Cronaca
Cos’ha detto Borrelli sulla mancata zona rossa – 7 giorni per non decidere
Borrelli parla della zona rossa mai istituita in Val Seriana seppur indicata come opportuna dall’Istituto Superiore di Sanità. Ripercorriamo la settimana dal 2 all’8 marzo.
Dopo tre giorni di assenza sabato 28 marzo il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli è tornato a presiedere il comitato operativo della Protezione Civile per l’emergenza Coronavirus. Borrelli aveva lasciato la sede del Dipartimento in via Vitorchiano mercoledì a causa di alcuni sintomi febbrili: l’esame del tampone ha però escluso una positività al Coronavirus.
I colleghi della stampa sono tornati ad interrogare (dopo il primo tentativo del 26 marzo che non aveva trovato risposta) il comitato riguardo alla mancata istituzione della zona rossa chiesta dalla Regione Lombardia il 2 marzo ma effettivamente mai attuata. Dalla cronaca di inizio marzo infatti sappiamo che anche l’istituto Superiore di Sanità aveva dato parere favorevole.
Borrelli sulla zona rossa: “Misure appropriate in quel momento”
Dunque, ad una domanda specifica sull’eventuale necessità di istituire una zona rossa ad Alzano e Nembro, Borelli ha risposto «Le misure sono state adottate con i principi di proporzionalità nel tempo sempre più stringenti, credo sia stata una scelta doverosa anche considerando gli sforzi da mettere in campo per quanto riguarda la macchina dei controlli. Credo che le misure che sono state adottate siano state le più appropriate in quel preciso momento storico». Incalzato dalla giornalista che ha continuato chiedendo se ci siano state delle pressioni di aziende o motivazioni economiche alla base di una scelta che in altro modo non si spiega, Borrelli ha risposto:«A me questo non risulta. La decisione è stata presa da quello che erano le esigenze organizzative e di controllo e di omogeneizzazione misure a livello nazionale e tra le regioni».
La settimana dal 2 all’8 marzo
Allo stato dei fatti dunque, visto che una risposta precisa non è ancora stata, analizziamo i numeri e le dichiarazioni pubbliche tentando di capire come mai Alzano e Nembro non siano stati chiusi. Questa domanda ha senso ancora oggi? Secondo noi, vista la curva dei contagi e visto com’è andata diversamente a Lodi (unica provincia della Lombardia subito marcata come zona rossa), sì.
Ripercorriamo perciò la settimana che tutti noi ricordiamo, quella di inizio marzo, durante la quale i contagi in bergamasca, e in particolare modo in Val Seriana, crebbero a dismisura mentre tutti eravamo in attesa della zona rossa mai fatta.
Lunedì 2 marzo Bergamo quasi come Lodi
Lunedì 2 marzo è la giornata in cui la provincia di Bergamo (allora zona gialla) è appena al di sotto della provincia di Lodi, unica zona rossa istituita dal Ministero della Salute con Regione Lombardia dopo l’accertamento del paziente 1 di Codogno. Spulciando tra i dati si nota come Lodi fosse a + 612 contagi e Bergamo a + 508.
Martedì 3 marzo Bergamo supera Lodi – dall’ISS indicazioni di fare zona rossa – Gallera “stiamo aspettando valutazione”
Martedì 3 marzo il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, a Tgcom24 diceva “Credo che l’estensione della zona rossa vada rimodulata: potrebbero esserci altre zone da coprire”. “Non credo – ha spiegato Rezza – che la zona rossa si debba estendere anche alla città di Milano in questo momento, poiché i casi sono pochi, ma piuttosto a comuni più colpiti, come Bergamo”.
Il tema, allora nuovo, viene trattato anche nella conferenza stampa serale da parte dell’assessore Giulio Gallera che ai giornalisti risponde : “Su Alzano Nembro abbiamo inviato i dati all’Iss. E’ un dato oggettivo il forte incremento dei casi. Loro devono fare una valutazione e suggerire a noi e la Governo la strategia. I provvedimenti si prendono con un Decreto”.
