Cronaca
La guida del cuore: dai Forni alla vetta del Cevedale
In questa nuova avventura della “Guida del cuore” vi porteremo alla scoperta del Parco dello Stelvio, il parco protetto più grande d’Italia. Vi faremo vivere le emozioni che si provano in alta quota, sui ghiacciai del gruppo Ortles- Cevedale- Gran Zebrù.
Un’escursione che richiede conoscenze d’alpinismo, con l’utilizzo di adeguata attrezzatura per affrontare i ghiacciai e non per ultimo un ottimo allenamento e condizioni fisiche eccellenti per affrontare quote importanti. È consigliabile dunque essere affiancati da guide o escursionisti esperti.
Durata: primo giorno (3 h 30′ sino al Rifugio Casati) secondo giorno (2 h sino alla cima e 5 h la discesa)
Dislivello salita: primo giorno (1250 m) secondo giorno (500 m)
Difficoltà: Alpinismo Facile +
Periodo consigliato: estivo da giugno a settembre (neve permettendo)
Attrezzatura: abbigliamento da montagna, scarponi da ghiacciaio, imbrago, corda, picozza, ramponi e caschetto
Traccia gps: scarica qui la mappa
Raggiunta la località Forni (2158 m s.l.m.) a Santa Caterina Valfurva in provincia di Sondrio, si prosegue a piedi imboccando la strada che conduce al rifugio Pizzini (1 h 50′). Di fronte a noi la maestosa parete sud del Gran Zebrù che domina tutta la valle.
Da qui si prosegue in direzione Rifugio Casati (1 h 40′). La salita si fa più seria, occorre prestare attenzione, in alcuni punti il sentiero può risultare friabile.
Raggiunto il Rifugio Casati (3269 m s.l.m.) la vista spazia su tutto il ghiacciaio del Cevedale che si fa imponente sulla nostra destra. Qui consigliamo il pernottamento per raggiungere la vetta il giorno successivo.
Sveglia presto la mattina ci incamminiamo sino ai piedi del ghiacciaio a 100 metri dal rifugio. Indossiamo l’attrezzatura, ci mettiamo in cordata da 2 a 4 componenti.
Da qui si segue il tracciato ben segnato facendo sempre attenzione ai seracchi che incontriamo lungo il cammino.
Il ghiacciaio per la prima ora lo si affronta facilmente, l’attenzione deve sempre essere alta. Attorno ai 3500metri ci si avvicina all’ultimo pendio che raggiunge pendenze marcate (40°) e traversi difficoltosi.
Raggiunto il colle la vetta si trova sulla nostra destra (3769 m s.l.m.), la si raggiunge percorrendo la cresta aerea; le condizioni cambiano a seconda della presenza o meno di neve.
Per il ritorno consigliamo il percorso di risalita.
Un doveroso ringraziamento ai gitanti: Renato, Giovanna, Roberto e Diego.
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