Cultura
A Vertova un seminario sulla morte con Frank Ostaseski
Alla Fondazione IPS “Cardinal Gusmini” di Vertova il seminario “L’arte del morire”: ospite d’eccezione Frank Ostaseski.
“Vivendo da vicino la morte, si impara a vivere bene, in maniera più vera e completa”. Questo il motto che ha animato in questi anni Frank Ostaseski, insegnante, direttore e fondatore del Zen Hospice Project di San Francisco, il primo hospice buddista degli Stati Uniti, capostipite di una serie di strutture simili negli “States” e in Europa, che ha insegnato la pratica della cura compassionevole dei malati terminali, soprattutto malati di cancro e Aids. Dalle sue esperienze sono nati libri in cui raccoglie il suo pensiero e le sue esperienze di vita. Sì, proprio così, di vita. Perché nonostante Frank Ostaseski intraprenda percorsi di consapevolezza accanto ai malati terminali, a chi la morte la sta “vivendo”, i suoi consigli, il suo percorso di vicinanza è prima di tutto insegnamento per chi sta bene. Tanti i suoi viaggi in tutto il mondo per “predicare” questo credo, Alto, con gli occhi vispi, sempre sorridente, gira il mondo per spiegare che “prepararsi adeguatamente alla morte aiuta a vivere meglio”. Così, anche quest’anno (è la terza volta che sale in Val Seriana), la Fondazione IPS “Cardinal Gusmini” di Vertova lo ha invitato per un seminario esperienziale, dal titolo “L’arte del morire”, in programma martedì 19 e mercoledì 20 giugno, presso la Sala Polivalente, in via San Carlo 30.
“E’ un onore per noi accogliere nella nostra struttura Frank Ostaseski – spiega il consigliere del CdA della Fondazione IPS “Cardinal Gusmini” Silvana Messina – E’ una delle voci principali, a livello mondiale, nel campo dell’assistenza contemplativa al fine vita. E’ già la terza volta che è nostro ospite, ma per averlo con noi abbiamo faticato tanto. Ma ne vale la pena, perché la sua esperienza di vicinanza compassionevole al morente è unica, offre uno sguardo diverso, meno sanitario, più umano. Da lui si può attingere molto; da lui si può attingere molto, e lo dimostrano i tantissimi iscritti al seminario: professionisti del contesto sanitario, volontari degli Hospice e degli ADI cure palliative, personale che presta assistenza e cura nella sofferenza”.
Il seminario, accreditato ECM per tutte le figure professionali, si sviluppa dalle 9 alle 17, lungo insegnamenti, testimonianze, discussioni di gruppo, meditazione silenziosa di consapevolezza, pratiche di auto-esplorazione.
“Durante questo seminario – continua Silvana Messina – verrà esplorata l’antica arte del morire e le modalità per restituire la morte alla sua dimensione naturale all’interno del ciclo sacro della vita. Potremo guardare alla morte e al morire come ad una cerimonia. Potremo anche imparare come, sviluppando una relazione amichevole con la morte, saremo liberi di vivere il momento presente con maggiore completezza. In questo seminario esperienziale, esploreremo diversi modi di stare con i morenti, così da incoraggiare la bellezza e l’apprezzamento per la vita dei nostri pazienti e delle famiglie che noi serviamo”.
Alla base del seminario, i metodi sviluppati da Frank Ostaseski nel suo libro best-seller “Cinque Inviti: Come la morte può insegnarci a vivere pienamente”: una serie di consigli per intraprendere un percorso di consapevolezza che porta ad una visione della vita più vera e completa. “Cinque inviti” che scaturiscono, oltre che da numerose storie personali, talvolta drammatiche, dai racconti di tanti pazienti terminali che, dialogando con lui, si sono confrontati da vicino con la morte: “Non aspettare”: non sprecare il tempo, non rinunciare a vivere ogni momento della vita in maniera consapevole; “Accogli tutto, non respingere nulla”: sii aperto e ricettivo al mondo esterno, con la mente e con il cuore; “Porta nell’esperienza tutto te stesso”: accetta ogni tua parte interiore, sii completo, anche se imperfetto; “Impara a riposare nel pieno dell’attività”: in ogni situazione quotidiana, cerca di ritagliarti momenti di pausa, silenzio, distacco, per poterti incontrare con te stesso; “Coltiva la mente che non sa”: sii curioso e affina la tua capacità di sorprenderti e meravigliarti.
Per Ostaseski la vita e la morte sono inseparabili e acquistano il loro senso una dall’altra; ogni morte è qualcosa di unico e di significativo, una preziosa opportunità di saggezza e di guarigione, non solo per chi muore, ma anche per coloro che continuano a vivere. Perché «la morte è molto più di un evento medico. È un tempo di crescita, un processo di trasformazione che ci apre alle più profonde dimensioni della nostra umanità. La morte risveglia la presenza, cioè un’intimità con noi stessi e con tutto ciò che è vivo».
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