Cronaca
Lana Bergamasca, Gandino torna alle origini
Riscoprire l’antica filiera della lana bergamasca, che nella storia e nell’attualità ha uno snodo cruciale.
Si è svolta mercoledì 14 dicembre a Gandino l’iniziativa “La Valle della Lana e la cucina dei pastori”, organizzata dalla Comunità del Mais Spinato in collaborazione con la Pro Loco Gandino. L’idea è riscoprire i legami fra l’allevamento ovocaprino sui monti della zona, la possibile rinascita della filiera della lana e gli intrecci profondi con l’enogastronomia ed il rilancio territoriale, sul modello del fortunato progetto legato alla valorizzazione del Mais Spinato di Gandino.
In documenti quattrocenteschi Gandino è già citata come “capitale della lana”, un materiale che fece la fortuna della Valle nei secoli successivi, con i noti “pannilana” venduti sui mercati di Baviera, Austria, Francia e Fiandre. Si aggiungano la tintura a Gandino delle camicie scarlatte dei Mille di Garibaldi e la presenza in paese del Saio Reliquia di S.Padre Pio da Pietrelcina, conservato nel convento delle Orsoline.
Una vera e propria arte che oggi ancora conserva in Valle capisaldi produttivi per lavaggio, pettinatura e tintura, dcisi a confrontarsi con ipotesi concrete di rilancio attraverso una giusta valorizzazione del lavoro manuale di transumanti e tosatori e l’ideazione di prodotti nuovi con cui aprire nuove opportunità di mercato. Ad animare il proficuo e serrato dialogo è stato, durante una cena dialogata, il prof. Michele Corti, ricercatore e docente di zootecnica di montagna presso l’Università di Milano di Zootecnica.
La degustazione di carni ovocaprine egregiamente preparate è stata preceduta da una visita alla Casa Bergamasca di Babbo Natale, con annessa area fattoria dedicata. La struttura, meta di miglia di vistatori in queste settimane, è ospitata a Palazzo Rudelli, di propietàdi una delle famiglie più rinomate di industriali lanieri della Val Gandino.
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