Cronaca
Dall’Accademia Carrara Moroni ritorna a Gandino
Presentata l’estate seriana di Giovan Battista Moroni che sarà protagonista a Gandino e in tutta la Valle Seriana. La Deposizione di Cristo nel sepolcro, dopo oltre due secoli, ritorna nei luoghi in cui è nata.
Nell’anno in cui New York ha riscoperto Giovan Battista Moroni con la mostra alla Frick Collection e dopo la retrospettiva alla Royal Academy di Londra, la Val Seriana, la terra che gli diede i natali, dedica al celebre artista rinascimentale un progetto culturale articolato presentato nella mattina di venerdì 21 giugno all’Accademia Carrara di Bergamo.
Dalla collaborazione tra Comune di Gandino, Accademia Carrara, PromoSerio, Pro Loco Gandino e grazie al coinvolgimento di associazioni ed enti culturali attivi in ValSeriana, è nato così il progetto “Moroni dall’Accademia Carrara a Gandino” (4 luglio – 13 ottobre 2019), che restituisce temporaneamente al suo contesto d’origine la grande tela raffigurante la Deposizione di Cristo nel sepolcro. L’opera, realizzata da Moroni nel 1566 per la distrutta chiesa di Santa Maria ad Ruviales, lasciò Gandino all’epoca delle soppressioni napoleoniche del 1798, per non farvi più ritorno.
La Deposizione di Cristo nel sepolcro torna a Gandino
Dopo alterne vicende collezionistiche, oggi la Deposizione è custodita nelle raccolte dell’Accademia Carrara ed esposta nelle sale della Pinacoteca, ma per tutta l’estate la si potrà ammirare nello storico Salone della Valle di Gandino (orari: venerdì, sabato e domenica 10.00-12.00 e 15.00-18.00), fulcro di una iniziativa che ne ripercorre le vicende storiche e artistiche, attraverso un percorso didattico dedicato e un ricco programma di iniziative culturali, eventi, tour guidati, conferenze, porte aperte in spazi solitamente non accessibili.
L’iniziativa avvia una collaborazione tra PromoSerio e Accademia Carrara, che si pone l’obiettivo di riscoprire il ricco patrimonio della Pinacoteca cittadina rinsaldando il legame con il territorio attraverso iniziative dedicate. La pubblicazione che accompagna l’iniziativa è edita da Lubrina Bramani editore e presenta contributi di Orietta Pinessi, Paolo Plebani, Silvio Tomasini, Gustavo Picinali.
La mostra diventa il cuore di un “Estate del Moroni” che propone itinerari tematici e visite guidate alle realtà storiche e architettoniche di Gandino, conferenze, collegamenti con le principali manifestazioni del territorio e l’allestimento presso la sede espositiva di un ufficio turistico dedicato.
In particolare, il focus moroniano si propaga allo straordinario complesso della monumentale Basilica di Santa Maria Assunta con l’annesso Museo della Basilica; al prezioso “compianto” quattrocentesco in terracotta custodito nella chiesa di San Giuseppe e proveniente proprio dall’antica chiesa di Santa Maria Ad Ruviales; alla chiesa di Santa Croce, che ospita due grandi dipinti che si rifanno alla tela di Moroni.
E naturalmente all’antico luogo di custodia della Deposizione, solitamente non accessibile. Si tratta dell’antico Convento dei Francescani, la cui chiesa è stata demolita nel XX secolo ma di cui sopravvivono parte del chiostro e la sala capitolare, entrambi ornati da interessanti affreschi.
I partner del progetto
“Il museo preserva le opere d’arte sospendendole dal mercato che, con le proprie dinamiche, da secoli alimenta il collezionismo – ha spiegato M.Cristina Rodeschini, Direttore della Fondazione Accademia Carrara -. La pala di Giovan Battista Moroni, in origine realizzata per la chiesa di Santa Maria Ad Ruviales, a Gandino, venne dispersa all’epoca delle soppressioni e successivamente, nel 1914, donata da Alessandro e Giovanni Limonta alla Carrara. Il ritorno oggi dell’opera nel Salone della Valle di Gandino introduce un concetto che da qualche tempo la Carrara si è prefissata di sviluppare: ripresentare opere alle comunità di appartenenza”.
