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Punto nascita di Piario in consiglio regionale, il centrodestra boccia la mozione

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La maggioranza di centrodestra del consiglio regionale ha bocciato la mozione presentata dal consigliere del PD Jacopo Scandella per scongiurare l’imminente chiusura del Punto nascita di Piario.

La cartina consegnata ai consiglieri regionali

È tornata in aula dl consiglio regionale lombardo mercoledì, dopo che a luglio era stata rinviata, la mozione del consigliere di Clusone Jacopo Scandella (PD) presentata per scongiurare l’imminente chiusura del Punto nascita di Piario.

Nel testo di chiedeva alla Giunta regionale di impegnarsi mettendo in atto tutte le iniziative politiche ed organizzative necessarie a mantenere attivo il punto nascita di Piario. La mozione, condivisa dal PD, dal Movimento 5 Stelle e dai Lombardi Civici Europeisti (Lista Gori), è stata però bocciata dalla maggioranza di centrodestra.

Jacopo Scandella -PD

«Ho distribuito ai colleghi una mappa dei punti nascita in provincia di Bergamo per far capire loro quanto sia insensata la scelta di mantenere quattro punti nascita nel raggio di 10km attorno alla città di Bergamo e chiudere l’ultimo punto nascita montano rimasto a Piario – spiega Scandella -. Se è vero che in Lombardia c’è carenza di ginecologi, pediatri e professionisti indispensabili per garantire gli standard previsti dalla legge, non è però obbligatorio che questa carenza si scarichi sui punti nascita montani e su territori che negli ultimi anni hanno già subito una perdita consistente di servizi pubblici. Mai come in questo caso è evidente come da una parte ci siano gli interessi del nostro territorio: delle 16 mila persone che hanno firmato la petizione, dei sindaci che hanno presentato ricorso al Tar contro la delibera regionale, del Comitato che ogni giorno raccoglie centinaia di adesioni. Dall’altra, invece, c’è chi, come Lega e Forza Italia, privilegia altri territori e ritiene che Piario sia sacrificabile”.

Ma la partita è già chiusa? Secondo Scandella no: “Questa battaglia – conclude – va portata avanti per rivendicare fino in fondo il diritto di chi vive in montagna ad avere servizi pubblici a una distanza ragionevole”.

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