Cronaca
“Scommettiamo sul futuro”: Lana Val Gandino, il progetto fila e scalda i cuori
Serata intensa e partecipata venerdì 6 ottobre a Peia: la presentazione del progetto basato sul format virtuoso del Mais Spinato (che festeggia i dieci anni) apre di fatto una nuova “Via della Lana”. Presentati i primi capi naturali ad alte prestazioni.
“Scommettiamo sul futuro”. Il senso della presentazione in Val Gandino del progetto legato alla rivalutazione della filiera locale della lana è tutto nel titolo del progetto di accoglienza sviluppato quest’anno dai ragazzi della scuola primaria di Gandino, ma anche e soprattutto nella fattiva intraprendenza di decine di appassionati imprenditori che dimostrano di crederci.
Il rischio di liquidare il tutto come “la solita conferenza” è concreto, ma la serata di venerdì 6 ottobre nella Biblioteca Marinoni di Peia (organizzata dalla Comunità del Mais Spinato di Gandino nell’ambito de “I Giorni del Melgotto”) è stata sicuramente qualcosa di più.
“Tutto è nato – ha spiegato in apertura Filippo Servalli, vicesindaco di Gandino – da una duplice constatazione: la presenza in Val Gandino di una residua filiera altamente specializzata, di fatto unica nel suo genere in Italia, e la possibilità di dare ad essa uno scopo ed un brand che ne rafforzino la capacità di penetrazione sui mercati”.
A dar forza alla vision locale è stata senza dubbio la relazione di Aldo Tempesti (segretario generale di TEX CLUB TEC – Associazione Italiana Tessili Innovativi) che ha evidenziato come oggi il mercato esprima in settori di nicchia ad contenuto tecnologico (non soltanto tessili) la necessità di disporre di fibre naturali come la lana. “La tecnologia touch di cui gode ciascuno sul proprio smartphone – ha spiegato Tempesti – è possibile, per esempio, grazie ad un tessuto ad alta tecnologia prodotto in Italia. Un modo per capire come la lana e la filiera produttiva ad essa legata possano esprimere un’innovazione di grande prospettiva, nei campi più disparati: dall’abbigliamento tecnico al biomedicale, dall’agricoltura all’hi-tech”.
Filippo Servalli e Michele Corti, ricercatore e docente di zootecnia della montagna preso l’Università di Milano, hanno segnalato gli aspetti storici che fanno della Val Gandino un luogo nevralgico a livello mondiale dell’attività laniera. “Qui c’erano e ci sono pascoli e pastori, ma anche competenze artigianali uniche legate al lavaggio, alla filatura, alla tintura, al finissaggio. Nel 1400 fra Peia e Gandino c’erano più pecore che abitanti ed il “panno bergamasco” indicava sin da allora una denominazione d’origine precisa e riconoscibile sui mercati”. Antonio Rottigni, presidente della Comunità del Mais Spinato, ha ricordato come “passione e competenza siano incubatrici ideali di progetti i rilancio”, mentre il giornalista Giambattista Gherardi ha rimarcato come la Val Gandino goda di icone fortemente evocative a livello culturale: dalle camicie scarlatte dei Mille di Garibaldi tinte a Gandino al saio reliquia di S.Padre Pio custodito dalle Suore Orsoline, dalla Via della Lana di Peia sulle tracce degli all’antichi mercanti all’ultima Ciodera, presso il Lanificio Torri nel fondovalle, per non parlare del Museo della Basilica di Gandino con i suoi antichi tessuti e del Museo del Tessile di Leffe con i propri macchinari funzionanti.
L’apoteosi di una stata destinata a finire sul libro della storia è stata nell’ampio confronto finale, quando ciascun operatore ha offerto il proprio contributo di idee e competenze. Ecco emergere allora i fratelli Bosio, filatori della I.T.B. nata a Peia, Claudio Pasini della Manifattura Ariete di Gandino (nipote di Rino, il compianto “sarto dei pastori” morto nel 1996), Corrado Presti della Lafitex, Maurizio Bertasa legato al mondo della moda, i responsabili della storica e prestigiosa Torri Lane, la giovane stilista locale Aurora Bertocchi, Clemente Savoldelli che ha promosso il recupero di fibre di lana grezza ma anche la coltura dei bachi da seta, al centro di un secondo incontro venerdì 13 ottobre alle 21 al Museo del Tessile a Leffe.
In bella mostra sono apparsi addirittura, fra l’emozione generale, i primi manufatti: sciarpe, coperte, panni ed un maglione senza cuciture, realizzato a ferri da Luisa Bosio di Leffe su invito di Maurizio Bertasa. Capi dai colori naturali e dalla inequivocabile connotazione locale. La Lana Val Gandino è una realtà entusiasmante: scalda i cuori.
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