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Cronaca

Moria di trote in Val del Riso, la questione finisce al TAR

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La Provincia di Bergamo si costituisce in giudizio contro il ricorso al TAR di Pontenossa spa: materia del contendere la diffida del 2016 dopo la moria di trote nel torrente Riso

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Finirà davanti al TAR per la Lombardia, sezione staccata di Brescia, la querelle fra la Provincia di Bergamo e la Pontenossa s.p.a. per l’atto di diffida emesso dal Settore Ambiente – Servizio AIA Impianti Termici della Provincia di Bergamo in data 1 dicembre 2016.

In questi giorni l’ente provinciale ha pubblicato all’albo pretorio il Decreto del Presidente Matteo Rossi firmato il 13 marzo 2017, con il quale si decreta la costituzione in giudizio al TAR, dove la Pontenossa spa ha presentato ricorso contro la Provincia e l’Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente della Lombardia (ARPA).

La diffida oggetto di discussione è quella scaturita da sopralluoghi e prelievi effettuati il 22 settembre 2016 nelle acque del torrente Riso e in quelle scaricate dalla ditta, a seguito della moria di centinaia di trote (almeno 500) trovate esanimi nel tratto terminale del torrente, che porta alla confluenza con il fiume Serio.

La diffida del 1 dicembre 2016 intimava in particolare Pontenossa s.p.a. il rispetto del limite di concentrazione fissato per il parametro “cloruri” nello scarico in uscita dall’impianto di depurazione, oltre alla trasmissione di analisi aggiornate delle acque di scarico, come da Piano di monitoraggio e controllo, attestanti il rispetto dei limiti.

La Pontenossa spa, che svolge attività di recupero dei metalli non ferrosi contenuti nei residui derivati dalla produzione di acciaio delle aziende siderurgiche lombarde, ritenendo illegittimo l’atto di diffida.

L’allarme a suo tempo era scattato per opera degli appassionati di pesca locali, in un’area di forte rilevanza ambientale, rispetto alla quale nel 2015 gli attivisti del Movimento Cinque Stelle Alan Vassalli, Fabio Gregorelli e Stefano Reale avevano redatto un documento che segnalava criticità relative al deposito di materiali delle vecchie laverie (attive sino al 1982), dove veniva utilizzato fra gli altri anche il cianuro di sodio. Ora a dirimere la questione sarà il TAR della Lombardia.

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