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Dispersi dell’Oria, Gandino ricorda Antonio Nodari “figlio dei Giusti”
A Gandino una serata per ricordare una grande tragedia e migliaia di giovani vite troncate da un destino crudele.
E’ in programma giovedì 21 febbraio alle 20.45 a Gandino la serata dal titolo “Caduti e Dimenticati” organizzata dalla Commissione Cultura del Comune e dedicata al naufragio del Piroscafo Oria, che nella notte fra l’11 ed il 12 febbraio 1944 costò la vita ad oltre quattromila soldati Italiani.
Partito da Rodi nel tardo pomeriggio dell’11 febbraio con un carico di circa 4200 Internati Militari Italiani che avevano rifiutato la collaborazione coi nazifascisti dopo l’8 settembre 1943, l’Oria fu colto da una tempesta violentissima e si schiantò la sera successiva in prossimità di Capo Sounion, 25 miglia a sud di Atene. Dei 4200, stivati in condizioni inumane e già debilitati da mesi di prigionia, sopravvissero non più di una ventina.
Nonostante fosse il più grande naufragio militare del Mediterraneo, le circostanze non furono mai rese note alle famiglie, che solo dal 2007, grazie ad una rete spontanea creatasi sul web, hanno iniziato a ricostruire la vicenda e oggi sanno dove riposano i loro cari.
“Dal 2007 – spiega Michele Ghirardelli, fra i primissimi familiari ad impegnarsi nel lavoro di ricerca – la ricostruzione della memoria ha portato notevoli risultati, tanto che circa 350 volti dei Dispersi sono pubblicati sul sito web della Rete dei Familiari (www.piroscafooria.it). Nel 2014, a 70 anni dalla tragedia, è stato inaugurato un monumento a Charakas, sulla spiaggia di fronte al luogo del naufragio, opera dello scultore Thimios Panourgias. Qui nel 2017 il Presidente Mattarella ha portato il suo omaggio. In fondo al mare, sempre nel 2014, fra i rottami del relitto, è stata posata una lapide in italiano e greco”. Lo scorso 10 febbraio 2019, in occasione della cerimonia ufficiale di commemorazione in Grecia, a rendere omaggio ai caduti Italiani è giunto anche il presidente ellenico Prokopios Pavlopoulos. In varie parti d’Italia diversi Comuni hanno dedicato strade e piazze ai dispersi. Pezzi teatrali, progetti culturali, pubblicazioni, articoli, programmi televisivi, un documentario e molte altre iniziative hanno trattato la storia.
Fra queste anche il libro “La storia del Piroscafo Oria”, realizzato da Luciano Quagliati di Brusaporto, che verrà presentato a Gandino. Si tratta di un volume di circa 140 pagine dedicato in particolare alle storie delle decine di Bergamaschi che si trovavano a bordo del Piroscafo Oria, narrate negli ultimi anni da un’approfondita indagine condotta dal giornalista gandinese Giambattista Gherardi, che condurrà la serata a Gandino. In rilievo la storia del caduto Francesco Bellini di Fino del Monte (la cui gavetta ripescata nell’Egeo è tornata negli ultimi anni in Val Seriana) e del gandinese Antonio Nodari. Grazie alla verifica di archivi e documenti d’epoca da parte di Antonio Caprio (pensionato di Pistoia) si è stabilito che Nodari (internato dai Tedeschi in Grecia dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943) era a bordo dell’Oria. Nodari era nato il 20 novembre del 1911 a Gandino, figlio di Maria Chiara Carnazzi e Giuseppe Nodari. Era rimasto orfano di padre all’età di 4 anni e mamma Maria Chiara sposò in seconde nozze, nel 1929, Francesco Lorenzo (fratello del defunto marito Giuseppe) che da zio divenne anche patrigno di Antonio. Il giovane soldato gandinese partì giovanissimo, come tanti, per il fronte, lasciando la famiglia che viveva in località Prat Serval. All’immane tragedia della guerra i coniugi Nodari sacrificarono non soltanto la vita di un figlio, ma anche il rischio di ospitare in casa propria una famiglia di Ebrei. Maria Chiara Carnazzi e Francesco Lorenzo Servalli diedero infatti rifugi a Mariem Loewi con i figli Marina e Siegbert, profughi dal Belgio, e ricevettero nel novembre 2005 dallo Stato d’Israele (insieme ad altri quattro gandinesi) il titolo di “Giusti tra le Nazioni”.
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Francesco
21 Febbraio 2019 at 9:10
Fare memoria di queste persone sempre! Perché prima di tutto erano umani!
Invece ora ci comportiamo da disumani solo per il colore della pelle o per mille altre differenze di etnia. Ma ci rendiamo conto in che mondo viviamo?