Cronaca
VALBONDIONE, SCONTRO IN CONSIGLIO SUL FUTURO DEI FORNI FUSORI DI GAVAZZO
– VALBONDIONE – Tutto da rifare, o meglio: non se ne farà nulla. Non si tratta di uno scioglilingua ma della conclusione della vicenda legata al recupero dei forni fusori di Gavazzo, a Valbondione. Nel consiglio comunale di mercoledì scorso, con la votazione favorevole da parte della maggioranza che annulla le precedenti delibere, è stato infatti azzerato l’impegno di acquisto dell’area mineraria.
La questione è legata al rilancio turistico della zona mineraria: nel 2009 il sindaco Benvenuto Morandi aveva coinvolto in un accordo di programma il comune di Vilminore, il Parco delle Orobie bergamasche e la Cooperativa Ski Mine. L’accordo prevedeva il recupero dell’antico forno fusorio di Gavazzo per una spesa di 2 milioni di euro. Arriviamo al 4 giugno 2012 quando il Consiglio comunale di Valbondione delibera di acquistare la proprietà del forno di Gavazzo dalla Cooperativa Ski Mine al prezzo di 450 mila euro. Manca però un’effettiva copertura finanziaria così che Morandi si accorda con la proprietà di acquistare gli immobili e i terreni prevedendo una caparra da 30 mila euro e due rate rispettivamente da 120 mila e 300 mila euro, da versare entro fine 2012 ed entro il 30 giugno 2014.
A fine 2013, il primo cittadino si dimette e successivamente, nella primavera 2014, il commissario prefettizio approva un nuovo schema di protocollo d’intesa con la Ski Mine, che prevede cinque versamenti fino al 30 aprile 2018.
Nel frattempo, viene eletto il gruppo guidato da Sonia Simoncelli e le cose cambiano ancora. Secondo il gruppo alla maggioranza le delibere di Morandi e del Commissario sono da considerarsi illegittime: la prima perché adottata senza copertura finanziaria, la seconda perché non rispetterebbe una legge del 2011 che impone agli enti locali di acquistare immobili solo se l’operazione è da considerarsi indispensabile e indilazionabile.
Gli atti sono stati così annullati. Contraria la minoranza “Vivere Valbondione” che così ha motivato il proprio voto: “Le delibere a nostro parere – spiega la capogruppo Romina Riccardi – non sono illegittime in quanto: nella prima la mancata copertura finanziaria determina un vizio contabile e non di forma, quindi l’atto non è da considerarsi nullo. Nella seconda invece, il commissario Savarese continuò nella strada dell’acquisto perché sapeva bene che lo stesso decreto 98 del 2011 citato ora dalla maggioranza, non si applica alle operazioni programmate prima del 31 dicembre 2012. Secondo noi dunque è illegittimo annullare queste 2 delibere e il rischio è che la Ski Mine faccia ricorso al Tar”.
“Dal nostro punto di vista – conclude la Riccardi -, data l’importanza del recupero dell’area, sia dal punto di vista storico che turistico, avremmo cercato di favorire le condizioni affinché almeno il progetto di Ecomuseo, che potrebbe portare anche lavoro, si avviasse. Invece con questa mossa dell’amministrazione si giunge ad un nulla di fatto che non fa altro che lasciare l’amaro in bocca”.
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