“L’Accademia Carrara custodisce numerosi ritratti di Giovan Battista Moroni, ma le vicende della storia e del collezionismo hanno consegnato al museo anche diverse opere sacre del pittore – ha aggiunto Paolo Plebani Conservatore della Fondazione Accademia Carrara -. Non vi è dubbio che la più importante tra queste sia proprio la Deposizione proveniente dalla soppressachiesa dei Francescani Osservanti di Gandino. Il dipinto, che presenta la firma dell’artista e la data 1566, è una delle opere cruciali per comprendere la produzione sacra di Moroni. In essa risuonano le note di una devozione semplice e popolare, coerente con gli ideali di povertà e di ascesi predicatidagli Osservanti”.
“Il ruolo di un ente turistico è quello di promuovere le risorse di un territorio e valorizzarne le specificità attraverso azioni di marketing territoriale che alimentino l’attrattività della destinazione – ha commentato Maurizio Forchini, Presidente PromoSerio -. Questo progetto rappresenta un momento importante per il turismo culturale in ValSeriana: per la prima volta infatti Promoserio si fa promotore di un’operazione culturale di
così ampio respiro, capace di mettere in rete molti enti e associazioni che credono nelle potenzialità dell’arte e della cultura e di coinvolgere attraverso un itinerario tematico buona parte della valle”.
“Il prestigio di un’esposizione di altissimo livello – ha aggiunto Elio Castelli, Sindaco di Gandino -, si unisce al dialogo con il territorio che per primoaccolse l’opera di un artista ineguagliato. La Pro Loco Gandino è lieta di sostenere e coordinare l’iniziativa, rinnovando sin da sabato 6 luglio la biennale proposta della Rievocazione Storica “In Secula”, con centinaia di figuranti in costume e scenografie d’eccezione. Un ideale viaggio nel tempo che condurrà tutti all’epoca di Giovan Battista Moroni, in maniera affascinante ecoinvolgente”
Il Museo diffuso in Val Seriana
Parallelamente all’iniziativa, grazie al costituirsi di un network tra Comuni, parrocchie e realtà culturali della valle, nasce il museo diffuso “Moroni in ValSeriana”, un itinerario da Ranica a Fino del Monte, che fa tappa a Villa di Serio, Nembro, Albino, Fiorano al Serio, Oneta e Parre.
Sono i luoghi ai quali l’artista ha lasciato in eredità straordinarie opere di soggetto sacro, ben tredici tra pale d’altare, polittici e stendardi. A differenza dei ritratti moroniani che sono dispersi in tutto il mondo, queste opere sono ancora oggi custodite e fruibili nei contesti per cui sono state concepite, narrando di un intenso dialogo dell’artista con la sua terra.
Filo conduttore del percorso è infatti il paesaggio della ValSeriana, che fa da sfondo in tutte le opere ed è scelto da Moroni come punto di incontro tra la vita quotidiana e la fede. Contrassegnato da quell’inconfondibile colore rosa, che insieme al nero è vera e propria cifra cromatica di Moroni, e valorizzato con apposita segnaletica, mappe, apparati didattici, il museo diffuso si può percorrere in autonomia o partecipando ai “Tour in rosa”, programma di itinerari guidati, con servizio di bus navetta.
Un filo rosa corre, dunque, tra i capolavori del sacro che segnano il mondo poetico di Moroni: dalla seta dell’abito sontuoso indossato dalla principessa che entra in scena con San Giorgio nel famoso polittico di Fiorano alla semplice tunica del solitario “Cristo portacroce” di Albino, passando per le pieghe cangianti di manti, veli, camicie e turbanti sfoggiati dai santi che popolano tutte le altre opere seriane.
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