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Cronaca

“Non voglio uccidere”: a S.Vito di Leguzzano il ricordo dei fucilati grazie al diario di Angelo Savoldelli

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A S.Vito di Leguzzano (Vicenza) intenso ricordo per sette fanti fucilati in paese nel 1917. Le celebrazioni centrate sul racconto del fante Angelo Savoldelli di Gandino che raccontò in un diario quei tragici giorni.

C’erano i monti, le file di gelsi e tante vite travolte e stravolte dalla tragedia della Grande Guerra ad un unire in un ideale unico abbraccio, domenica 6 agosto, le comunità di S.Vito di Leguzzano (a pochi chilometri da Schio in provincia di Vicenza) e Gandino in Valle Seriana,  ad un secolo esatto dai tragici eventi che nel 1917 videro fucilati sette soldati italiani per una supposta insubordinazione (e dopo un sommario processo).

La manifestazione, organizzata dal Comune vicentino, ha raccolto una cinquantina di gandinesi, fra i quali dieci nipoti del fante gandinese Angelo Savoldelli (Margherita, Lucia, Cecilia, Angelo, Giovanni, Renata, Tiziana, Gabriele, Giuseppe e Giovanni) pronipoti, parenti, delegazioni dei Fanti di Gandino e Clusone.

Parte del gruppo di gandinesi

Il sindaco Umberto Poscoliero, gli studiosi Paolo Snichelotto e Giovanni Delle Fusine nonché i rappresentanti locali dell’Associazione Fanti, hanno rimarcato l’importanza di riabilitare i nomi e l’onore di militari giustiziati da tribunali sommari senza colpe ed al solo scopo di intimorire le truppe, fra le quali serpeggiava forte e giustificato malumore nei mesi appena precedenti la disfatta di Caporetto.

Il fante Angelo Savoldelli

Angelo Savoldelli, asse 1880, era anch’egli in servizio in quegli anni a S.Vito di Leguzzano e si trovò suo malgrado ad essere designato nel plotone di esecuzione che doveva giustiziare i sette soldati. Uomo di fede fervente, implorò la Madonna per essere esentato da un compito tanto ingrato. Un imprevisto dietro front dei militari lo escluse dai fucilatori e da subito vide in questo un segno prodigioso della Vergine. Savoldelli raccolse in un diario (pubblicato nel 2001) i suoi ricordi, legati in particolare ai precedenti pellegrinaggi a Lourdes e Roma.

Per gli studiosi vicentini  il racconto di Savoldelli è l’unica testimonianza diretta dei fatti del 1917, che vada al di là dei freddi dati (per altro incerti) della sentenza pronunciata da un tribunale militare allestito in loco. La commemorazione ha seguito il percorso dei plotoni d’esecuzione, soffermandosi nei luoghi più significativi ad ascoltare brani del diario letti dall’attore Davide Dal Pra. Di forte impatto, sul luogo dell’esecuzione, la presenza di sette sedie con i nomi dei condannati ora esattamente identificati. Fra loro anche Giuseppe Barabba, i cui nipoti sono giunti da Polignano a Mare e da Torino.

Nel racconto di Savoldelli si citano altri fanti bergamaschi: Francesco Scandella di Clusone, Visini di Villa d’Ogna e Matteo Spampatti di Gandino, cui toccò il triste compito della sepoltura.

A chiusura della giornata (che per la nutrita delegazione bergamasca ha compreso anche visite al Sacrario di Schio e a Bassano del Grappa) è stata inaugurata una stele a ricordo dei fucilati in località Coste.

Clicca sulle foto per ingrandirle.

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