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Zaia, Maroni e Toti alla Bèrghem Fest: uniti e non su immigrazione e elezioni – video

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Zaia, Maroni e Toti ospiti alla Bèrghem Fest di Alzano Lombardo: idee chiare – e non sempre concordanti – per i Governatori, incalzati dalle domande di Enrico Mentana.

Serata da tutto esaurito quella di lunedì 28 agosto ad Alzano Lombardo dove sul palco della Bèrghem Fest sono saliti i governatori di Lombardia, Liguria e Veneto. Rispettivamente Roberto Maroni, Giovanni Toti e Luca Zaia: i tre si sono confrontati, incalzati dalle domande di Enrico Mentana, sui temi dell’immigrazione e del Referendum per l’autonomia che vedrà al voto i cittadini lombardi e veneti il prossimo 22 ottobre.

Subito acceso il dibattito sull’accoglienza migranti, gestita, secondo i tre presidenti, in maniera sbagliata: “La questione migranti va gestita direttamente in Libia – ha sottolineato Maroni – come avevamo fatto noi nel 2011 dopo la cosiddetta ‘Primavera Araba’ quando riportammo indietro i barconi”. “Il contesto in cui si sviluppa lo Jus Soli – ha continuato Toti – non è una priorità soprattutto in un periodo in cui il clima è teso”.

Verso le elezioni

“Chi sarebbe un buon candidato Premier? – ha interrotto ad un certo punto Mentana facendo riferimento alle possibili elezioni della primavera 2018 -“. Maroni ha risposto prontamente “Salvini” mentre Toti ha aggirato la risposta dicendo “Un buon Premier sarà colui che sarà eletto dagli elettori, con la speranza che il centro destra corra unito per ottenere il 40% necessario per governare. Non so cosa farà Berlusconi ma è indubbio che sia ancora un leader che ha voglia di mettersi in gioco”.

“Ma qual è la quadratura del cerchio del centro destra per vincere? – ha continuato Mentana”. Con l’attuale sistema elettorale infatti è molto probabile l’ingovernabilità perché nessun partito otterrà il 40%.

“Prima di tutto – ha commentato Zaia – bisogna concentrarsi sui programmi più che sui nomi di chi si siederà al Governo. Bisogna recuperare il contatto con gli italiani e risolvere i problemi”.

Secondo Maroni la formula è ancora più semplice: “Se il 22 ottobre il Referendum per l’autonomia otterrà il sì dei cittadini in pochi mesi potrebbero arrivare nella casse della Regione 27 miliardi (l’attuale Bilancio regionale è di 23 miliardi, ndr.): in questo caso non mi preoccuperò più di cosa succederà a Roma perché avrei in nostri soldi da investire sul nostro territorio”.

Non sono mancati i riferimenti a Renzi e Cinque Stelle che, secondo i rappresentanti sul palco, se il centro destra tornerà ad essere unito, non saranno delle vere minacce.

Il Referendum per l’autonomia

Ma l’appuntamento con le urne per gli elettori di Lombardia e Veneto è anticipato al 22 ottobre con il Referendum per l’autonomia. “Il Referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto – ha spiegato Maroni – cambierà la sorte dell’Italia perché cambierà il rapporto con il Governo centrale. Abbiamo il diritto di avere questa autonomia perché si tratta di una scelta democratica. Può essere per le nostre due Regioni l’inizio di una storia nuova. Potevamo trattare col Governo ma sapevamo già di non ottenere niente perché Roma non concede nulla. Questa è l’unica alternativa”.

“Quello che sta succedendo è eccezionale – ha continuato Zaia -. Già i padri costituenti erano federalisti e il federalismo serve per tenere unito il Paese e conferire responsabilità. Non ci sarà l’autonomia il giorno dopo ma è una condizione a cui il Governo non si può sottrarre”.

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