Cronaca
Cardiologia interventistica, il Papa Giovanni primo in Italia per procedure offerte
Il primato è emerso da un’analisi della Società italiana di cardiologia interventistica (SICI-GISE), che ogni anno raccoglie i dati di oltre 330mila procedure svolte nei laboratori di emodinamica italiani per suggerire programmi d’intervento volti a migliorare appropriatezza e gestione delle risorse
BERGAMO – L’ASST Papa Giovanni XXIII è il primo centro in Italia per tipologie di procedure di cardiologia interventistica offerte ai pazienti alle prese con problemi cardiaci. Sono infatti ben 44 (sulle 47 monitorate) le procedure eseguite a Bergamo: dall’angioplastica coronarica in corso di infarto miocardico acuto con i più moderni stent, compresi quelli riassorbibili, alla sostituzione valvolare aortica per via percutanea, dalla riparazione della valvola mitralica con sistema mitraclip, alla sostituzione della valvola polmonare in età pediatrica fino alle più sofisticate tecniche di imaging intracoronarico.
Il dato è emerso durante il convegno “Gise Activity Data” – organizzato da Giuseppe Musumeci, Presidente della Società italiana di cardiologia interventistica (SICI-GISE) e cardiologo interventista dell’ASST Papa Giovanni XXIII -, che nei giorni scorsi ha raccolto a Milano clinici, decisori e rappresentanti dell’industria, con l’obiettivo di individuare e proporre soluzioni capaci di coniugare innovazione ed efficienza, difendendo la qualità delle cure offerte ai cittadini.
Al convegno hanno partecipato, tra gli altri, il Direttore Generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII Carlo Nicora, il Presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, il vice Presidente della Commissione Sanità Regione Lombardia Angelo Capelli, il Direttore Generale Sanità Piemonte Fulvio Moirano e il Presidente Assobiomedicali Daniela Delledonne.
“Abbiamo sempre sposato l’innovazione, basti pensare che l’approccio radiale, nato a Bergamo, oggi è utilizzato nell’80% dei casi trattati in Italia. Seguiamo programmi chiari e di lungo periodo e prospettiva e mai in modo estemporaneo, evitando di testare tecniche destinate a casi isolati e senza una chiara prospettiva – ha dichiarato Orazio Valsecchi, direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Inoltre è sempre stata per noi fondamentale la cooperazione e lo scambio continuo di esperienze e capacità con i cardiochirurghi diretti da Lorenzo Galletti, ai quali ci lega un rapporto strettissimo di collaborazione, in modo da garantire l’innovazione e il meglio dell’assistenza cardiologica multidisciplinare”.
L’appuntamento milanese, durante il quale sono stati presentati i dati di attività dello scorso anno di 258 centri italiani (97% del totale), è stato anche l’occasione per presentare al mondo della cardiologia italiana il “Percorso di appropriatezza clinica per la gestione del follow up del paziente sottoposto a rivascolarizzazione coronarica percutanea”, che permetterebbe, ove applicato, di risparmiare quasi una prestazione l’anno per ogni paziente (0,87 prestazioni/paziente/anno) e ridurre visite, esami inutili, e di conseguenza tagliare le liste d’attesa, del 39%.
Il protocollo, nato a Bergamo da un’idea della cardiologa Roberta Rossini, prevede il calcolo del reale rischio clinico di un paziente sottoposto ad angioplastica – oltre 140mila interventi di questo tipo eseguiti in Italia ogni secondo i dati SICI-GISE – e si basa sulla gestione integrata tra ospedale e medico di famiglia, con l’obiettivo di ridurre le prestazioni ambulatoriali e gli esami ecocardiografici o i test da sforzo inappropriati, con impatto positivo sui tempi di attesa.
“Questo protocollo è stato condiviso con le altre Società scientifiche cardiologiche e con la Società italiana dei Medici di Medicina Generale e pubblicato su una delle più importanti riviste americane di cardiologia interventistica – ha spiegato Roberta Rossini, cardiologa dell’ASST Papa Giovanni XXIII e segretario regionale dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) -. A Bergamo abbiamo la fortuna di applicarlo grazie non solo alla collaborazione tra il nostro Ospedale e il territorio ma anche grazie a quanto fatto nelle prime fasi dal compianto Alessandro Filippi che si era speso con passione ed entusiasmo per la sua elaborazione ed applicazione. La nostra speranza è migliorare l’appropriatezza garantendo un livello di assistenza qualitativamente molto elevato per i nostri pazienti”.
“Questo protocollo dimostra che l’abitudine a misurare e valutare permette anche di mettere a punto modelli tesi a migliorare l’appropriatezza, la gestione delle risorse e le liste d’attesa – ha commentato Carlo Nicora, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Siamo sempre più impegnati a garantire innovazione, qualità e sicurezza, per prenderci cura al meglio dei pazienti, il che non significa necessariamente fare “di più”, ma fare bene ciò che serve realmente a quel paziente”.
“Oggi in Italia è fondamentale garantire la sostenibilità del sistema sanitario – ha concluso Giuseppe Musumeci, che ha presentato i dati italiani -. Affrontare questa sfida è possibile, continuando ad assicurare ai cittadini la qualità delle cure, ottimizzando le risorse disponibili, misurando, analizzando e valutando ciò che viene fatto, come SICI-GISE fa dalla sua nascita e in modo sistematico da oltre 30 anni, raccogliendo i dati di attività di oltre 270 centri di emodinamica. Disponiamo oggi di un ricco database di più di 330mila procedure di cardiologia interventistica l’anno, quasi 1.000 al giorno eseguite nel nostro Paese. Tutti interventi i cui effetti sono misurabili in risultati clinici e che hanno portato a un abbattimento della mortalità per eventi cardiovascolari dagli oltre 263mila decessi del 1980 ai circa 220mila del 2010, con una riduzione del 16,5%”.
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