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Cronaca

Scontro bus Gazzaniga, la perizia: condotta negligente dell’autista

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La perizia sullo schianto tra bus a Gazzaniga: condotta negligente dell’autista. Nello schianto morì Luigi Zanoletti, studente di Ardesio di 14 anni.

A distanza di 5 mesi dal tragico incidente tra due autobus alla stazione di Gazzaniga, proseguono le indagini che, grazie alla perizia, potranno fare chiarezza sulle responsabilità dell’accaduto.

Il 24 settembre 2018 due pullman si scontrarono alle 13 circa travolgendo alcuni studenti: nello schianto morì Luigi Zanoletti, studente di Ardesio di 14 anni e rimasero feriti due compagni, Paolo Marzupio, 16 anni, e Simone Bigoni, 14 anni.

“La causa dell’incidente è da ricondurre in primo luogo alla negligente e imperita condotta di guida del conducente dell’autosnodato”, si legge nelle 36 pagine della perizia stilata dall’ingegner Paolo Panzeri, consulente tecnico del pm Giancarlo Mancusi.

Il camminamento su cui si trovavano i ragazzi

Le responsabilità non esulano comunque del tutto Sab, la società di autoservizi che gestisce l’area: secondo l’esperto della Procura, con un’opportuna segnaletica e un addetto che nelle ore di punta fosse incaricato a impedire l’accesso dei ragazzi alla zona dove si è verificato l’impatto, la tragedia non sarebbe accaduta. Nello specifico viene sottolineato che il camminamento delimitato da due strisce gialle su cui si trovavo i ragazzi era solo per gli addetti, ma non c’era un apposito cartello.

Nel registro degli indagati risultano iscritti i due autisti e i vertici Sab. Sotto la lente d’ingrandimento per omicidio stradale A.G., l’autista 58enne senegalese residente a Nembro alla guida dell’autobus che, entrando nel piazzale della stazione, non si è fermato andando a travolgere il gruppetto di studenti. Il consulente non avrebbe rilevato anomalie sul pullman, una sua distrazione dunque è sembrata certa.

L’uomo aveva spiegato di essere rimasto concentrato su uno specchietto laterale mentre entrava con l’autoarticolato nell’area tramite l’accesso del rondò di via Marconi, regolato da una sbarra difettosa che spesso non si alzava. Per questo lo stesso autista aveva dovuto abbandonare il mezzo, per fare aprire la sbarra. Risalito sull’autobus di fretta, la manovra fatale.

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