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Tagli sulle pensioni di 65.000 bergamaschi, l’allarme di CISL Bergamo

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Rapporto di FNP CISL sulla mancata rivalutazione: sempre più colpite le pensioni “medie”, assegni più poveri per 65.000 bergamaschi.

Un altro allarme della CISL sulle  pensioni: gli assegni mensili dei pensionati che stanno sotto i 1900 euro netti potrebbero perdere fino a 500 euro in un triennio per la mancata rivalutazione sull’inflazione. Un problema che potrebbe interessare, a Bergamo, più di 65.000 persone.

I dati che sono contenuti nelle pagine del rapporto FNP CISL nazionale hanno evidenziato una trattenuta di 4,67 euro nel 2019 per assegni pensione fino a 1600 euro nette mensili (corrispondenti ad un lordo di circa 2.100 euro).

Dal prossimo anno la perdita salirà a 10,74 euro al mese fino ad arrivare a 20,51 nel 2021. 

In totale, dunque, su una pensione di 1.600 euro, nel triennio 2019-2021 farà a meno di 467 euro e, a partire da ciascun anno successivo, meno 267 euro.

Pochi o tanti che siano, sempre soldi in meno nelle pensioni – dice Caterina Delasa, segretaria generale FNP Bergamo – , un provvedimento che colpisce pensionati che hanno costruito il proprio assegno versando contributi per 35, 40 e anche 45 anni di lavoro, e per la stragrande maggioranza dei casi, non certo delle cosiddette pensioni d’oro, visto che più di il 90% di chi è colpito dai tagli sta sotto i 3000 € lordi”.

“La legge di Bilancio del 2019, varata dal primo governo Conte, ha cambiato i meccanismi di perequazione delle pensioni, cioè le modalità di adeguamento ai tassi di inflazione – continua Delasa. L’obiettivo? Far risparmiare all’Inps 3,5 miliardi, spalmando la cifra sulla massa di assegni medi, quelli superiori a tre volte il minimo”. Il sindacato ha preso come riferimento i tassi di inflazione programmati – per quest’anno e per il futuro – e ha stimato il danno pro capite, a cui corrisponde una contrazione del potere d’acquisto.

Più sale l’importo dell’assegno, nella proiezione del sindacato pensionati della CISL,  e più la perdita si fa consistente. Chi percepisce una pensione netta di 1700 euro (2.300 euro lorde) ha perso nell’anno in corso 4,96 euro, che diventeranno 11,50 euro nel 2020 e poi  21,76 nel 2021. Nel complesso, nel triennio 2019-2021 la perdita sarà di 496 euro e per ogni anno successivo di 283 euro.

Da ultimo analizziamo più da vicino l’ammontare della perdita per chi oggi può contare su una pensione netta di 1900 euro al mese (in questa forbice si collocano in parte anche le pensioni medie di Quota 100). E’ facile comprendere, seguendo la spiegazione di cui sopra, che in questo terzo caso, aumentando l’importo della pensione, aumenterà anche la perdita per la mancata rivalutazione. Nel 2019 hanno già perso 5,24 euro, che nel 2020 diventeranno 12,05 euro per poi salire a 23,01 euro di differenza nel 2021.

“Come abbiamo sempre fatto – conclude Delasa -, cercheremo le forme più adeguate per protestare

contro la totale mancanza di attenzione nei confronti dei pensionati, che spesso rappresentano la parte debole della società, perché  per la Federazione pensionati CISL  è irrinunciabile un intervento del governo che riallinei la perequazione e argini questi tagli davvero insostenibili”.

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