Cronaca
2 anni di Brebemi, un’infrastruttura inutile secondo Legambiente
Sono passati due anni da quella calda giornata in cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi inaugurava la Brebemi, un’infrastruttura inutile secondo l’analisi di Legambiente.
Il 23 luglio Brebemi compie gli anni, 2 per l’esattezza. E il bilancio dell’autostrada che collega Brescia, Bergamo e Milano è pessimo, almeno secondo Legambiente che pone l’accento sui dati: “Nella classifica sul traffico delle autostrade lombarde Brebemi si aggiudica la maglia nera per i peggiori dati di affluenza – si legge in una nota stampa -. Se l’A4 nella tratta Milano-Brescia è prima nella graduatoria del traffico con 38,90 veicoli l’anno per ogni Km di rete, Brebemi e TEEM registrano un modestissimo 4,4 e 4,1, molto inferiore anche della media lombarda che si attesta su 19,8 veicoli l’anno per ogni km di rete, a dimostrazione che l’A35 non ha portato sollievo all’afflusso di mezzi che gravitano, spesso in coda, sullA4”.
“La Lombardia ha già piegato agli interessi del cemento gran parte del suo territorio – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Con la realizzazione della Brebemi sono stati cancellati 900 ettari di terreno agricolo. Il fallimento del progetto della A35 dimostra che Regione Lombardia ancora oggi insegue un modello di trasporto superato, fatto di inutili strade e investimenti sbagliati. Nonostante i ritardi e i disguidi, solo il passante ferroviario ha tolto traffico su arterie statali quali la Cassanese e la Rivoltana, non certo la Brebemi, frequentata solo dove non si paga un pedaggio”.
A questo proposito la Società sta promuovendo degli sconti per agevolare gli utenti a scegliere la A35: dallo scorso marzo e fino al prossimo 31 dicembre è in vigore la riduzione del 15% che viene riconosciuta a tutti gli automobilisti, tutti gli autotrasportatori e tutti i motociclisti dotati di Telepass Family o Business che sono interessati ad aderire all’iniziativa.
Ma Legambiente non si stanca di ribadire che i costi della Brebemi sono, dopo il consumo di suolo, la seconda nota dolente. Durante la costruzione l’autostrada ha goduto del contributo di 275 milioni da parte di RFI per opere riguardanti l’affiancamento della TAV al tratto autostradale. Lo Stato, attraverso il Cipe, ha deliberato un contributo pubblico complessivo di 320 milioni di euro, di cui 260 in rate da 20 milioni l’anno, mentre gli altri 60 sborsati dalla Regione, anche questi sotto forma di rate annuali da 20 milioni. Il Cipe, inoltre, ha deliberato la proroga della concessione di 6 anni (passando da 19 anni e mezzo a 25 e mezzo) il cui valore attualizzato è stato calcolato in 34 milioni di euro. A questo elenco vanno aggiunti: il reinserimento del valore di subentro a fine concessione per 1.205 milioni e l’interconnessione Brebemi con l’A4 costata 50 milioni. Quindi per ripagare gli enormi costi di costruzione, comprensivi degli interessi bancari, di 2,4 miliardi, vista la scarsità dei proventi derivanti dai pedaggi, l’A35 potrebbe contare al momento su un totale di sussidi pubblici di 2,38 miliardi di euro. Praticamente, l’autostrada, verrà pagata totalmente con fondi pubblici.
Questo però non ha fermato gli aumenti dei compensi agli amministratori: dal 2013 al 2015 l’ammontare è cresciuto da 398.063 a 626.320 euro (+70%). Eppure nel 2015 la Società di Progetto Brebemi ha chiuso ancora il bilancio in rosso per 68,9 milioni (35,4 nel 2014). È per questa serie di motivi che il commissario europeo alla concorrenza ha avviato nella primavera del 2016 un’indagine sugli aiuti di Stato all’autostrada.
Che la situazione sia critica lo dimostra anche il fatto che i piccoli azionisti pubblici di Milano, Brescia e Bergamo hanno espresso già da tempo la volontà di vendere le loro azioni, ma la società che gestisce Brebemi non si è detta disposta a comprarle. La fuga dei soci coinvolgerà presto anche Banca Intesa, che ha annunciato di uscire dalla compagine azionaria nel 2017 con il suo 42,4%. “Una gestione pubblica assicurerebbe la massimizzazione delle risorse fin qui spese, considerato che soldi pubblici sono già stati iniettati per cercare di sollevare la gestione fallimentare del project financing, restituendo al territorio una infrastruttura che verrebbe trasformata da Cattedrale nel deserto ad arteria della bassa complementare alle altre strade – dichiara Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia – Attraverso una politica di abbassamento delle tariffe, potrebbe attrarre quel numero di veicoli che evitano l’autostrada e ancora oggi affollano la viabilità ordinaria, ormai al collasso. Stato e Regione, finanziando Brebemi, non salvano l’infrastruttura, ma il privilegio delle banche di sfilarsi dall’operazione senza perdere un euro, dopo averla imposta come costo sulla collettività”, conclude Balotta.
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