori di stress percepito più dalle donne che dagli uomini che viene denunciato da oltre il 30% delle lavoratrici, che però spesso non denunciano nemmeno per paura di perdere il posto di lavoro o per timore di essere emarginate dai colleghi, contro il 10% dei lavoratori.

“Malgrado le iniziative europee nel nostro paese non si è registrata fino ad ora una grande sensibilità e consapevolezza del problema – sottolinea Giacomo Meloni, della segreteria CISL di Bergamo -, e in generale nelle imprese non sono state attuate adeguate e idonee azioni per prevenire e ridurre le varie forme di molestie e violenze sul luogo di lavoro. Noi vogliamo che siano istaurati rispetto e dignità delle donne che lavorano. E’ quindi da salutare positivamente, seppur siano stati necessari nove anni, l’intesa di Accordo quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro che CISL,CGIL,UIL hanno firmato con Confindustria il 25 Gennaio scorso. Anche se, secondo una ricerca europea, il 40% dei dirigenti europei è preoccupato per il fenomeno delle molestie e violenze sul luogo di lavoro, ma solo il 25%, ha attuato procedure per affrontare questo sgradevole fenomeno”.

Con questa iniziativa la CISL di Bergamo intende attuare il primo degli impegni sottoscritti nell’intesa, “dare diffusione all’accordo, e per affermare rapporti e relazioni interpersonali sui luoghi di lavoro, basati sui principi di eguaglianza e di reciproca correttezza, intende farsi promotrice sia a livello confederale che con le proprie categorie di una contrattazione, (a partire dai luoghi di lavoro con maggior presenza femminile) che, affermi senza se e senza ma il rispetto e la dignità della persona, attuando le procedure di gestione più adeguate all’adozione della dichiarazione in tutti i luoghi di lavoro”.  

Alla discussione in Sala Riformisti, dopo l’introduzione di Giacomo Meloni, interverranno Giuseppe Farina, della segreteria CISL Nazionale, Isabel Perletti, Consigliera di Parità della Provincia di Bergamo, Santa Picone, Direttrice INAIL Bergamo, Elena Colombo, del Coordinamento Donne della CISL di Bergamo. Le conclusioni sono affidate Ferdinando Piccinini.

 

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