Cronaca
Coronavirus, dimesso in isolamento senza tampone. Il dramma di Mario “Fulì”
Mario “Fulì” Legrenzi si è tolto la vita questa mattina a Clusone. Dopo le dimissioni il 28 marzo aveva ricevuto il tampone di riscontro solo un mese dopo. La reclusione ha causato una depressione sfociata nel tragico epilogo.
Mario “Fulì” a Clusone lo conoscevano tutti. Aveva svolto l’attività di giardiniere ed era in pensione da un paio d’anni. Abitava con la moglie in una palazzina in via Gusmini in centro alla cittadina. Palazzina dove questa mattina si è consumata una tragedia della solitudine. Di chi viene dimesso dopo il Coronavirus e viene lasciato da solo. Perché dove non arriva la malattia, arriva quel senso di abbandono e la mancanza di risposte. Il resto lo fanno l’ansia e la paura. E il risultato può essere letale, com’è stato per il 63enne.
Mario Legrenzi questa mattina si è buttato nel vuoto da un terrazzino al terzo piano del condominio dove abitava. Un’altezza non eccessiva ma sufficiente per scrivere la parola fine. Una parola che forse lui stesso non aveva mai immaginato ma che è stata l’unica a dargli una via d’uscita in questo momento buio.
Il decorso clinico di Mario
Mario era uno dei tanti uomini della Val Seriana ricoverati a marzo per positività al Coronavirus, prima in un ospedale della provincia, nello specifico ad Alzano Lombardo, e poi a Como. Il suo decorso clinico non era stato dei peggiori, non era mai stato intubato e aveva superato la malattia senza gravi traumi – spiegano i familiari.
Poi però erano arrivate le dimissioni. Mario era tornato a casa. Senza un tampone di riscontro. Come capita a molti bergamaschi. Si torna a casa perché si sta meglio e non si hanno più sintomi evidenti ma non perché si è certamente guariti e soprattutto senza sapere se si è ancora infetti. Come si sa i tamponi in Lombardia non ci sono. E così come non ci sono i tamponi, non ci sono risposte. Risposte che in questo momento per le persone sarebbero tutto.
Le dimissioni senza tampone: una reclusione che diventa una condanna
Dunque le dimissioni per centinaia di persone, così come per Mario, non sono un punto d’arrivo. Ma sono una condanna a vivere isolati in casa, in una stanza. Per settimane. Perché i tamponi non arrivano. Perché non si sa se si è guariti e se si può essere veicolo di infezione per gli altri.
“Aveva attacchi di panico – ci spiegano i familiari -. Voleva sapere se fosse ancora infetto. Era terrorizzato dall’idea di contagiare gli altri. Non ce la faceva più. Abbiamo dovuto insistere noi con ATS per ottenere i tamponi che gli sono stati fatti lunedì e mercoledì, un mese dopo le due dimissioni del 28 marzo. I risultati sarebbero arrivati in 10 giorni e lui probabilmente non ha retto di nuovo la misura di chiusura in casa”.
La chiamano sorveglianza domiciliare a casa, ma in un mese dalle dimissioni a Mario non è mai stata fatta una chiamata, nessuno ha mai controllato il suo stato di salute o, peggio ancora, il suo stato psicologico.
Le morti invisibili
E allora se oggi siamo qui a raccontare di questa storia tragica, forse è il caso che le istituzioni e la sanità, invece di continuare a vantarsi di aver fatto tutto nel modo giusto, comincino a chiedersi se la gestione della malattia a domicilio stia davvero funzionando. E chiediamo che comincino ad improntare un’assistenza più dignitosa almeno per la Fase 2, dove non si potrà più parlare di uno tsunami, ma di una malattia che abbiamo imparato a conoscere.
Altrimenti, dopo i morti per la malattia, dopo i morti per le mancanze del sistema sanitario, continueremo a contare altri morti invisibili, uccisi da un sistema che non funziona.
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30 Aprile 2020 at 15:27
Maledetto confino coatto, e maledetto sistema burocratico farraginoso!
Angelo Scandella
30 Aprile 2020 at 15:46
Ho conosciuto e frequentato Mario per la comune passione per l’Inter. Abbiamo avuto anche molte occasioni di collaborare per lavoro; ne ho un ricordo nitido, di quelle persone estremamente genuine, sane e umili nel rapportarsi con gli altri. Una persona capace di scherzare e ridere anche di se stesso, con l’ironia che accompagna le belle persone. Per arrivare a un gesto così violento vuol dire veramente che Mario non era più il Mario che tutti abbiamo conosciuto. Il buio che l’ha avvolto dev’essere stato devastante. Concordo in pieno con l’articolista quando annota con amarezza l’inadeguatezza colpevole della gestione di questa terribile malattia che ci ha devastati in due mesi. Molto, molto, molto di più si doveva e si poteva fare per essere vicini e utili ai cittadini in questo tragico momento. Ciao Mario.
mario
30 Aprile 2020 at 15:46
morti che si potevano e dovevano evitare penso che qualcuno dovrà risponderne e non so come potranno mettere in pace la coscienza.
R.I.P.
gil
30 Aprile 2020 at 20:32
…se avessero avuto una coscienza le cose sarebbero andate diversamente.
Tom
30 Aprile 2020 at 16:16
Non ti conoscevo Mario, ma guardandoti nella foto qui allegata e leggendo queste parole, “Era terrorizzato dall’idea di contagiare gli altri…” posso sostenere che é morta una brava persona. Spero che qualcuno, chi di dovere, pensi e si ponga il problema, tutto questo si poteva evitare?!
al
30 Aprile 2020 at 16:30
Siamo alle solite. Oramai la burocrazia impera anche nell’emergenza coronavirus. Con che coraggio ci si possa presentare a dire che si è fatto di tutto ed anche bene, io sinceramente non riesco più a capirlo.
Abbiamo visto di tutto in questi ultimi 2 mesi, persino un Presidente del Consiglio che si presenta a Bergamo (città europea più colpita dalla pandemia) con oltre 2 ore di ritardo, e per giunta di notte….Alla faccia della solidarietà e comprensione !!!! Roba da matti…………
Marco
30 Aprile 2020 at 17:36
Una grande persona Mario, sempre sorridente, quando ho sapito, è stato come se fosse morto uno di famiglia.
Ciao Mario
Pier
30 Aprile 2020 at 18:17
Ciao Mario, ci mancherai!!!
Sarai il fiore più bello lassù!!!
Silvio Balduzzi
30 Aprile 2020 at 18:22
Devono fafare i tamponi a tutti quelli che pensano o sono stati a contatto con lo stesso,altrimenti chissà che fase 2
⁉️
30 Aprile 2020 at 18:57
silvio balduzzi, ma non ti vergogni un po, per quello che ha scritto!?
roby.-.
30 Aprile 2020 at 18:27
Teniamoci informati da Verona e Brescia si stanno organizzando per andare a Roma…………….. Padova in aggiunta i commercianti ……..
zia Berta
30 Aprile 2020 at 19:55
Ricordatevi l’autocertificazione, può servire. Buon viaggio, e guidate con prudenza.
❓
30 Aprile 2020 at 23:36
Ma vi fermate anche a Milano in regione, o fate una tratta unica fino a Roma?
Giuma
1 Maggio 2020 at 7:29
Ciao mario, grazie di tutto, fa un buon viaggio
Laura
1 Maggio 2020 at 13:50
Non ci sono parole per queste disgrazie che ancora una volta colpiscono il nostro paese. Sentite condoglianze a Carmen a alle figlie che il vostro caro Mario vegli e protegga tutte voi sapete lassù ❤️