Mercoledì 4 marzo, si attendono le valutazioni del Ministero
Le zone rosse si faranno? Chiedono i giornalisti a Gallera che risponde: “E’ la zona con più positivi, abbiamo chiesto al Ministro Speranza e ci ha detto che questa sera (mercoledì 4 marzo, ndr.) ci sarà la valutazione decisiva dei pacchetti i misure da assumere e noi abbiamo evidenziato la nostra preoccupazione e il nostro orientamento a mettere in campo tutte le misure necessarie per contenere il virus. Attendiamo le loro valutazioni”.
Giovedì 5 marzo, il sindaco di Alzano Bertocchi ai nostri microfoni “Attendiamo indicazioni” – Gallera in conferenza “Non c’è ancora posizione Governo”
Mentre i dati continuavano a crescere a dismisura il 5 marzo noi eravamo stati ad Alzano Lombardo e avevamo intervista il sindaco Camillo Bertocchi che ci aveva detto: “Chiediamo qualche certezza sulle misure prossime”.
Ascolta l’intervista qui.
L’attenzione era tornata anche in conferenza stampa: “Qui c’è la più grande crescita, in quei pochi comuni a nord – est della provincia di Bergamo. I tecnici stanno facendo le loro valutazioni – dice Gallera -. Notizie informali dell’ISS ci dicono che c’è un orientamento da parte loro nel chiede misure importanti per quel territorio ma noi non abbiamo una relazione ufficiale e non abbiamo una posizione ufficiale del Governo”.
Venerdì 6 marzo, decisione zona rossa perché non ha ancora una risposta?”
Anche venerdì 6 marzo eravamo tornati ad Alzano Lombardo e Nembro per verificare la situazione in vista della ventilata zona rossa.
Potete rivedere la diretta di quella sera qui.
Nello stesso momento Gallera in conferenza stampa rilascia una dichiarazione che velatamente fa capire come la mancata scelta del Governo abbia avuto degli ostacoli: “Sul tema della zona rossa, queste sono misure che hanno un senso se hanno una tempestività. Quando 3 giorni fa ci siamo confrontati con il Comitato scientifico e con l’Istituto superiore di Sanità che aveva fatto una richiesta precisa al Governo, doveva essere data una risposta. Spero che questa incertezza, soprattutto per le piccole attività commerciali e artigiane, non abbia portato qualcuno a sposarsi facendo del danno a sé e agli altri. Dopo 3 giorni siamo ancora qui, traete voi le vostre conseguenze”.
Sabato 7 marzo, nessuna zona rossa – verso la chiusura della Lombardia
Sabato 7 marzo poteva essere la giornata cruciale, o forse era quello che si aspettavano i cittadini. Tutti avevamo visto le immagini dei mezzi militari che sembravano raggiungere la bassa Val Seriana per chiuderla e tutti ci continuavamo a chiedere cosa stesse succedendo. Sta di fatto che anche quella sera noi eravamo stati ad Alzano e Nembro e nulla si era mosso. Perché? Semplicemente perché con il primo Decreto in discussione si sarebbe arrivati a chiudere tutta la Regione.
Domenica 8 marzo, entra in vigore il Decreto
Domenica 8 marzo entra dunque in vigore il Decreto del Governo che chiude di fatto la Lombardia prima e poi tutta la Nazione.
E’ palese dunque che la strategia del Governo non è stata quella di isolare i focolai ma di adottare sistemi di contenimento a più ampie maglie. Una scelta che noi oggi continuiamo a pagare a caro prezzo, visto il numero di decessi e di contagi più alto di tutta Italia.
Sarebbe cambiato qualcosa se Alzano e Nembro fossero diventati zona rossa il 3 marzo? Rifacendoci al caso della provincia di Lodi subito chiusa che oggi conta poco più di 2000 positivi contri gli 8350 della nostra provincia viene proprio da pensare di sì.
Cosa sia successo dunque in quella settimana e come mai i pareri dell’Istituto superiore di Sanità non siano stati presi in considerazione non è dato saperlo.
