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Cronaca

600 morti in 20 giorni, l’allarme nelle case di riposo

Nelle ultime settimane nelle RSA della bergamasca ci sono stati 600 decessi totali (cioè il 10% del totale degli ospiti). I sindacati hanno fatto il punto con le autorità.

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Nelle case di riposo della bergamasca in soli venti giorni ci sono stati oltre 600 decessi su 6.400 posti letto (quasi il 10% dell’utenza). La drammatica situazione è stata denunciata dalle Rsa e dai Cdi (Centri diurni integrati) della provincia di Bergamo che hanno scritto a Regione e Ats.

Dalle strutture dichiarano di essere in ginocchio anche sul versante operativo perché quasi 2 mila dei 5 mila operatori risultano assenti per malattia, quarantena o isolamento.

Il confronto tra sindacati e autorità

Così, come chiesto nei giorni scorsi da CGIL, CISL e UIL di Bergamo, insieme ai sindacati dei pensionati, del Pubblico Impiego e del lavoro cooperativo, sulla delicata questione della sicurezza e della salute nelle RSA della provincia si è tenuto nel pomeriggio di lunedì un confronto in videoconferenza con il vicario del Prefetto Giuseppe Montella, alla presenza dei rappresentanti dell’ATS e delle associazioni delle RSA.

Dopo le continue e drammatiche notizie in arrivo dalle case di riposo bergamasche e a seguito dell’impennata di morti che ha portato, almeno secondo le stime ufficiali, a 600 decessi totali, i sindacati del territorio hanno deciso di “pretendere” l’intervento di autorità civili e di quelle sanitarie.

Già diverse segnalazioni di allarme erano state inviate alle istituzioni locali e regionali nei giorni scorsi: “Secondo quanto riscontriamo direttamente i dati ufficiali sono molto distanti dalla realtà, che vede invece più decessi” hanno ribadito dopo la videoconferenza i tre segretari generali, Gianni Peracchi della CGIL, Francesco Corna della CISL e Angelo Nozza della UIL di Bergamo.

Ogni operatore deve essere in sicurezza

“Operatori e ospiti non devono essere trattati diversamente dai lavoratori e dai pazienti degli ospedali. Perciò è necessario che ogni dipendente, diretto o di cooperative, sia dotato dei dispositivi di protezione e che le sue condizioni di salute siano costantemente monitorate” proseguono i tre sindacalisti. “Come pure occorre che i pazienti possano essere seguiti in totale sicurezza, che i familiari siano tenuti in contatto tramite strumenti che permettano di comunicare con i propri cari e che vengano fornite tutte le informazioni sulle condizioni sanitarie di ogni struttura. Si eviti che alla tragedia dell’epidemia di questi tempi, si aggiunga anche la tragedia della solitudine degli ospiti e della lontananza dei familiari. Le RSA e la rete delle strutture socio-sanitarie bergamasche non siano considerate le cenerentole dell’assistenza socio-sanitaria. Per queste ragioni, l’eventuale destinazione di posti letto di alcune RSA a pazienti Covid-19 dimessi dagli ospedali devono rispondere a cogenti caratteristiche di sicurezza, a partire dalla netta separazione fisica, strutturale e delle equipe del personale, rispetto alle degenze ordinarie“.

ATS si impegna a implementare la fornitura di DPI alle RSA

“Anche a seguito di queste nostre sollecitazioni, ATS si è impegnata a implementare la fornitura di DPI alle RSA, a disporre la sorveglianza sanitaria per il personale con rilevazione della temperatura corporea ed effettuazione del tampone oltre i 37.5°. I rappresentanti delle organizzazioni datoriali delle RSA, confermando l’alta percentuale di decessi nelle proprie strutture, hanno assicurato il proprio impegno su questo drammatico fronte come anche la disponibilità a entrare nel sistema Covid-19 dimessi o a bassa intensità, solo laddove possibile e con le garanzie di totale separazione dell’assistenza e delle strutture.

Un’altra importante rassicurazione ha riguardato la disponibilità a consentire di allacciare contatti tra parenti e ospiti con tablet o telefoni.

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3 Commenti

1 Commento

  1. GIUSEPPE VERDERIO

    31 Marzo 2020 at 12:12

    buongiorno , se non fosse una cosa tragica verrebbe da sorridere al pensiero che le cosiddette “AUTORITA'” possano ora fare qualche cosa dopo che sono rimaste ferme come statue quando potevano fare!!!

    • al

      31 Marzo 2020 at 14:46

      Lei ha perfettamente ragione. E’ una cosa estremamente scandalosa e fuori da qualsiasi schema. Non trovo parole, ma tanta vergogna……..e la preghiera per questi nostri poveri morti.

  2. alvaro

    1 Aprile 2020 at 9:13

    Sarebbe da dare inizio ad un comitato dei parenti di queste vittime in modo che si trovino i responsabili di questo scempio

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