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Cronaca

Eredità immateriali lombarde: il Venerdì Santo fra fede tradizione

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Alcune tradizioni seriane legate al Venerdì Santo fanno parte ufficialmente del patrimonio culturale locale, che si concretizza con l’iscrizione al REIL (Registro delle Eredità Immateriali Lombarde). Tra queste c’è quella di Vertova..

Il Venerdì Santo a Vertova

I paesi della Media Valle Seriana sono culla di tradizioni secolari storiche, culturali e sociali; una cultura popolare che ad ogni evento o ricorrenza prende vita, implementata dalla devozione della popolazione, che con passione ed impegno mantiene viva la memoria nel corso della storia. Alcune tradizioni seriane, le più significative, fanno parte ufficialmente del patrimonio culturale locale, che si concretizza con l’iscrizione al REIL (Registro delle Eredità Immateriali Lombarde), che si configura come un progetto di attenzione, cura e rivalutazione, nonché di promozione, della cultura, delle conoscenze e delle pratiche rituali della Regione Lombardia.

Un patrimonio antropologico di inestimabile ricchezza per i territori della Valle Seriana che nel corso dei secoli ha contribuito alla costruzione sociale, storica e culturale dei paesi del territorio, così come oggi li conosciamo. Certamente, quando si parla di “eredità immateriale” e si pensa alla più rinomata in Media Valle, il pensiero corre a Vertova, dove, al termine del tempo di Quaresima, a ridosso della Pasqua di Risurrezione, si tiene la “Processione” del Venerdì Santo, un evento che annualmente richiama molti visitatori, provenienti anche da altri paesi seriani e da tutta la Bergamasca.

La celebre rievocazione della “Passione di Cristo” avrà luogo venerdì 30 marzo (ovviamente, in caso di bel tempo), e prenderà il via, come di consueto, alle 20, presso la Chiesa Parrocchiale S. Maria Assunta. La funzione verrà aperta da un gruppo di figuranti in costume tipico che, sfilando lungo la navata della chiesa davanti ai fedeli raccolti in rigoroso silenzio, giungono ai piedi di una grande croce allestita per l’occasione al culmine di una scalinata in legno. Sulla croce, simbolo della Passione, si trova la celebre statua snodata del Cristo Morto, impressionante (per il suo realismo) opera risalente al 1725 e realizzata dai fratelli e artisti di Rovetta Andrea e Gian Bettino Fantoni dietro commissione dei cittadini vertovesi, e peraltro recentemente sottoposta a restauro.

Uomini vestiti con abiti di colore rosso, con eleganti e voluminosi turbanti, risalgono la scalinata con passi pesanti ad ogni scalino, al fine di far risuonare i tonfi sordi del legno in tutta la chiesa; delicatamente, e toccandolo solo con bende candide, staccano il Cristo dalla croce, per deporlo su una lettiga. Prende così il via la secolare e solenne “Processione” del Venerdì Santo di Vertova.

Ad aprire il corteo ci sarà un chierichetto reggente una grossa croce, il quale è seguito da altri chierichetti e dai ragazzi che quest’anno riceveranno il sacramento della Cresima: questi portano i simboli della Passione. Li seguono i Seminaristi di Bergamo, con i sacerdoti, i Confratelli del Santissimo Sacramento e il Corpo Musicale di Vertova.

Il corteo, quindi, entra nel vivo della rievocazione con l’arrivo di tre gruppi chiamati “Picche”: sono uomini vestiti da soldati romani, con lunghe lance, che fanno da guardia alla portantina su cui è adagiata la statua del Cristo dei Fantoni, trasportata a braccio dai Giudei, accompagnati da alcuni uomini che reggono delle forcelle sulle quali, durante il lungo tragitto, questi appoggiano di tanto in tanto la pesante lettiga. Dietro, a seguire il gruppo c’è un fedele vestito in saio rosso, incappucciato, al fine di non riconoscerne l’identità, e scalzo; è Gesù, il quale trasporta sulle spalle una grande croce in legno. Accanto a lui un altro fedele, in tunica bianca, anch’esso incappucciato e scalzo, che rappresenta Simone di Cirene, l’uomo che stando a quanto riportato dai Vangeli aiutò, obbligato dai soldati, Gesù a portare la croce in cima alla collina del Golgota per la crocifissione.

L’atto di portare la croce, il “Crusù”, avviene in seguito ad un’offerta di denaro, effettuata segretamente al Parroco e rappresenta un voto religioso, penitenza o grazia ricevuta/chiesta, a dimostrazione della forte fede del figurante, la cui identità, così come la sua offerta, resta nota solo al sacerdote. Il corteo è chiuso dalle “Torce”, sorrette da uomini in costume tradizionale e dai fedeli in preghiera.

Dopo il Venerdì Santo, le celebrazioni pasquali proseguiranno sabato 31 marzo, con la popolare benedizione delle uova, presso la Chiesa Parrocchiale, e culmineranno domenica 1° aprile con la Pasqua (le Messe seguiranno gli orari del calendario festivo).

“La Pasqua è il centro della nostra fede – commenta il parroco di Vertova don Giovanni Bosio – il periodo durante il quale tutti vengono accolti. L’invito a celebrare la Risurrezione è rivolto a tutta la popolazione, in modo particolare a ragazzi e giovani, che purtroppo si stanno allontanando dalla religione”.

Articolo tratto dal mensile Paese Mio

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