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Cronaca

Clusone, la chiesa come una tela infinita. Al Patronato gli affreschi di Mario Carubia – Foto

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Il lavoro quotidiano e gratuito di un’artista di Clusone, Mario Carubia, per la chiesa del Patronato S.Vincenzo. Un’opera che unisce fede e storia locale con il senso profondo di una missione artistica

Mario Carubia

Un’oasi di quiete nella frenesia del quotidiano, dove il tempo non è avversario, ma fido alleato per portare avanti un’impegno che ha i contorni della missione.  Mario Carubia, 70 anni, è un artista di origine meridionale, che da decenni vive a Clusone.  Alcuni anni orsono don Martino Campagnoni, storico direttore del Patronato San Vincenzo di Clusone gli ha affidato il compito di animare con i suoi affreschi la chiesa dell’Istituto. “Mi ha detto semplicemente che questa era “la mia chiesa” – spiega l’artista –  per sottolineare come fossi autorizzato ad esprimere in un ciclo pittorico completo il senso della presenza di fede legata alla storia della Chiesa bergamasca”. 

Nel maggio 2016 don Martino Campagnoni, in coincidenza con il suo 65° di sacerdozio (fu ordinato nel 1951 e tutti lo ricordano protagonista per decenni della Messa di Capodanno sulla vetta del Formico) aveva benedetto i primi affreschi ormai completati, dominati dalle raffigurazioni di Santi e Beati della Chiesa bergamasca. Fra gli altri ci sono i seriani beato Alessandro Dordi (ucciso in Perù), don Antonio Seghezzi di Premolo, il Beato Tommaso da Olera e la Beata Pierina Morosini. Non manca evidentemente il ritratto di S.Giovanni XXIII, inaugurato già nel 2014 a pochi giorni dalla canonizzazione che vide Papa Roncalli elevato alla Santità insieme a S.Giovanni Paolo II. Nel 2018, come annunciato dal Vescovo mons. Francesco Beschi, le spoglie di S.Giovanni XXIII torneranno per un pellegrinaggio a Sotto il Monte ed a Bergamo.

Mario Carubia continua ancor oggi il suo impegno quotidiano, paziente e certosino nella tecnica e poetico negli intenti di fede. Non è fuori luogo scomodare Michelangelo e la cappella Sistina, per quel senso di infinito che riesce a dare al proprio messaggio ed al “mestiere” che ricorda le botteghe di un tempo. Anche il Buonarroti fu inizialmente incaricato di dipingere solo dodici figure, gli Apostoli, ma quando il lavoro fu finito ne erano presenti più di trecento, in un capolavoro che ancor oggi è ammirato con stupore dal mondo intero. Il ciclo pittorico della chiesa del Patronato di Clusone è destinato a costituire una preziosa testimonianza di fede e storia della Chiesa di Bergamo.

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