Cronaca
Nardi-Ballard, stop alle ricerche degli alpinisti dispersi
Concluse senza esito le ricerche degli alpinisti Nardi e Ballard dispersi da giorni sul Nanga Parbat. Né i droni né l’ultima spedizione hanno trovato i due corpi.
È un finale che nessuno voleva raccontare: in Pakistan si sono concluse senza esito le ricerche degli alpinisti Daniele Nardi e Tom Ballard dispersi dal 24 febbraio scorso sul Nanga Parbat dove hanno tentato l’impresa di salire in vetta passando per il Mummery, uno sperone di ghiaccio di mille metri.
Ad annunciarlo il segretario del Club Alpino pakistano, Karrar Haidri, mentre l’ambasciatore italiano in Pakistan, Stefano Pontecorvo, ha fatto sapere che “le ricerche continueranno”, come riporta l’Agi.
Ieri mattina è stata perlustrata la via Kinshofer. Gli alpinisti hanno raggiunto campo 2 e da lì hanno fatto volare i droni fino a 7mila metri. Ma dei dispersi non c’è nessuna traccia.
Questa mattina un ultimo volo quasi come un ultimo saluto sarà effettuato verso la parete dove Daniele e Tom sono scomparsi da 12 giorni, poi l’elicottero tornerà nella cittadina di Skardu, riportando indietro droni, soccorritori e speranze alimentate in questi giorni da tutti i colleghi che li hanno cercati.
Tra di loro Ali Sadpara poi Alex Txikon: entrambi tentarono il Nanga con Nardi sia nel 2015, quando persero l’orientamento e rientrarono ormai sfiniti, sia nel 2016, quando Nardi rientrò in Italia, mentre il pakistano e il basco si unirono al team di Simone Moro e Tamara Lunger raggiungendo la vetta e stabilendo la prima invernale assoluta.
A distanza di 3 anni le cose sono andate tragicamente in modo diverso: Tom Ballard, 31 anni, se ne va come mamma Alison, prima donna a scalare, sola e senza ossigeno, l’Everest e dispersa, poi, sul K2 quando lui aveva 7 anni. Daniele Nardi, 42 anni, da Sezze, lascia invece la moglie e un figlio di neanche un anno. Per lui, che amava definirsi il primo italiano sotto il Po ad aver scalato degli Ottomila, il Nanga Parbat (la nona della terra con i suoi 8.125 metri) conquistato d’estate, era diventato il pensiero dominante in inverno. Questo era il quinto tentativo, che nella storia dell’alpinismo per il giovane italiano resterà l’ultimo.
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