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Cronaca

Case di riposo: quale sarà il loro futuro dopo l’emergenza

Quale sarà il futuro delle case di riposo della provincia di Bergamo. Già in calo i posti di lavoro del personale interno. In difficolta i professionisti sanitari della riabilitazione.

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A pochi giorni dalla diffusione da parte dei sindacati provinciali della drammatica stima dei 1.100 morti nel mese di marzo nelle case di riposo della provincia di Bergamo, il segretario generale della FP-CGIL provinciale Roberto Rossi, prova a immaginare cosa occorrerà fare, appena subito dopo che la dolorosa conta dei decessi sarà finita.

“I numeri totali dei decessi nelle case di riposo spaventano nella loro drammaticità e sarebbe doveroso renderli chiari e ben visibili, raccontando la realtà per quella che è, come già a più riprese abbiamo unitariamente chiesto – spiega il segretario generale della FP-CGIL provinciale Roberto Rossi -. Quando questo sarà fatto e una volta passata l’emergenza, le RSA si troveranno in una situazione davvero difficile: se prima del contagio apparivano sottodimensionate rispetto al bisogno del territorio, ora dovranno fronteggiare una carenza di entrate che rischia di determinare conseguenze molto gravi e di portata molto ampia”.

“Quello che è avvenuto e che ancora sta accadendo ci mette già oggi di fronte alla necessità di riflettere più compiutamente su tutto il sistema socio-sanitario e sul ruolo delle RSA nel territorio – prosegue Rossi-. Pensiamo occorra aprire una riflessione su come poter ripartire al meglio garantendo tutele sotto tutti i punti di vista”.

In difficolta i professionisti sanitari della riabilitazione

“La pandemia da Coronavirus nelle case di riposo ha colpito duramente ospiti e personale socio-assistenziale, non c’è dubbio, ma ha già avuto anche una ricaduta sul piano lavorativo e occupazionale per alcune figure professionali di fatto non impiegabili. Succede, ad esempio, per i terapisti della riabilitazione. Nelle RSA, ma anche nelle strutture ospedaliere, sta accadendo che per i professionisti sanitari della riabilitazione (fisioterapisti, educatori, logopedisti, etc…) si sia reso necessario ricorrere agli ammortizzatori sociali. Oppure li si è impiegati  in mansioni certamente non previste dal loro profilo professionale. Questo è ciò che sta accadendo non solo in Fondazione Carisma, ma anche nei diversi presidi ospedalieri della provincia”.

“Le future ricadute potrebbero essere ancora più forti: è necessario istituire al più presto un tavolo di confronto provinciale sulla gestione post emergenza nelle RSA, per far dialogare associazioni di rappresentanza datoriale, organizzazioni sindacali e ATS, provando a ripensare l’organizzazione a partire dalle dinamiche di rete della tutela delle fragilità legate all’età avanzata”.

“Dobbiamo scongiurare la prospettiva di una crisi occupazionale – conclude Rossi -, proprio dopo aver chiesto agli operatori delle RSA enormi sacrifici, tra cui la riconversione temporanea e parziale di alcune specificità professionali. La FP-CGIL sarà in campo per la tutela dei posti di lavoro e del reddito, per sostenere coloro che in questa emergenza sono stati in prima linea per tutelare la salute e la dignità dei più fragili, nelle case di riposo così come negli ospedali e nei servizi di continuità assistenziale attivi sul territorio”.

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