Cronaca
Quella notte all’ospedale di Alzano, l’incertezza del Coronavirus e il tampone non fatto
Un mese fa tutta la Val Seriana si stava interrogando sull’arrivo del Coronavirus in bergamasca. Oggi cerchiamo di darvi qualche risposta.
Un mese fa, quattro domeniche fa, più o meno a quest’ora, tutta la Val Seriana si stava interrogando sull’arrivo del Coronavirus in bergamasca.
Era la domenica di Carnevale, di mattino la gente si era svegliata pensando di metter le mascherine ai figli. C’era un bel sole e la voglia di non pensare a quel virus accertato tre giorni prima in provincia di Lodi era più forte di tutto. Tant’è che in alcuni Comuni, nonostante fossero state annullate tutte le manifestazioni ludico sportive, le sfilate di Carnevale erano state fatte lo stesso. In barba ai divieti nessuno poteva immaginare che il Covid-19 ci avrebbe coinvolti in una maniera talmente veloce e atroce rispetto a come – ahimè – oggi sappiamo.
23 febbraio 2020: il Coronavirus è in Val Seriana
Passate le polemiche sul Carnevale annullato, nel primo pomeriggio un post su Facebook pubblicato da una pagina di primo soccorso della zona (il post è poi stato rimosso ma noi ne conserviamo la schermata) annunciava: “Pronto Soccorso di Alzano chiuso e in isolamento. Non recatevi e in caso di bisogno chiamare il 112”.
Il post era stato pubblicato alle ore 15 e poco dopo, nelle chat e sui social cominciava a girare la foto del pannello esposto proprio nel Pronto Soccorso del Pesenti – Fenaroli “ATTENZIONE: EMERGENZA IN CORSO”. Lo scriviamo in maiuscolo, così com’era scritto sul pannello, proprio per rendere l’idea di quale emergenza ci fosse in atto e delle conseguenze che ha portato.
Per tutto il pomeriggio le notizie si sono rincorse finché in serata è arrivata l’ufficialità: due pazienti, uno ricoverato in Medicina e uno transitato per il Pronto Soccorso, sono risultati positivi al tampone e sono stati trasferiti al Papa Giovanni di Bergamo dove, quella domenica, si trovava un altro bergamasco ultraottantenne della Città ricoverato con lo stesso esito.
Sul sito internet del Comune di Alzano Lombardo era apparso questo avviso.
Bisogna essere sinceri, il fatto che queste persone fossero state portate a Bergamo aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti. Sembrava che il problema fosse stato allontanato e la nostra vita potesse continuare normalmente senza immaginare che poi il Covid-19 sarebbe arrivato anche nell’angolo più impervio della Val Seriana e Val di Scalve mietendo decine di vittime tra anziani e meno anziani.
Positivi a Bergamo, provincia Zona gialla e la vita continua
Ma torniamo a quella domenica e ai giorni successivi. Nella serata di domenica tutti i sindaci bergamaschi si erano riuniti al Centro congressi di Bergamo in collegamento con la Regione Lombardia. La provincia era stata indicata come Zona gialla. Le misure imposte prevedevano, tra le altre cose, l’interruzione delle attività scolastiche, dello sport a tutti i livelli, delle messe e nel limite orario ai locali pubblici.
La vita dunque era continuata abbastanza normalmente mentre dai piani alti ci informavano che i due pazienti, un 83enne di Villa di Serio e un 66enne di Nembro, erano gravi anche perché avevano patologie pregresse.
Segnatevi bene questa parola che, allo stato dei fatti sembra essere diventata un alibi che autorizza a far morire le persone diabetiche o ipertese, ad esempio. Così, come se una semplice influenza, le avrebbe fatte morire comunque.
Gli slogan di quei giorni erano:
- “Il Coronavirus è poco più di una semplice influenza”. Chi si dimentica l’uscita della dottoressa Gismondi del Sacco di Milano che si era così pronunciata «Una follia scambiare un’influenza per pandemia».
- “Bergamo non si ferma” e via di cene e apertivi per sostenere l’economia locale ecc.
- “Siamo pronti ad affrontare il Covid-19”.
