Cronaca
Dati immigrazione 2016, Cisl Bergamo: “In provincia nessuna invasione”
Diffusi i dati del Dossier Statistico Immigrazione 2016: 125 mila gli immigrati in provincia di Bergamo, -0,2% sul 2014.
Presentati negli scorsi giorni in CISL a Milano i dati del Dossier Immigrazione a cura del Centro Studi e Ricerche IDOS.
Il Dossier rileva come l’incidenza degli stranieri nella nostra regione sia pari all’11% della popolazione complessiva, un dato stabile rispetto allo scorso anno, mentre a livello provinciale la percentuale scende sotto i valori medi regionali, e il gruppo più ampiamente rappresentato è quello proveniente dalla Romania.
In un anno nel quale si comincia a vedere una ripresa dell’economia e del mercato del lavoro, anche se in maniera ridotta rispetto a quella auspicata, gli occupati nati all’estero sono impiegati nel settore dei servizi ed in piccole e medie imprese con una percentuale stabile negli ultimi quattro anni ed in linea con i valori nazionali, mentre la percentuale si abbassa per la provincia bergamasca sotto la media regionale.
Gran parte del denaro prodotto in Lombardia rimane qui in Italia e va a rimpinguare le casse dello stato italiano: le pensioni erogate dall’Inps in Lombardia a cittadini provenienti da paesi non comunitari sono pari all’0,3% del totale, mentre quelle assistenziali sono pari 2.7% del totale. Inoltre i cittadini stranieri sopra ai 65 anni sono solo il 2.8% del totale mentre il 34,9% della popolazione immigrata residente in Lombardia ha un età tra i 30 e i 44 anni.
Dall’indagine, inoltre risulta che i richiedenti asilo o rifugiati a luglio di quest’anno presenti nelle strutture lombarde sono stati pari al 13 % di tutte le persone accolte in strutture per richiedenti asilo in Italia con un’incidenza percentuale pari allo 0,2% della popolazione residente.
I dati in provincia di Bergamo
A Bergamo risiedono in totale 125.446 cittadini stranieri; nel corso del 2015 si sono registrate 2.231 nuove nascite da genitori stranieri; nello stesso periodo, gli occupati nati all’estero (con almeno una giornata lavorativa nel corso dell’anno) sono stati 61.740; le imprese a gestione immigrata 9.287.
In tutta questa situazione, mentre l’immigrazione è scesa dello 0,2%, l’emigrazione bergamasca verso l’estero è salita di circa il 6%, con 47.332 orobici iscritti all’AIRE.
Ad intervenire in merito a questi numeri è Gabriella Tancredi, segretario provinciale della CISL di Bergamo e responsabile delle politiche di accoglienza: “Nel corso di questi ultimi mesi, e senza dubbio in quest’ultimo anno, da parti diverse si va sempre più diffondendo l’idea che il nostro paese sia sottoposto ad una vera e propria invasione da parte di popoli provenienti da quei luoghi del mondo che con estrema facilità noi definiamo terzo e quarto mondo. Senza alcun dubbio una parte della popolazione in arrivo da qualche tempo in Europa e nel nostro paese in particolare (l’Italia per la sua collocazione geografica è veramente la “porta” dell’Europa) sta scappando da una condizione di vita indiscutibilmente difficile , ad un livello per noi neanche immaginabile, ed a causa di eventi che hanno le loro origini in eventi e scenari geo-politici a volte incomprensibili e sconosciuti. Ma, analizzando il fenomeno immigratorio di quest’ultimo periodo, è chiaro che di invasioni non possiamo parlare: inoltre, gli stessi dati del Dossier testimoniano che l’avvento di queste popolazioni non sono per noi un pericolo ma piuttosto un’opportunità”.
“Nonostante tutto – conclude la segretaria CISL di Bergamo -, si è accentuata tra gli italiani la “sindrome dell’invasione”. Invece, secondo le proiezioni demografiche dell’Istat, per garantire l’equilibrio demografico della popolazione in diminuzione, si deve considerare che i nuovi ingressi di cittadini stranieri (solo in parte destinatari a tradursi in soggiorni stabili) non si collocano al di sopra di queste previsioni. È chiaro che serve valorizzare al meglio le nuove presenze a livello formativo, occupazionale e sociale, anche attraverso un’accoglienza sul territorio più diffusa dei nuovi arrivati, con un coinvolgimento delle famiglie, devolvendo loro parte dei fondi destinati per l’accoglienza e favorendo un più fruttuoso e molteplice processo di integrazione”.
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