Cronaca
A Leffe il richiamo dei “i grì”: la tradizione del Venerdì Santo in Val Gandino
Il richiamo per le funzioni nel giorno della morte di Gesù e delle campane legate – A Gandino urla e “tola”, a Leffe protagonisti i ragazzi in giro per il paese
Le giornate del Triduo pasquale rinnovano in Val Gandino le particolari tradizioni legate nelle varie comunità alla necessità di richiamare i fedeli senza l’ausilio delle campane, che resteranno mute sino alla veglia pasquale del Sabato Santo, quando si “troverà Pasqua”.
A Gandino sono i volontari a richiamare i fedeli dal campanile della Basilica, utilizzando la tola o battola (una tavoletta di legno con battenti in ferro, usata nel Medioevo per chiamare il popolo a raccolta anche in occasioni civiche) e la voce urlante di un uomo.
Il veterano (dal 1982) è Celestino Caccia, battitore, cui si affiancano Fulvio Masinari (giovane urlatore) ed Emanuele Bertocchi. Ad echeggiare a Leffe è invece il particolare suono delle raganelle, denominate “grì” (grilli) nella tradizione dialettale.
I ragazzi della Scuola Campanaria hanno ripreso con entusiasmo la pratica di utilizzare questi arcaici strumenti per avvisare i residenti del mezzogiorno o dell’imminente inizio delle funzioni in chiesa. A piccoli gruppi si dirigono verso varie zone del paese, con un crepitio che , secondo alcuni anziani, aveva lo scopo non solo di richiamare, ma anche di ricordare le frustate della flagellazione di Cristo durante la Passione. Particolarmente apprezzata anche la visita ai nonni di Casa Serena.
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