Un passo indietro
8 gennaio 2020, Burioni: “Il Pericolo è all’orizzonte”
30 gennaio 2020, Conte al Mondo: “Siamo pronti ad affrontare il Coronavirus”
A dire a tutto il mondo che eravamo pronti il Premier Giuseppe Conte si era già sbilanciato a gennaio quando da Sofia, durante la conferenza stampa congiunta col primo ministro bulgaro Boyko Borissov, aveva lanciato questo messaggio ripreso da tutte le testate nazionali. Riguardo al coronavirus 2019-nCoV “non siamo preoccupati ma siamo assolutamente vigili e prudenti”. “E’ già stato sottolineato da una fonte qualificata e indipendente dei vertici dell’Organizzazione mondiale della sanità che l’Italia è in prima linea per quanto riguarda le misure e le cautele adottate in funzione preventiva per quanto riguarda la diffusione della malattia e il contrasto alla diffusione”.
“Vi posso assicurare – aggiungeva Conte – che l’Italia ha adottato una linea di misure cautelative che è la più efficace attualmente sicuramente in Europa e addirittura forse a livello internazionale”.
Quindi, se leggiamo bene, le misure e le cautele in funzione preventiva c’erano.
A sostenere inoltre l’impossibilità di non essere preparati esponenti nel mondo scientifico come il docente di Biologia dei sistemi della Temple University di Philadelphia Enrico Bucci, che nell’ultima puntata di Piazza Pulita su La7 ha dichiarato: “L’andamento che vediamo oggi era stato previsto, il pericolo all’orizzonte era stato annunciato dal dottor Burioni già l’8 gennaio. Io stesso ho dal 1 marzo che si sarebbe arrivati molto presto ad una saturazione”.
L’impennata della bergamasca e l’arresto di Lodi, che cosa è successo?
Dunque ora, a distanza di 4 settimane, quando i morti dichiarati nella sola provincia di Bergamo sfiorano le mille unità (sui 3000 di tutta la Regione) mentre i contagi non si contano più visto che i tamponi si fanno solo a chi ha sintomi, è lecito chiedersi: perché, se erano previsti dei protocolli da adottare e la comunità scientifica aveva avvisato su quello che poteva accadere, in Val Seriana la situazione è sfuggita di mano?
Quello che sappiamo è che a Codogno, l’ospedale nel lodigiano dov’è stato accertato il paziente 1, è stato chiuso e sanificato. Il Pronto Soccorso inoltre è stato chiuso per giorni. E lì è pure partita un’inchiesta: la Procura di Lodi ha infatti aperto un fascicolo per epidemia colposa contro ignoti per accertare se all’ospedale di Codogno siano state rispettate le misure contro la diffusione del CoronavirusSARS-CoV-2 e di COVID-19.
Ad Alzano invece, non è dato sapere se ci sia stata una sanificazione degli ambienti visto che la Direzione si è trincerata dietro ad un “no comment”.
Ma dalle testimonianze che abbiamo raccolto pare che gli stessi infermieri e medici, quella sera del 23 febbraio, tornarono a casa senza particolari accorgimenti. Così come i pazienti e i parenti transitati dall’ospedale che oggi chiedono: “Perché non ci hanno fermati?”
Che qualche anomalia ci sia stata è comunque sotto gli occhi di tutti vista l’impennata del numero di contagi e decessi che si può si può visionare sul sito di Regione Lombardia.
Pare dunque che le negligenze commesse all’ospedale di Alzano Lombardo, abbiano gettato benzina sul fuoco contribuendo ad alimentare quello che ad oggi, è il focolaio più esteso d’Europa.
A questo riguardo, dopo la testimonianza di un 50enne di Villa di Serio che ha perse entrambi genitori e che denuncia come nessuna l’abbia sottoposto al tampone nonostante lui stesso abbia cercato di farlo dopo essere stato all’ospedale di Alzano in quei giorni, vi proponiamo un’altra importante voce.
Il racconto della notte del 22 febbraio all’ospedale di Alzano Lombardo
Abbiamo infatti avuto modo di pararle con una Oss, operatrice socio sanitaria, che la notte del 22 febbraio assisteva un anziano in una stanza di Medicina.
La donna, racconta in maniera precisa il trascorrere della notte e il crescere dell’ansia. Il paziente vicino di letto del suo assistito infatti, un 60enne di Nembro, aveva febbre alta e non riusciva a respirare. La donna si è dunque subito preoccupata chiedendo alle infermerie che cosa stesse succedendo – visto anche un certo trambusto in reparto e al Pronto soccorso – e se magari non fosse il Coronavirus, che pochi giorni prima era arrivato a Lodi.