L’indecisione del Governo che ha fatto muovere altre Regioni
Se il dubbio è lecito, per rigore di cronaca è giusto anche precisare che in altre Regioni è andata diversamente. In Emilia Romagna, nel Lazio e in Campania e Sicilia, considerata l’indecisione del governo, è stata infatti applicata la legge 833 che consente al «presidente della giunta regionale o al sindaco» di emettere «ordinanze di carattere contingibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale».
*le dichiarazioni dell’assessore Gallera contenute in questo articolo sono verificabili ascoltando le conferenza stampa disponibili nel canale YouTube della Regione.
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Stregabakeka
29 Marzo 2020 at 10:02
Che tristezza veramente… che schifo..
Diego Persico
29 Marzo 2020 at 10:34
No comment bastavano 2 firme a Roma per evitare centinaia di bergamaschi morti…
Lorenzo
29 Marzo 2020 at 11:51
Tristemente condivido la tua tristezza precisando però che le due firme mancanti potevano essere legittimamente superate da altrettante due firme in Regione Lombardia….. a nascondersi dietro la classica foglia di fico non è stato solamente il governo romano……
Marco
29 Marzo 2020 at 18:37
Concordo, è se la vogliamo dire tutta, Fontana è un inetto, De Luca pur essendo del tanto deriso sud dalla stragrande maggioranza di bergamaschi….avrebbe sicuramente usato le palle ed avrebbe imposto le sue decisioni al governo poi un domani magari si sarebbero fatti i conti…oggi noi i conti li facciamo sulle barre.
GIUSEPPE VERDERIO
29 Marzo 2020 at 11:55
non è proprio così! La zona rossa andava fatta ma oramai “la gran frittata” era fatta riassumendo : ospedale Alzano- partita ATALANTA- carnevali vari-sciate domenicali, forse si poteva contenere la diffusione del virus ma la situazione era già compromessa
Walter
29 Marzo 2020 at 23:48
Con il tuo cognome mi sà che era meglio non inviare commenti.
A buon intenditor poche parole…
gian
29 Marzo 2020 at 10:44
hanno trasformato la valle seriana in un cimitero. le minacce di qualcuno per non fare la zona rossa sono arrivate molto in alto, non si è ancora mossa la procura della repubblica. gli unici che stanno facendo la loro parte in questo scandalo sono i giornalisti( vi prego, continuate!) ed i medici. non fermiamoci, lo dobbiamo ai nostri morti
Andrea
29 Marzo 2020 at 11:05
E sicuro che ci siano state pressioni da qualcuno che aveva interesse a non far diventare zona rossa alzano e nembro e tutta la bergamasca e ora molte persone anno perso i loro cari
Walter
29 Marzo 2020 at 16:41
La risposta di Borrelli della Protezione Civile alla domanda del perchè non si è fatta zona rossa, quando l’esercito e polizia erano pronti: “Quel che è stato deciso, vuol dire che andava bene così”. Il tipo è tornato al suo bancone per le conferenze stampa annacquatrici. Risposta da chi è in peccato mortale. E’ che le centinaia di morti, anche di persone preziose per l’economia del territorio, non tornano più. In Italiano questo si chiama “Assassinio!”. Ci sarà mai qualcuno che chiamerà a rispondere di questi omicidi? Che differenza fa tra chi ha deciso questa cosa ed uno che spara ad altra persona?
al
30 Marzo 2020 at 12:29
Sono perfettamente d’accordo con tutti Voi. La non scelta da parte di chi avrebbe dovuto in quella settimana che ha decimato i nostri padri e nonni, rimarrà tra i libri di storia. Purtroppo, temo invece che non pagherà proprio nessuno, come tantissime altre volte. E ad oggi, che non è ancora tempo di polemiche, comunque non ho ancora sentito 1 sola persona a dire: “Abbiamo sbagliato”. Penso (e spero) che chi ha tutti questi morti sulla coscienza non riesca a dormire sonni tranquilli in eterno. Stavolta l’hanno combinata troppo grossa.
roberto coter
31 Marzo 2020 at 1:44
Sempre che l’abbiano una coscienza…….