Cronaca
Lavoro da casa, buona prassi anche dopo il Coronavirus
Il lavoro ai tempi del Coronavirus con migliaia di persone impegnate da casa. Mazzola (CISL): “auspicabile che passata l’emergenza possa diventare buona prassi”.
L’emergenza sanitaria, come le sue possibili ricadute economiche, ha portato alla ribalta il tema dello smart working, lavoro da casa o lavoro agile. Se nel resto del mondo molte aziende hanno adottato questo sistema a prescindere dal virus del covid 19, in Italia lo smart working sta diventando un fenomeno grazie al virus.
Fino al 15 marzo i territori coinvolti dall’epidemia e dal contagio maggiore, e quindi anche la provincia di Bergamo, potranno applicare la norma che il Governo ha emanato, per favorire lo sviluppo e gli accordi, anche individuali, sul lavoro da casa. A spiegarlo sono i rappresentanti della CISL.
Lavoro da casa, i numeri in bergamasca
Potrebbero essere oltre 140.000 i lavoratori bergamaschi che in queste settimane potranno usufruire del lavoro agile. Non solo dipendenti (127.072), ma anche manager (2.610 ) e quadri (8.773 ) oppure tecnici e professionisti. Ugualmente i dipendenti della Pubblica amministrazione potranno usufruire dello smart working. La ministra della P.A., Fabiana Dadone, ha consigliato le amministrazioni a “potenziare il ricorso al lavoro agile”.
Negli accordi sottoscritti nel 2018, il lavoro agile a Bergamo è previsto da Heineken, Lucchini, Schneider, e Bonduelle. Nei giorni dell’emergenza, è stato attivato da alcune aziende come Italcementi e qualche istituto bancario, mentre nel settore tessile-chimico, la possibilità è prevista in molti contratti, ma utilizzata ancora molto poco.
In Europa media del 11,6%
Se si fa conto che a oggi i rapporti che prevedono lo smart working in provincia di Bergamo si riducono a poche centinaia, si tratterebbe di un numero impressionante. In Europa la media è dell’11,6% contro il 2% italiano, addirittura nei paesi del Nord Europa si sale al 31%. Il nostro paese, nella sostanza, è quello che segnala la percentuale più bassa di smart working. Un sistema che invece, aldilà dell’allarme coronavirus, permetterebbe di meglio organizzare e riequilibrare la vita privata e il lavoro, con tutti i benefici che ne seguono per la produttività aziendale e il benessere personale.
“Salutiamo assolutamente con favore il provvedimento del Governo, che definisce l’applicabilità automatica del lavoro agile senza accordo individuale fino al 15 marzo 2020, nelle sei regioni colpite dall’emergenza coronavirus – dice Danilo Mazzola, segretario CISL Bergamo. È una norma che amplia il campo di applicazione del lavoro agile o Smart working, come previsto dal jobs act. Andare incontro alle esigenze di lavoratori ( dovendo accudire i figli con le scuole chiuse) e aziende, è al momento la soluzione migliore.
Inoltre l’utilizzo del lavoro agile rappresenta una modalità per evitare che certe attività si fermino in questa delicata fase. Ovviamente l’attivazione senza accordo individuale è giustificabile solo in periodi come l’attuale. La scelta definita con l’accordo infatti è segno di condivisone tra le parti. L’augurio è che terminata l’emergenza, lo strumento possa trovare agevolazioni utili al suo sviluppo e sensibilità nelle aziende. In particolare nei casi di conciliazione vita lavoro sempre più necessari.
Ci preme evidenziare – conclude il sindacalista – la possibilità introdotta nel 2019 di finanziamenti regionali per accedere al lavoro agile. Questi sono destinati a persone con malattie oncologiche o invalidanti, un ulteriore modo di poter garantire il lavoro in delicati momenti della vita ”.
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