Le infermiere non sapevano cosa rispondere, ancora si presume non si sapesse cos’era che stava tenendo in scacco il reparto. La donna però è molto preoccupata e, tornata alla propria abitazione, scopre dell’accertamento dei primi due casi.
Non ci è dato sapere se quel 60enne fosse uno dei due positivi, quello che però la donna sa è che quell’uomo è morto è che a lei, nonostante abbia denunciato l’accaduto ad Ats e forze dell’ordine, nessuno abbia mai fatto il tampone.
Ecco dunque spiegato come mai il virus è circolato così facilmente: perché le persone che sono state in ospedale in quei giorni non sono subito state messe in quarantena. A sommarsi a questo aspetto inoltre, la rimandata e mai decisa zona rossa e le misure contenitive arrivate troppo tardi.
Resta il dubbio del perché il Covid-19 sia arrivato ad Alzano e Nembro, ma ci sarà tempo per accertarlo. Il resto è storia.
Questa serie di mancanze oggi dunque ci fanno contare i morti e piangere lacrime amare senza neanche la possibilità di dare loro l’ultimo saluto. Una situazione impietosa quella della Valle e della Provincia che, con le tristi immagini dei mezzi militari che trasportavano le bare, fa piangere con noi tutto il resto del mondo.
L’audio della Oss
Il testo riassume l’audio di scarsa qualità.
“La mia conoscente mi chiama e mi chiede se ero disponibile ad assistere il nonno ad Alzano. Sì, sì faccio io la notte. Era sabato 22. In Medicina in stanza con noi c’era un signore con l’ossigeno. Era agitato e piangeva. In reparto c’era un trambusto. Il vicino del mio paziente mi ha fatto pena, era giovane, una sessantina di anni. Provata la febbre ne aveva 38 e mezzo. Io mi sono spaventata. Ho collegato la storia della Cina. Non correi che questo abbia il Coronavirus. Mi sono rivolta ad un’infermiera ma lei non sapeva. In Pronto soccorso c’era un casino. C’erano molte polmoniti ma forse sapevano.
Arrivata a casa una mia collega mi avvisa dei positivi in Medicina. Io ero in Medicina ma nessuno mi ha controllata. Ho addirittura chiamato il Pronto Soccorso ma non me l’hanno passato. Loro ad un certo punto hanno messo le mascherine ma non so se sapevano. Non avevano ancora capito che era Coronavirus. C’era il casino, le polmonite ma le infermiere non sapevano. Ma quello che sono arrabbiata è che nessuno mi ha controllata e non mi hanno fatto il tampone. Il signore di Nembro poi è morto. Io mi sono ammalata ma senza aver fatto prima la quarantena sicuramente ho contagiato qualcuno e tutt’oggi non so se io ho avuto il Coronavirus o no”.
Ascolta qui.
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Cristiano
23 Marzo 2020 at 11:59
Provate ad immaginare e come si sente in questo momento il direttore dell’ospedale di Alzano.
GIUSEPPE VERDERIO
23 Marzo 2020 at 16:48
PROVI A IMMAGINARE COME SI SENTONO COLORO CHE HANNO AVUTO DEFUNTI O AMMALATI . DEL DIRETTORE PROPRIO NON MI IMPORTA , FORSE DOVREBBE ESSERE LASCIATO A CASA SEDUTA STANTE!!
Cristiano
24 Marzo 2020 at 10:33
La mia era un’affermazione ironica lo so anche io che è il primo colpevole , ma sono sicuro che dietro ci sono interessi che lo hanno costretto a riaprire, io vorrei che ci unissimo tutti come parte lesa nel processo che ci sarà,I nomi devono uscire e finire in galera.
Lorenzo Bonomi
23 Marzo 2020 at 12:20
Troppa superficialità nell’affrontare la problematica e adesso ne stiamo pagando le conseguenze
Persone che sono nettamente più competenti di noi nell’affrontare determinate situazioni a questo punto è inutile fare altri commenti
Andromeda
23 Marzo 2020 at 17:14
Il direttore dell’ospedale dovrebbe da ora in avanti occuparsi del parcheggio auto esterno o forse é troppo per la sua competenza… Cosa c’è ne facciamo di un incompetente a capo di un ospedale??? Ma che sparisca e subito…
Luigi
23 Marzo 2020 at 19:04
Più che la testa di chi dirige l ospedale di alzano chiederei quella di chi dirige l ASST Bergamo est visto che anche a Piario e a Lovere le cose non sono andate molto bene…….