Cronaca
Caos dispositivi anti abbandono non conformi alla legge
Ancora molti i dubbi da chiarire sui dispositivi anti abbandono sul mercato: secondo Altroconsumo non sarebbero conformi alla legge.
Nuova puntata del caos generato dopo l’entrata in vigore della legge che obbliga di dotarsi di dispositivi anti abbandono sulle auto dove vengono trasportai bambini fino a 4 anni compiuti: stando all’ultima denuncia di Altroconsumo quelli sul mercato non sarebbero conformi alla legge.
Dispositivi non devono alterare seggiolini
Il pasticcio sta in due punti: il primo riguarda nell’allegato alla circolare dice che “nell’interazione con il veicolo o con apposito sistema di ritenuta, il dispositivo non deve in alcun modo alterarne le caratteristiche di omologazione”. Ecco che nasce il problema: nessuno dei costruttori si assume la responsabilità d’utilizzo di un prodotto di altri per cui installare un dispositivo universale presente sul mercato rischia di far perdere l’omologazione di sicurezza al seggiolino stesso. Ne consegue che, in caso di incidente, la casa produttrice del seggiolino non risponderebbe perché l’oggetto sarebbe stato modificato rispetto alla forma originale.
Le stesse case produttrici di seggiolini sui propri siti scrivono “i dispositivi anti abbandono potrebbero interferire con la sicurezza del seggiolino auto in caso di incidente” questo vuol dire che non si assumono alcuna responsabilità relativamente al comportamento del proprio dispositivo anti abbandono con un seggiolino auto di altra marca e che autorizzano solo dispositivi della stessa produzione.
Altroconsumo: “Nessun dispositivo si attiva da solo”
Secondo punto è quello affrontato da Altroconsumo che pone l’attenzione sulle caratteristiche elencate dalla norma tra cui quella che prevede che il dispositivo deve essere in grado di attivarsi automaticamente, senza alcuna azione da parte del conducente, e che (come già detto sopra) non si alterino le proprietà di omologazione del seggiolino. Ma Altroconsumo avverte: “Oggi come oggi non c’è alcun sistema in commercio che abbia entrambe queste caratteristiche: cioè che sia approvato dalla casa produttrice dei seggiolini e, allo stesso tempo, non preveda alcuna azione per attivarsi“. Inoltre “non è chiaro se, ad esempio, la necessità di attivare il bluetooth sul telefonino sia da considerarsi un’azione volontaria attiva“.
E le certificazioni?
E allora perché praticamente tutti i dispositivi in commercio, a oggi, hanno la certificazione di conformità? Perché, come previsto dalla legge, si tratta di un’autocertificazione e non sono ancora scattati i controlli che, secondo fonti stampa, partiranno a fine anno.
Nel frattempo il ministero dei trasporti sta lavorando è un possibile slittamento da 4 a 7 mesi per far partire le multe. Con gli emendamenti al decreto fiscale, collegato alla Manovra, il Pd prova a far slittare le sanzioni fino al 6 marzo mentre il M5S vorrebbe arrivare al 1 giugno 2020. E sulla moratoria ci sarebbe l’ok del ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli. Si tratta di evitare multe da 81 a 362 euro: per gli oltre 2 milioni di bambini con meno di 4 anni, in Italia saranno disponibili solo 250 mila seggiolini da qui a Natale. E in alcuni casi per ogni bambino potrebbero essere necessari più dispositivi se va in macchina con nonni o zie ad esempio. Il caos non si ferma qui.
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