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Cronaca

Al Museo Nazionale di Roma risuonano le note del baghèt di Casnigo – Foto

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Trasferta di prestigio per il baghèt di Casnigo. Le note dell’antica cornamusa bergamasca suonata da Luciano Carminati, hanno risuonato a Roma al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari.

Una trasferta importante, che apre nuovi orizzonti culturali e consacra una preziosa tradizione della Valle Seriana. Le note del “baghèt”, l’antica cornamusa bergamasca, hanno risuonato venerdì 30 giugno nelle sale espositive del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari a Roma. Un vero e proprio “tempio” della cultura popolare italiana, nel quale ha proposto alcuni brani Luciano Carminati di Casnigo, presidente dell’associazione culturale “Il Baghèt”, che cura la promozione della tradizione di questo strumento. Carminati è fra l’altro nipote di Giacomo Ruggeri “Fagot”, ultimo suonatore dell’arco alpino, nativo di Casnigo. Ad un progetto di ricerca portato avanti negli anni dallo studioso Valter Biella (che raccolse il patrimonio orale di suonate e tecniche costruttive di Ruggeri) si deve l’avvio della salvaguardia di una tradizione unica.

“Ho portato il suono del baghèt Al Mujseo Nazionale di Roma – spiega Carminati – perché qui il significato della nostra storia e della nostra tradizione assume una centralità nazionale. Nelle grandi sale di questo museo ci sono tutti gli elementi delle tradizioni religiose, folcloristiche, popolari e musicali che nel corso della storia hanno fatto parte integrante della nostra cultura. Ho trovato disponibilità e attenzione. Non è escluso che a dicembre si possa coordinare un evento più strutturato e di grande risonanza”.

Il baghèt è lo strumento che per antonomasia è legato alla tradizione natalizia. Uno strumento povero, nato e cresciuto tra i pastori. I suonatori erano per la maggior parte contadini, e si ritrovavano nelle stalle d’inverno. Passata l’Epifania, poco prima del carnevale, lo strumento era riposto, per essere ripreso agli inizi dell’inverno successivo, a San Martino.  Con il baghèt si suonava l’antica “pastorèla”, si accompagnava il canto e si eseguiva addirittura l’arcaico “bal dol mòrt” (ballo del morto), una specie di pantomima in cui due ballerini mimavano una “morte” ed una successiva “resurrezione”.

Casnigo, in Val Gandino, è la patria indiscussa dello strumento, al punto che il consiglio comunale nel 2009 ha emanato una specifica delibera che conferisce al paese il titolo di “patria del Baghèt”. Nel palazzo comunale sono conservati due antichi strumenti, appartenuti il primo al casato degli Zilioli (conosciuti come “Fiaì”), e il secondo a Giacomo Ruggeri detto “Fagòt”, probabilmente ultimo suonatore di baghèt dell’intero arco alpino sino agli anni ’60 e successivamente testimone di un’arte tramandata spesso attraverso la sola tradizione orale. In Bergamasca ci sono tracce della cornumusa che risalgono al 1300.

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