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Cronaca

Carceri e ospedale insieme, a Bergamo il presepe che unisce

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Carceri e ospedale uniti: al Papa Giovanni di Bergamo un presepe realizzato dai bambini ricoverati, dai loro genitori e dai detenuti delle carceri di Bollate e di Bergamo.

Strutturare percorsi che mettano in comunicazione le strutture penitenziarie con altri ambiti istituzionali, in primis le scuole e gli ospedali: questo l’obiettivo del progetto “La capanna che unisce”, che ha avuto come protagonisti i piccoli pazienti dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (di Pediatria, Trapianti pediatrici, Chirurgia pediatrica, Chirurgie specialistiche e Cardiochirurgia pediatrica), i loro genitori e alcuni detenuti del carcere di Bollate e di Bergamo.

Le attività, svolte insieme tutti i venerdì di novembre nella hall della Pediatria, hanno portato a realizzare un presepe nell’Hospital Street dell’ospedale, accanto alle torri che ospitano la maggior parte dei reparti pediatrici. Il progetto, condotto da Luisa Colombo, artista e arteterapeuta, responsabile del gruppo “Oltrelesbarre – arteterapia in carcere” del carcere di Bollate, con il sostegno del Centro Studi Parlamento della Legalità, sezione di Milano e di alcune aziende, che hanno fornito a titolo gratuito il materiale necessario.

Due ore in cui detenuti, genitori e bambini hanno realizzato la scenografia e i personaggi del Presepe, in collaborazione con Frate Mauro, della Cappellania ospedaliera dell’Ordine dei Frati minori Cappuccini, e con gli insegnanti della Scuola in Ospedale, Istituto comprensivo “I Mille”.

Lavorare insieme ha dato la possibilità di dare spazio alla creatività di chi si è lasciato coinvolgere, ma soprattutto di creare legami e di condividere il tempo e l’esperienza, situazioni che si sposano perfettamente con le finalità e gli obiettivi dell’ambizioso progetto di costruire ponti. Collegare i penitenziari ad altre realtà significa soprattutto mettere in comunicazione esseri umani, la cui esperienza è stata segnata da eventi particolarmente dolorosi, che siano malattie e lunghi periodi di ricovero o la perdita della libertà come conseguenza dei reati commessi.

I detenuti presenti, tutti già in regime alternativo di detenzione, sono stati accuratamente scelti dalle Direzioni dei penitenziari coinvolti; sono stati una risorsa per i piccoli utenti ma soprattutto hanno vissuto un’opportunità per se stessi, imparando a offrire gratuitamente il proprio tempo ai bambini e alle loro famiglie, attraverso attività ricreative. Una possibilità che bene si colloca all’interno dei percorsi dell’approccio riparativo, riabilitativo e di rieducazione, all’interno dei quali i detenuti vengono inseriti.

È la prima volta che due carceri di città diverse si trovano a collaborare insieme a un unico progetto, rivolto a donare un sorriso ai più piccoli. Decisivo è stato l’appoggio, il sostegno e la sensibilità della Direzione e degli operatori dell’ospedale Papa Giovanni, che hanno permesso a questa esperienza di riuscire appieno nel suo intento, ponendo le basi per una proficua collaborazione dagli evidenti risvolti umani. La Direzione dell’Ospedale ha voluto che quest’anno l’immagine degli auguri dell’Azienda sociosanitaria fosse proprio una fotografia del Presepe.

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