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Legge centrali idroelettriche, risorse contro lo spopolamento

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Con la nuova legge sulle centrali idroelettriche, territori protagonisti e risorse contro lo spopolamento montano.

La maggior parte delle grandi derivazioni idroelettriche lombarde insiste su territori montani, come quello di Sondrio, Brescia, Bergamo, Como, Lecco e in parte Varese. Nel nuovo provvedimento adottato dal Senato (leggi qui) vengono definite le linee guida alle quali la Regione si atterrà nelle procedure di rassegnazione delle concessioni idroelettriche.

Prevista anche l’opzione di partenariato pubblico/privato che potrebbe coniugare sensibilità rispetto agli interessi generali, (ad esempio i rilasci, la tutela della flora e della fauna, i livelli dei laghi e le esigenze agricole) a professionalità di gestione e capacità di massimizzare i proventi.

“Questo è un provvedimento che aspettavamo da oltre 20 anni – ha commentato Massimo Sertori, assessore agli Enti locali, Montagna e Piccoli comuni – una legge strategica per tutto il Paese che ridefinisce l’assegnazione delle concessioni e dà alle Regioni l’autonomia per disciplinare le linee guida per la riattribuzione della gestione di questi beni attraverso gare. Una volta scadute le concessioni – ha continuato – i beni cosiddetti ‘bagnati’ diventeranno di proprietà regionale a titolo gratuito e, a quel punto, la Regione potrà affidare la gestione anche a società pubblico-privato con la scelta del partner privato attraverso gara. Tale configurazione, dove il pubblico può essere rappresentato da Regione o Provincia, consentirebbe anche la relativa suddivisione degli utili”. 

Entro il 2023, tempo necessario per la stesura della legge regionale e la riassegnazione delle concessioni, saranno maturati canoni aggiuntivi sulle concessioni scadute per un totale di 86 milioni di euro, dei quali 14 a Regione Lombardia e 72 alle Province lombarde. La legge prevede anche la possibilità di chiedere ai concessionari una parte di energia gratuita che, per almeno il 50% dovrà essere distribuita alle province dove insistono gli impianti, si tratta di 260 milioni di kWh, ossia circa 30 milioni di euro all’anno di energia gratuita da destinare ai servizi pubblici. 

“Così come già succede per Trento e Bolzano, – ha spiegato –  anche tutti gli altri territori di montagna potranno utilizzare una parte importante dei proventi generati dall’idroelettrico, massimizzando una risorsa come quella dell’acqua e andando a perequare i maggiori costi dei servizi in montagna, concorrendo a  ridimensionare il fenomeno dello spopolamento. Un aiuto effettivo ai territori alpini e ai cittadini”. 

“Nella legge è prevista anche la distribuzione del 60% dei canoni ordinari da destinare alle Province dove sono presenti gli impianti.  Infine – conclude Sertori – la riassegnazione degli impianti consentirà l’avvio di un ciclo di investimenti stimati a oltre 600 milioni di euro per la Lombardia”.

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