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Cronaca

Lizzola, senza fine la questione dei cannoni da pignorare

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Sembra essere infinita la questione dei cannoni per l’innevamento non pagati a Lizzola, venerdì momenti di tensione sulle piste. Si chiede chiarezza al Comune.

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L’innevamento sulla pista Due Baite

Non trova pace la questione dei cannoni non pagati sulla pista Due Baite a Lizzola dove, nella mattinata di venerdì 28 ottobre, sono arrivati i rappresentati della TechnoAlpin (l’azienda di Bolzano che nel 2011 ha realizzato l’impianto di innevamento) insieme all’ufficiale giudiziario, pronti a portarsi via l’attrezzatura. 

La vicenda è molto complessa e risale agli anni dell’amministrazione Morandi, quando nel 2008 l’ex sindaco (recentemente condannato a 4 anni per la truffa all’Intesa Sanpaolo Private Banking di Fiorano al Serio di cui era direttore) voleva realizzare lo Ski Stadium: il progetto non andò a buon fine e, tra fallimenti e ripensamenti, si era raggiunto l’accordo che l’impianto di innevamento sarebbe passato alla Stl (la Sviluppo Turistico Lizzola, società che gestiva gli impianti fino al fallimento del 2013), ma, con il fallimento dello stessa, quel passaggio non si è concretizzato.

Il punto oggi dunque è: alla TechnoAlpin spettano ancora 130 mila euro, ma non si sa chi li debba pagare. O meglio, dal canto suo l’amministrazione spiega di averli a suo tempo versarti a Stl che non li ha inoltrati alla ditta, mentre il curatore sostiene che dai documenti non risulta che il Comune abbia versato quei soldi.

Sta di fatto che venerdì, all’arrivo dei riscossori, gli uomini della Nuova Lizzola, la cooperativa che ha salvato gli impianti dopo il fallimento e che li ha in gestione dall’ottobre 2014, con l’ex deputato Sergio Piffari, hanno fatto barricata non lasciando passare e chiamando i carabinieri che, oltre a quietare gli animi, hanno verificato  che il pignoramento non era stato notificato alle parti, perciò bolzanesi per il momento hanno desistito.

Cosa succederà ora con la stagione invernale alle porte? “Noi non siamo nel torto – spiega Omar Semperboni, socio della cooperativa e titolare del rifugio Campel – perché abbiamo regolare contratto d’affitto dell’impianto di innevamento con il Comune. L’azione di venerdì inoltre ha tutelato, non solo la nostra attività, ma il bene della comunità. Venerdì mattina però l’amministrazione non si è vista ma tocca a loro trovare una via di uscita”.

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