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Leggere… ci piace – Il lamento del prepuzio

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Ridere di noi stessi è probabilmente la miglior forma di terapia per uscire da quelli che sono gli stereotipi che ci accompagnano dalla nascita. L’ego può essere demolito da una sonora risata, anche quando questa va a cozzare contro i nostri dogmi, le convinzioni e le costrizioni a cui la nostra cultura ci sottopone. Ultimamente sono interessato dalla letteratura ebraica. L’ironia che da sempre anima la scrittura degli scrittori della diaspora mi incuriosisce a l’acidità con la quale riescono a trattare di argomenti che la vessazione religiosa imporrebbe è davvero esilarante. Il lamento del prepuzio di Shalom Auslander è un trattato dell’irriverenza verso i precetti religiosi a cui il popolo ebraico sottostà da millenni. Auslander mette a nudo tutte quelle che sono le perplessità di una nuova società, meno avvezza a seguire le indicazioni dei padri ma pur sempre legata alla tradizione e tenutaria di quello che è il lascito della più grande tragedia dell’umanità. Eppure pagina dopo pagina, il romanzo di quello che alcuni indicano come il fratello minore di Philip Roth ( mi aspetto ancora una sua battuta dopo la sconfitta all’ultimo premio Nobel) e che è già stato paragonato a Groucho Marx, ci permette di prendere coscienza di quelle che sono abitudini di un popolo che poco conosciamo. Non molto amato all’interno della comunità ebraica, ed osannato invece da quella statunitense, Auslander narra del suo personale litigio quotidiano con Dio. Del suo fatto di sentirsi vittima prescelta, una sorta di punging ball su cui l’onnipotente si sgranchisce le nocche ogni mattina. L’ironia è la componente fondamentale di quella che potrebbe prestarsi ad essere la prossima riduzione teatrale di Broadway. La raffigurazione di una new York che sembra un piccolo paesino di periferia è fantastica e la caratterizzazione dei personaggi è azzeccata. Libro che ho letto nelle festività Natalizie, sorridendo pagina dopo pagina. Nota di demerito va spesa per la seconda parte del romanzo che spesso ricalca concetti già ribaditi all’inizio. Non fa nulla. Smettiamola di giudicare ogni cosa soffermandoci solo sulle prime impressioni. Ad Auslander concediamo ancora una possibilità. Anche se giornalista affermato, in quella che è la strada della letteratura ha ancora strada da fare. Ma chi di noi si può già definire alla fine del proprio cammino? Ah già, forse Bob Dylan, Ammesso che ci voglia dire da che parte lo abbia iniziato.

 

Shalom Auslander – IL LAMENTO DEL PREPUZIO Guanda edizioni 288 pagine

Consumatelo avendo a fianco un piatto di molluschi, fettine di prosciutto crudo e Whisky torbato. L’antitesi del cibo kosher… ma chi se ne frega.

 

A cura di William Amighetti

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